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il caso salvati

Il Pd ha un problema immigrazione in casa e non lo vede

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Il caso dell'arresto del tesoriere Pd campano Salvati riaccende le luci sul business dell'immigrazione clandestina. Un'occasione per i democratici di riflettere sulla doppia morale. 

Politica 06_02_2025

L’episodio che ha coinvolto Nicola Salvati, tesoriere regionale del Partito Democratico (Pd) in Campania, riaccende l'attenzione sulla strumentalizzazione del tema dell'immigrazione da parte di alcuni amministratori locali. Salvati è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari nell’ambito di un'inchiesta condotta dalla Procura di Salerno, che ha portato alla luce un’associazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le accuse nei confronti di Salvati e di altri 35 indagati vanno dalla corruzione al falso in atto pubblico, fino all’autoriciclaggio. La vicenda, che ha coinvolto anche il padre di Salvati, un commercialista, svela i contorni di un sistema illecito che sfruttava la vulnerabilità dei migranti per arricchirsi, presentando richieste fittizie di nullaosta al lavoro in favore di oltre 2.000 immigrati, in cambio di somme di denaro ingenti.

Questo scandalo, purtroppo, non è un caso isolato. La vicenda riporta alla memoria quella di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, attuale europarlamentare, il quale nel 2017 è stato coinvolto in un'inchiesta sulla gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti. Lucano è stato inizialmente condannato a 13 anni e due mesi di reclusione, per poi veder ridotta la pena in appello a 18 mesi per un’accusa di falso. Sebbene molte delle accuse più gravi siano cadute, la vicenda ha comunque posto l’accento sulla gestione dei fondi pubblici destinati all’immigrazione e sulla possibilità che la solidarietà venga, talvolta, strumentalizzata per fini personali.

Nel caso di Lucano, la Corte dei Conti ha anche recentemente condannato l’ex sindaco e altri amministratori per danno erariale, stabilendo che la gestione dei centri di accoglienza non solo fosse irregolare, ma che avesse anche favorito il guadagno di soggetti privati senza alcuna selezione concorsuale. Secondo i giudici, Lucano avrebbe gestito in maniera impropria i fondi, arricchendo indebitamente le cooperative private. Tuttavia, la sentenza di appello aveva sottolineato come non fosse emerso un vero e proprio intento criminoso, ma piuttosto una gestione scorretta e, per alcuni aspetti, avventata.

La coincidenza tra questi due episodi non è casuale, ma dimostra come la gestione dell’immigrazione e dei fondi pubblici possa facilmente diventare terreno fertile per illeciti, soprattutto quando si mescolano motivazioni ideologiche e interessi personali. Eppure, la reazione del Partito Democratico di fronte allo scandalo che ha coinvolto Salvati sembra quasi un tentativo di distogliere l'attenzione dalle proprie responsabilità, con l’adozione di una condanna a priori che non tiene conto delle proprie dinamiche interne. Antonio Misiani, commissario del Pd in Campania, ha infatti annunciato la sospensione di Salvati, invocando la presunzione di innocenza, ma ciò non basta a scagionare il partito dalla sua complicità morale. Non si può non notare come il Pd, che si è sempre posto come paladino dei diritti umani e della solidarietà, ora sia coinvolto in episodi che minano la credibilità della sua stessa narrazione.

In un clima di forte polarizzazione, il Pd farebbe bene a riflettere su come la sua retorica della "solidarietà" venga usata per celare pratiche tutt'altro che eticamente ispirate. L’uso strumentale dei migranti come merce di scambio politico e come giustificazione per guadagni illeciti è una tendenza che dovrebbe essere fermata, a prescindere dalla provenienza politica di chi la pratica. I fatti recenti dovrebbero essere un monito per tutti: la politica e l’amministrazione pubblica devono essere libere da interessi particolari, soprattutto quando si tratta di gestire fenomeni complessi come l'immigrazione.

Il Pd, che si è sempre posto in modo critico verso le pratiche del governo e degli esponenti del centrodestra, dovrebbe fare i conti con la propria realtà interna evitando ipocrisie e condotte incoerenti. Non solo rispetto ai casi di Salvati e Lucano, ma anche considerando un sistema che talvolta pare orientato più a difendere gli interessi di pochi che a perseguire il bene comune. La speranza è che questi episodi non vengano minimizzati o giustificati, ma rappresentino l’occasione per una riflessione profonda sulla condotta di chi amministra e sulla necessità di garantire un controllo severo sulle risorse pubbliche destinate all'accoglienza dei migranti. La solidarietà non può essere una maschera dietro la quale si celano pratiche illecite, e tanto meno può essere utilizzata per trarre vantaggio da situazioni di difficoltà altrui. Il Pd farebbe bene a ricordarsi di questo, evitando di fare morali a chiunque altro, almeno fino a quando non avrà risolto le sue contraddizioni interne.