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VIAGGIO APOSTOLICO

Il Papa in Messico: preghiera e conversione per resistere al Demonio e alle sue tre tentazioni

Da Guadalupe a Ecatepec, il Papa ha trascorso la seconda giornata in Messico - prima della visita all'ospedale pediatrico Federico Gómez - proponendo un itinerario spirituale che invita ad affidarsi alla Madonna e al Signore per combattere le insidie del Demonio. A partire proprio dall'incontro di San Juan Diego con la Madonna, nel 1531. Un indio illetterato che riceve da Maria il compito di annunciarLa alle Americhe. Perché "tutti siamo necessari".

Ecclesia 15_02_2016
La Messa a Guadalupe

Da Guadalupe a Ecatepec, il Papa ha trascorso la seconda giornata in Messico - prima della visita all'ospedale pediatrico Federico Gómez - proponendo un itinerario spirituale che invita ad affidarsi alla Madonna e al Signore per combattere le insidie del Demonio.

Nella notte italiana tra sabato e domenica Francesco aveva celebrato Messa nella basilica della Madonna di Guadalupe, dando per scontata nell'omelia - a fronte di critiche razionaliste che purtroppo contagiano anche ambienti cattolici - la realtà storica dell'evento miracoloso del 1531 da cui nasce il santuario.

Francesco ha paragonato l'incontro di San Juan Diego con la Madonna all'episodio evangelico della visita di Maria a Santa Elisabetta. «Maria, la donna del sì, ha voluto anche visitare gli abitanti di questa terra d’America nella persona dell’indio san Juan Diego. Così come si mosse per le strade della Giudea e della Galilea, nello stesso modo raggiunse il Tepeyac, con i suoi abiti, utilizzando la sua lingua, per servire questa grande Nazione. E così come accompagnò la gravidanza di Elisabetta, ha accompagnato e accompagna la “gravidanza” di questa benedetta terra messicana». Inoltre, «come si fece presente al piccolo Juanito, allo stesso modo continua a farsi presente a tutti noi, soprattutto a quelli che come lui sentono “di non valere nulla"». «Il piccolo indio Juan che si chiamava anche “mecapal, cacaxtle, coda, ala, bisognoso lui stesso di esser portato” è diventato “il messaggero, molto degno di fiducia”».

Così nel 1531 si compie «il primo miracolo che poi sarà la memoria vivente di tutto ciò che questo Santuario custodisce. In quell’alba, in quell’incontro, Dio risvegliò la speranza di suo figlio Juan, la speranza di un popolo. In quell’alba Dio ha risvegliato e risveglia la speranza dei più piccoli, dei sofferenti». Dio sceglie un povero, Juan Diego. «A più riprese disse alla Vergine che lui non era la persona adatta, anzi, se voleva portare avanti quel lavoro doveva scegliere altri perché lui non era istruito, letterato o appartenente al novero di coloro che avrebbero potuto farlo. Maria, risoluta – con la risolutezza che nasce dal cuore misericordioso del Padre – gli disse no, che lui sarebbe stato il suo messaggero».

La lezione da ricavarne è che «tutti siamo necessari, soprattutto quelli che normalmente non contano perché non sono “all’altezza delle circostanze” o perché non “apportano il capitale necessario” per la costruzione delle stesse». Il santuario di Dio da costruire oggi «è la vita dei suoi figli, di tutti e in tutte le condizioni, in particolare dei giovani senza futuro esposti a una infinità di situazioni dolorose, a rischio, e quella degli anziani senza riconoscimento, dimenticati in tanti angoli. Il santuario di Dio sono le nostre famiglie che hanno bisogno del minimo necessario per potersi formare e sostenere. Il santuario di Dio è il volto di tanti che incontriamo nel nostro cammino». 

E anche a noi sono rivolte le parole di Maria a San Juan Diego: «Che c’è, figlio mio, il piccolo di tutti? Che cosa rattrista il tuo cuore?»; «Non ci sono forse qui io, io che ho l’onore di essere tua madre?». Il Papa commenta che la Madonna «ci dice che ha “l’onore” di essere nostra madre. Questo ci dà la certezza che le lacrime di coloro che soffrono non sono sterili. Sono una preghiera silenziosa che sale fino al cielo e che in Maria trova sempre posto sotto il suo manto».

Nell'omelia a Ecatepec, il Papa ha invitato a ravvivare il dono del Battesimo «per non lasciarlo nell’oblio come qualcosa di passato o in qualche “cassetto dei ricordi”.». Il Padre «ci aspetta per toglierci le vesti della stanchezza, dell’apatia, della sfiducia e rivestirci con la dignità che solo un vero padre e una vera madre sanno dare ai loro figli, i vestiti che nascono dalla tenerezza e dall’amore». Dignità e amore, ha aggiunto il Papa, testimoniati «dal sangue di tanti martiri di ieri e di oggi».

Il Papa ha poi insistito su un tema frequente nel suo Magistero, l'azione del Diavolo. «Quotidianamente, ha detto, facciamo esperienza nella nostra vita di come quel sogno si trova sempre minacciato dal padre della menzogna – abbiamo ascoltato nel Vangelo quello che faceva con Gesù - da colui che vuole dividerci, generando una famiglia divisa e conflittuale, una società divisa e conflittuale». La Quaresima ci inviata ad «aprire gli occhi» di fronte al Diavolo e «smascherare quelle tre grandi forme di tentazione che rompono, dividono l’immagine che Dio ha voluto plasmare. Le tre tentazioni che ha sofferto Cristo. Tre tentazioni del cristiano che cercano di rovinare la verità alla quale siamo stati chiamati. Tre tentazioni che cercano di degradare e di degradarci»

La prima tentazione diabolica che ha patito Gesù nel deserto, e che patiamo anche noi, riguarda «la ricchezza, impossessandoci di beni che sono stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per “i miei”. È procurarsi il pane con il sudore altrui, o persino con la vita altrui. Quella ricchezza che è il pane che sa di dolore, di amarezza, di sofferenza. In una famiglia o in una società corrotta questo è il pane che si dà da mangiare ai propri figli».

La seconda tentazione del Diavolo è la vanità. «Quella ricerca di prestigio basata sulla squalifica continua e costante di quelli che “non sono nessuno”. La ricerca esasperata di quei cinque minuti di fama che non perdona la “fama” degli altri». E così si lascia spazio anche alla «terza tentazione, la peggiore, quella dell’orgoglio, ossia il porsi su un piano di superiorità di qualunque tipo, sentendo che non si condivide la “vita dei comuni mortali” e pregando tutti i giorni: “Grazie Signore perché non mi hai fatto come loro”».

Sono le tre tentazioni di Cristo nel deserto ma anche le «tre tentazioni con cui il cristiano si confronta quotidianamente. Tre tentazioni che cercano di degradare, di distruggere e di togliere la gioia e la freschezza del Vangelo. Che ci chiudono in un cerchio di distruzione e di peccato». E sono tentazioni che oggi hanno tanto più successo perché non ne siamo consapevoli. «Vale la pena che ci domandiamo: fino a che punto siamo consapevoli di queste tentazioni nella nostra persona, in noi stessi?». Neppure percepiamo più le tentazioni come tali se «ci siamo abituati a uno stile di vita che pensa che nella ricchezza, nella vanità e nell’orgoglio stanno la fonte e la forza della vita» e non siamo più capaci di credere che «il prenderci cura dell’altro, il nostro preoccuparci e occuparci per il pane, il buon nome e la dignità degli altri sono fonti di gioia e di speranza».

Dovremmo sempre ricordarci che come cristiani «abbiamo scelto Gesù e non il demonio». Non pensiamo di essere più furbi del Diavolo. «Se ci ricordiamo di quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo, Gesù risponde al demonio con nessuna parola propria, ma gli risponde con la Parola di Dio, con la Parola delle Scritture. Perché, fratelli e sorelle, mettiamocelo bene in testa: con il demonio non si dialoga! Non si può dialogare! Perché ci vincerà sempre. Solo la forza della Parola di Dio lo può sconfiggere!».

Sì, «abbiamo scelto Gesù e non il demonio: vogliamo seguire le sue orme, ma sappiamo che non è facile. Sappiamo che cosa significa essere sedotti dal denaro, dalla fama e dal potere». Perciò la Chiesa ci dona la Quaresima, dove «ci invita alla conversione con una sola certezza: Lui ci sta aspettando e vuole guarire il nostro cuore da tutto ciò che lo degrada, degradandosi o degradando altri. E’ il Dio che ha un nome: misericordia. Il Suo nome è la nostra ricchezza, il Suo nome è la nostra fama, il Suo nome è il nostro potere». Un potere che è sempre capace di sconfiggere il Demonio nella nostra vita, se solo sappiamo riconoscerlo e invocarlo.