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CREDITI SOCIALI

Il nuovo Dpcm chiude la vita a chi non ha il Green Pass

Niente più banche, posta, tabaccaio, in polizia solo per sporgere denunce, niente più pensione e passaporto rinnovato, in tribunale solo se si è convocati per pratiche indifferibili. Il nuovo decreto restringe a tal punto la libertà di chi non ha il Green Pass che elenca gli unici luoghi in cui può ancora andare. Senza alcun criterio sanitario.

Attualità 22_01_2022
Mario Draghi

La prima notizia che era circolata sul nuovo Dpcm sul Green Pass riguardava la nostra spesa nei supermercati. Secondo le anticipazioni, infatti, ai supermercati avrebbe avuto libero accesso anche chi non dispone del lasciapassare verde, ma solo per acquistare “beni di prima necessità”. Dopo un giorno di polemica, il testo firmato dal premier Mario Draghi, ieri, non contiene questa disposizione. Ma la sostanza, alla fine, non è cambiata.

Cosa ci sarebbe stato di più contraddittorio, infatti, di una norma che differenzia gli acquisti per chi ha il Green Pass e chi non ce l’ha, all’interno dello stesso spazio chiuso? L’ufficio della Presidenza del Consiglio ha provveduto a smentire la notizia nella sua sezione di domande e risposte. Chiunque potrà continuare ad entrare in un supermercato e comprare quello che vuole. Grazie Sire. Eppure, la stessa contraddizione, in modo meno esplicito, la ritroviamo ancora tante volte nello stesso testo del decreto, anche nella sua versione definitiva.

Il decreto del 21 gennaio, infatti, elenca tutti quei luoghi pubblici a cui può accedere anche chi è sprovvisto di Green Pass. In questo, essendo la prima normativa introdotta dopo l’obbligo vaccinale per gli Over 50, ribalta il paradigma dei divieti. Fino a ieri, infatti, i decreti elencavano i luoghi in cui non poteva entrare chi fosse sprovvisto del lasciapassare. Ora, viceversa, si dà per scontato che chi non lo ha non può entrare in alcun luogo pubblico al chiuso, salvo che abbia: esigenze alimentari, esigenze di salute, esigenze di sicurezza, esigenze di giustizia. Per soddisfare le “esigenze alimentari e di prima necessità”, una persona non munita di Green Pass può ancora accedere ai supermercati e a qualsiasi negozio al dettaglio in cui si vendono alimentari, carburanti, farmaci, sanitari, ottica, prodotti e servizi per animali. Il tabaccaio però no: quello non è riconosciuto come prima necessità. Per le “esigenze di salute”, gli si concede l’ingresso in ospedali ed altre strutture sanitarie, sia in qualità di paziente che di visitatore. Per le “esigenze di sicurezza”, anche il non “greenpassato” potrà entrare agli uffici delle forze dell’ordine a sporgere una denuncia. Per quelle “di giustizia” potrà invece avere accesso agli uffici giudiziari e ai servizi sociosanitari solo per alcuni casi particolari “indifferibili”.

Il decreto prevede controlli a campione in tutti i luoghi in cui non è previsto l’obbligo di Green Pass, assicurato dai titolari dei negozi e dai responsabili dei servizi pubblici elencati. Il che vuol dire che è rimasto lo spirito della prima notizia, quello dei prodotti solo per vaccinati. Infatti, negli stessi luoghi al chiuso, si potranno chiedere alcuni servizi o esercitare alcuni diritti, ma non altri. Nello stesso ufficio si potrà entrare per sporgere denuncia, ma non per rinnovare un passaporto, ad esempio. Ciliegina sulla torta: senza Green Pass non si potrà più andare in banca e nemmeno in un ufficio postale, neppure per ritirare la pensione. Ciò vuol dire che, di fatto, una persona che non ha il lasciapassare non avrà (al momento) la sua pensione. Non potrà andare dal tabaccaio, non solo per comprare sigarette, ma neppure per pagare bollettini o acquistare marche da bollo. E nemmeno avrà il passaporto, se il precedente gli è scaduto.

Dal punto di vista sanitario, ammesso e non concesso che il Green Pass serva a frenare il contagio, queste norme non hanno senso. Perché una persona priva del suo codice QR può entrare negli stessi luoghi per certe pratiche, ma non per altre? Non c’è alcuna logica di spazi e nemmeno di velocità. Se una persona sporge denuncia in un commissariato di polizia impiega più tempo e ha maggiori possibilità di contagiare il prossimo, rispetto ad una che deve solo ritirare un passaporto attraverso uno sportello. Non c’è alcuna logica sanitaria neppure dietro al divieto di accesso ad un ufficio postale (nemmeno per ritirare la pensione) e il permesso di entrare liberamente in un supermercato. Gli uffici postali sono già contingentati, gli accessi regolati e limitati, nella maggior parte dei casi si prenota l’orario. I supermercati, invece, hanno sempre il problema delle code alle casse. Il decreto non è scritto per risolvere questi problemi, si limita a stabilire cosa sia realmente essenziale nella vita di un cittadino, concetto già arbitrario di suo, per poi vietare ogni altra attività.

Il decreto firmato da Draghi pare dunque dar per scontato che il Green Pass non serva a ridurre i contagi. Come d’altra parte dimostrano i numeri: la curva pandemica nei Paesi che non lo hanno mai introdotto (come la Spagna) è identica a quella in Italia. Non è una misura sanitaria. È solo l’ennesimo modo surrettizio di introdurre l’obbligo vaccinale, per tutti, non solo per gli Over 50, rendendo impossibile la vita dei non vaccinati. Ora sono potenzialmente privati persino di pensione e passaporto, finché non si dotano di Green Pass o finché non finisce l’emergenza. Da questo punto di vista, il nuovo decreto, ci avvicina ancora di più al modello cinese dei crediti sociali: il cittadino, se non segue un comportamento conforme a quello dettato dal Partito-Stato, non può accedere ad un numero via via maggiore di beni e servizi, riducendo la sua vita ad una condizione sempre più simile a quella degli arresti domiciliari, man mano che perde punti.