Il “nuovo patto” Ue su migrazioni e asilo
Per aiutare l’Italia a gestire l’afflusso di emigranti illegali l’Ue pensa a un meccanismo di solidarietà ad hoc, obbligatoria in aggiunta a quella volontaria rilevatasi inefficace
L’Unione Europea pensa a forme di solidarietà obbligatoria per far fronte all’immigrazione illegale avendo constatato che quella volontaria non basta, è carente. Lo ha detto il 25 maggio il Commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson, in un intervento davanti alle commissioni per gli Affari costituzionali e per le Politiche Ue, riunite per esaminare le proposte relative a un “Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo”. Sarebbe in discussione, ha spiegato Johansson, un meccanismo ad hoc per l’Italia: “ abbiamo messo a punto un meccanismo di solidarietà apposito per l’Italia – ha detto – che si basa sui casi di ricerca e soccorso: ogni anno insieme agli stati membri, ma soprattutto essenzialmente l’Italia, dovremmo stabilire quali siano i numeri da gestire dal punto di vista della distribuzione nel corso dell’anno successivo per avere poi un pool al quale devono contribuire gli stati membri”. In questo modo “dopo un’operazione di ricerca e soccorso già dovrebbe esservi una disponibilità a distribuire queste presenza in altri stati membri. È un meccanismo diciamo speciale, appositamente ideato, che si aggiunge a quello ordinario di solidarietà”. Da anni l’Italia reclama la riallocazione degli emigranti che sbarcano sulle sue coste. I vari trattati di Dublino e l’accordo di Malta non hanno portato a risultati concreti e anche un eventuale “meccanismo ad hoc” potrebbe rivelarsi inefficace: “quasi tutti gli stati membri sono d’accordo su questa prospettiva: ovviamente poi – il commissario Johansson ha ammesso – si parla di quello che dovrebbe includere questa solidarietà obbligatoria”. Il fatto risaputo e richiamato dal commissario è che “gli stati membri si trovano di fronte a realtà tra di loro molto diverse quando si tratta delle migrazioni, soprattutto per via ovviamente della posizione geografica che occupano i diversi paesi (…) per questo è necessario avere un sistema di solidarietà obbligatoria se uno stato membro si trova sotto pressione o si trova a dover gestire un numero di migranti superiore al livello normale”. L’11 maggio il commissario Johnsson aveva chiesto agli stati membri di dimostrare solidarietà all’Italia accettando la riallocazione degli emigranti illegali sbarcati. Nessun paese ha risposto all’appello. L’Austria, tramite il proprio ministro per gli affari europei Karoline Edtstadler, ha detto chiaramente che una ridistribuzione degli emigranti arrivati a Lampedusa è fuori discussione perché non costituisce una soluzione.