Il Natale nelle meditazioni dei santi
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Da Agostino a Caterina da Siena, da Gregorio Nazianzeno a Teresa Benedetta della Croce: approfondiamo con le parole dei santi il mistero del Verbo di Dio che si è fatto carne per la nostra salvezza.
«Dopo il miracolo del parto verginale nel quale il grembo pieno della Maestà divina, salvo il segno della verginità, diede alla luce l’uomo Dio, fra gli oscuri nascondigli di una stalla e le ristrettezze di un presepio, dove l’infinita maestà dimorava ridotta in piccole membra, mentre Dio pende dal seno materno e accetta di essere avvolto in umili panni, subito rifulse dal cielo sulla terra un nuovo astro e, dissipata la tenebra di tutto il mondo, mutò la notte in giorno affinché il giorno non fosse celato nella notte», leggiamo nella Catena Aurea di san Tommaso d’Aquino che riprende, a commento del Vangelo di san Matteo, le parole di sant’Agostino.
Natale è il mistero grande dell’Altissimo che distende la sua ombra su Maria Santissima, la quale, attraverso il suo assenso al disegno d’amore del Padre, concepisce nella mente e nel grembo il Verbo divino «per la potenza infinita del principio agente, cioè dello Spirito Santo, per mezzo del quale si formò il corpo di Cristo», per dirla con l’Aquinate. E in effetti l’Incarnazione di Cristo scaturisce «dal massimo amore di Dio», come ribadisce l’Angelico Dottore nella Summa theologiae. La natura umana era stata corrotta nella carne di Adamo, perciò fu conveniente che Cristo «assumesse la carne dalla materia che derivava da Adamo, per curare la stessa natura tramite la sua assunzione». Inoltre, osserva ancora acutamente san Tommaso, in questa nascita divina «non c’è stata diminuzione dell’integrità della madre, ma gioia più grande, perché l’Uomo-Dio è nato alla luce del mondo». Di qui «gli uomini sono portati al fine della beatitudine tramite l’umanità di Cristo».
Nell’umiltà dell’Incarnazione è dunque già adombrato il mistero mirabile della Redenzione, secondo quanto contempla santa Caterina da Siena: «Tu vedi questo dolce e amoroso Verbo nascere in una stalla (...). Essendo in miseria dona a voi la grande ricchezza, stando sul legno stretto della croce Egli spande la sua larghezza a ogni creatura che ha in sé ragione, assaggiando l’amarezza del fiele Egli dà a voi perfettissima dolcezza. Stando in tristezza, vi dà consolazione, stando in conflitto e inchiodato alla croce Egli vi scioglie dal legame del peccato, essendosi fatto servo vi ha fatto liberi (...), dando a sé la morte ha dato a voi la vita».
Ne Il mistero del Natale, santa Teresa Benedetta della Croce scrive: «Dove il Bambino divino intenda condurci sulla terra è cosa che non sappiamo e a proposito della quale non dobbiamo fare domande prima del tempo. Una cosa sola sappiamo, e cioè che a quanti amano il Signore tutte le cose ridondano in bene. E inoltre che le vie, per le quali il Salvatore conduce, vanno al di là di questa terra. O scambio mirabile! Il Creatore del genere umano ci conferisce, assumendo un corpo, la sua divinità. Per quest’opera mirabile il Redentore è infatti venuto nel mondo. Dio è diventato un figlio degli uomini, affinché gli uomini potessero diventare figli di Dio. Questo è l’inizio della vita divina in noi. Essa non è ancora la contemplazione beata di Dio nella luce della gloria; è ancora l’oscurità della fede, però non è più di questo mondo ed è già un’esistenza nel regno di Dio. Il regno di Dio cominciò sulla terra quando la Vergine santissima pronunciò il suo “fiat”, ed ella ne fu la prima serva».
In Cristo diveniamo per grazia ciò che il Figlio è per natura, ossia «figli nel Figlio». Un mistero ineffabile che san Gregorio di Nazianzo così mirabilmente illumina: «Gesù chiede in elemosina la mia natura umana per farmi ricco della sua natura divina. Colui che è la totalità si spoglia di sé fino all’annullamento. Si priva infatti della sua gloria, perché io partecipi della sua pienezza. Oh sovrabbondante ricchezza della divina bontà!». Insomma, per dirla infine con san Paolo VI: «Che cos’è il Natale? È la gioia di Dio. Non aveva altra cosa più bella che donarci suo Figlio».
Il significato del Natale, una riscoperta necessaria
A causa soprattutto dell’ateismo e della secolarizzazione, si è smarrito il significato più autentico e religioso del Natale. Il protagonista, Gesù, è passato in secondo piano. Eppure è Lui l’unico che può portare al rinnovamento del cuore dell’uomo e alla vera pace.
Il Natale ci dice che la salvezza passa dalla famiglia
La Santa Famiglia è il modello di tutte le famiglie umane perché è attraverso di essa che è venuto al mondo il Redentore. Insieme al dono di suo Figlio, l’eterno Padre ci dona la sua paternità, offrendoci la possibilità di entrare a far parte della grande famiglia divina. Il Natale ci ricorda allora che la via della salvezza passa attraverso la famiglia. Da un’omelia di san Giovanni Paolo II.
Ballata di Natale per chi non riesce a nascere
Egli nasce anche per chi non nasce, per chi non riesce a venire al mondo; nasce per chi cova in sé la sofferenza dell’esistenza; nasce per chi è stato sequestrato dalla banalità; nasce per chi è ormai troppo stanco per tutto; Nasce per chi...