Il Papa riceve il dittatore cubano. A Cuba la religione è repressa
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Papa Francesco riceve oggi il presidente/dittatore di Cuba, Miguel Diaz Canel, successore di Castro. I cubani esuli hanno organizzato una protesta in tempo record, per chiedere il rispetto dei diritti umani. Nell'isola comunista la religione è duramente repressa, il Partito controlla tutto.
Oggi Papa Francesco inizia la giornata con la visita ufficiale del più alto rappresentante del regime comunista di Cuba, il presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez. La notizia era inizialmente solo ufficiosa e su alcuni media si parlava di un incontro privato presso la residenza del pontefice a Santa Marta. Ma improvvisamente è stato pubblicato l’evento ufficiale dalla Sala Stampa Vaticana, confermando l'incontro nell’Aula Paolo VI.
La risposta dei cubani liberi in Italia non si è fatta attendere: in tempo record hanno organizzato una protesta autorizzata “contro la visita del dittatore Diaz-Canel in Vaticano”, come si legge nella locandina. L’incontro sarà alle 9 del mattino, a due passi da piazza San Pietro, in Largo Giovanni XXIII. È inoltre emerso che la delegazione, composta dalla moglie Lis Cuesta e dal ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez, terrà un incontro privato con il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Poi, alle 16, è previsto l’incontro con il presidente Sergio Mattarella e successivamente con il direttore generale della Fao, Qu Dongyu. E, sebbene alcuni media avessero affermato che Díaz-Canel sarebbe stato ricevuto anche da Giorgia Meloni, la Bussola ha potuto confermare che tale incontro non è previsto nell'agenda del premier.
“La comunità dei cubani liberi guarda con indignazione come quest'uomo (Díaz-Canel) viene accolto a braccia aperte in Vaticano e Italia”, ha denunciato il cubano Marcos Rodríguez Pellitero, presidente dell'associazione “Cubani per la democrazia”. Ha assicurato che questo avvicinamento tra il regime di Díaz-Canel e papa Francesco “si stava preparando da tempo”. “Tutto è iniziato a gennaio con la visita del cardinale Beniamino Stella, che è stato nunzio apostolico a Cuba. Poi, quella visita è stata seguita dall'incontro di Díaz-Canel con la Conferenza dei Vescovi Cattolici di Cuba”.
Rodríguez Pellitero ha denunciato che, in quell'incontro tra i vescovi cubani e il regime, la Chiesa non ha affrontato la situazione dei prigionieri politici nell'isola. “Qualcuno ha detto che se ne è parlato, ma non sono usciti né nomi né cognomi, questo perché la Chiesa cattolica cubana ha una politica di segretezza, poca trasparenza e logicamente è complice”, ha detto.
Ma qual è la situazione della Chiesa cattolica a Cuba? La risposta si trova nella sintesi del rapporto della Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (Uscirf), realizzato in collaborazione con la non profit spagnola Prisoners Defenders: “Per tutto il 2022, il governo cubano ha continuato a controllare strettamente l'attività religiosa, utilizzando molte delle stesse tattiche repressive degli anni precedenti, come la sorveglianza, le vessazioni dei religiosi leader e laici, l’esilio forzato, multe e maltrattamenti ai prigionieri religiosi di coscienza. Lo Stato regola e controlla le istituzioni religiose attraverso l'Ufficio per gli Affari Religiosi del Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano (ORA). La Legge sulle Associazioni richiede che le organizzazioni religiose si registrino presso il Ministero della Giustizia, dove ha sede l'ORA. I gruppi religiosi non registrati sono particolarmente vulnerabili, poiché l'appartenenza o l'associazione con essi è un reato. L'ORA esercita un controllo diretto e arbitrario sugli affari delle organizzazioni religiose registrate, richiedendo il permesso praticamente per qualsiasi attività diversa dai regolari servizi di culto. Leader e gruppi religiosi non registrati o che conducono attività religiose non autorizzate hanno dovuto affrontare un'implacabile oppressione da parte dell'ORA e delle forze di sicurezza statali durante tutto l'anno” (vedere rapporto completo).
Uscirf ha concluso che le condizioni della libertà religiosa a Cuba sono “terribili”: “Mentre il governo professa di valorizzare la libertà di religione o credo, le sue azioni indicano che il suo obiettivo principale è controllare tutti gli aspetti dell'espressione religiosa. Il governo cubano esercita questo controllo extra costituzionale sui gruppi religiosi, limitando arbitrariamente l'esercizio della libertà di culto senza rispetto delle garanzie costituzionali. Le comunità religiose e le persone che non si sottomettono al controllo del governo affrontano persistenti atti di persecuzione da parte dell'ORA e delle forze di sicurezza”.
Infine, Cuba è “un Paese di particolare interesse” per il Dipartimento di Stato USA, per aver commesso o tollerato violazioni sistematiche, continue e atroci della libertà religiosa, come stabilito dalla Legge Internazionale sulla Libertà Religiosa. Oltre all'orrore che vivono i 1.037 prigionieri politici del regime, come scrivevamo su queste colonne.
Tuttavia, la questione dei prigionieri politici non era apparentemente all'ordine del giorno dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'UE, Josep Borrell, che ha recentemente incontrato Miguel Díaz-Canel Bermúdez a Cuba, e poi ha chiesto il “dialogo” con la dittatura per “contribuire ai cambiamenti”. “Negoziano, dietro le quinte, la transizione a Cuba, lasciando da parte i diritti dei cubani”, ha denunciato il presidente dell'associazione “Cubani per la democrazia”. Ha criticato aspramente anche la decisione di Papa Francesco di incontrare il primo segretario del PCC (Partito Comunista Cubano): “in quanto cattolico, il ruolo del Papa dovrebbe essere quello di difendere la verità a Cuba. Invece, fin dall'arrivo del comunismo, la fede è stata attaccata in ogni modo possibile; ma, allo stesso tempo, la gerarchia cattolica cubana, negli ultimi cinquant'anni, non ha mai optato per la vocazione al martirio”.
Inoltre, Andrea Bezze, vicepresidente del Consiglio Cubano Europeo, considera un controsenso la decisione di papa Francesco di ricevere Díaz-Canel Bermúdez in Vaticano: “Si parla di pace e dopo si riceve uno dei grandi amici di Putin e un convinto sostenitore dell’invasione in Ucraina. Si parla di povertà e si riceve per l’ennesima volta il dittatore della famiglia Castro, che durante 64 anni ha solo creato miseria e povertà”.
Ma la più grande preoccupazione dei cubani in Italia è che si stia negoziando la possibilità che il regime cubano finisca coinvolto nella guerra Russia-Ucraina come mediatore. “Sappiamo qual è stata la posizione di Cuba rispetto all'invasione russa dell'Ucraina, di totale appoggio alla guerra. E per noi è molto pericoloso perché, se ciò accadesse, cosa succederebbe dopo, con il popolo cubano. Scambieranno la libertà del popolo ucraino con la libertà del popolo cubano?”, ha indicato il cubano Sadiel González, presidente dell'associazione ODV Democrazia e Libertà.