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ISLAM

Il Pakistan rimanda gli afgani a casa loro. Molti rischiano la vita

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Quando i Talebani ripresero il potere in Afghanistan, nell'agosto del 2021, molti fuggirono nel vicino Pakistan. Ma ora il governo provvisorio di Islamabad ha promesso di rimpatriare 1,7 milioni di afgani. Che fine faranno?

Esteri 04_11_2023
Rifugiati afgani

Quando i Talebani hanno ripreso improvvisamente il potere, in Afghanistan, nell’agosto del 2021, la popolazione più vicina all’aeroporto di Kabul ha affollato il terminal nel disperato tentativo di fuggire assieme agli ultimi contingenti americani. Quelle immagini le ricordiamo tutti. Però era ancora aperta un’altra via di fuga, percorsa dalla maggioranza dei fuggitivi: il confine di terra con il Pakistan. Ora il governo provvisorio di Islamabad (rimarrà in carica fino alle prossime elezioni nel gennaio 2024) ha deciso di rispedire tutti a casa.

Il governo pakistano ha annunciato di voler rimpatriare gli afgani che considera clandestini. Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, in Pakistan sono presenti 2 milioni di afgani senza documenti, più 1,3 milioni con uno speciale permesso di soggiorno (Proof of registration, PoR) e 880mila regolari. I profughi fuggiti nella sola estate del 2021 sono circa 700mila. Per il ministro degli Interni, Sarfaraz Bugti, i clandestini sono 1,7 milioni e devono essere rimpatriati. Circa 200mila hanno già lasciato il paese volontariamente. Dal 1 novembre sono iniziate le retate nei campi profughi. Gli illegali vengono arrestati e poi accompagnati al confine con l’Afghanistan, per rimandarli nel medioevo islamico talebano.

Secondo il quotidiano pakistano Dawn, «Ciò che il governo provvisorio non riconosce è che questa categoria di “clandestini” comprende le famiglie che hanno fatto richiesta di status legale, quelle in attesa di visti per Paesi terzi, quelle con carte PoR scadute ma senza possibilità di rinnovo e molti che sono sfuggiti alle persecuzioni dopo il ritorno dei Talebani al potere in Afghanistan. Nonostante la recente affermazione che il governo sta prendendo di mira tutti gli “immigrati illegali”, il giro di vite in corso si è concentrato principalmente sui rifugiati afgani. Anche coloro che hanno il diritto legale di rimanere in Pakistan vengono presi di mira».

I 25mila afgani che hanno lavorato per gli Stati Uniti, prima del ritorno dei Talebani, avrebbero in teoria diritto di essere trasferiti in America. Tuttavia, il programma speciale che dovrebbe garantire loro un visto per gli Usa ha subito enormi rallentamenti e le autorità pakistane hanno respinto la lista dei nomi delle persone da non rimpatriare. Lo ha rivelato un funzionario pakistano, che parla di “discrepanze” a motivo della grave scelta del governo. Ora, in teoria, gli Usa dovrebbero rifare la lista e mandare una nuova documentazione. Ma ci sarà il tempo sufficiente?

Una volta rimpatriate, le donne sono quelle che subiranno la sorte peggiore. Sono passati due anni da quando l’Afghanistan è stato abbandonato nelle mani dei Talebani. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite ha accusato i Talebani di un “livello sconvolgente di oppressione” nei confronti degli oppositori e soprattutto delle donne.

L'attivista per i diritti umani Munizha Siddiqi è stata arrestata a settembre e ha trascorso un mese in carcere. Questo ha fatto seguito alla detenzione di altre due attiviste dello stesso gruppo, il “Movimento spontaneo delle donne afghane”. In tutto il paese, centinaia di donne afgane sono state arrestate dai talebani.

Nonostante abbia assicurato che non sarebbe tornato al regime brutale di quando era al potere dal 1996 al 2001, il nuovo potere talebano ha bandito le donne dall’istruzione, dal lavoro e dalla vita pubblica, con poche eccezioni. Le donne sono inoltre tenute a osservare un rigido codice di abbigliamento islamico e a viaggiare con tutori maschi. Sono state private di ogni forma di svago nel tempo libero e sono state bandite dai parchi e dai bagni pubblici, secondo politiche radicate nella rigida interpretazione della legge islamica da parte dei Talebani.

Anche i saloni di bellezza sono ora vietati. Il 25 giugno i Talebani hanno annunciato il divieto per il mese successivo. Dopo il 25 luglio il divieto è stato applicato e tutti i saloni ancora in funzione sono stati perquisiti, i proprietari multati o addirittura arrestati. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sui diritti umani ha documentato decine di casi del genere.

Il terremoto ha peggiorato le condizioni delle donne in Afghanistan. È una tragedia naturale che colpisce tutti. Ma a causa dei divieti imposti dai Talebani, per le donne è una doppia tragedia. Per fare solo un esempio: non possono condividere le stesse tende con maschi di altre famiglie.

Per chi ha collaborato con gli Stati Uniti, o con il vecchio governo, il rischio cresce. Solo nel primo anno del rinnovato dominio talebano, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan ha contato almeno 218 esecuzioni extragiudiziali. La maggioranza delle vittime è costituita da ex agenti di polizia, membri dell’Esercito nazionale afgano e funzionari civili del vecchio regime.