Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ECOLOGISMO

Il mondo grigio sognato dai verdi di Fridays for Future

Fridays for Future, il movimento ecologista giovanile nato dagli scioperi scolastici di Greta Thunberg, per questo venerdì 23 settembre annuncia uno sciopero globale per il clima. In vista delle elezioni propone un programma in 5 punti, da sottoporre all'attenzione di tutti i partiti. Lo abbiamo letto. È una nuova versione del comunismo. 

Economia 21_09_2022
Greta Thunberg a Milano

Fridays for Future, il movimento ecologista giovanile nato dagli scioperi scolastici di Greta Thunberg, per questo venerdì 23 settembre annuncia uno sciopero globale per il clima. In Italia sarà il venerdì precedente le elezioni. E puntualmente, Fridays for Future Italia presenta anche il suo programma, articolato in cinque punti, da sottoporre all’attenzione di tutti i partiti. L’Agenda Climatica è interessante per due motivi. Prima di tutto perché possiamo leggere in chiaro e senza sfumature quel che è un programma ecologista radicale. E dunque valutarne anche tutte le conseguenze, desiderate o meno. In secondo luogo, perché possiamo già capire che, non solo Verdi-Sinistra Italiana, ma anche il Movimento 5 Stelle, il Pd e per certi versi anche i partiti non di sinistra, hanno assorbito tutti o parte di questi punti nel loro programma, pur diluendoli, necessariamente, per venire incontro ad altri interessi dell’elettorato. Si tratta di proposte politiche che già, almeno in parte, ispirano le direttive europee e i programmi Ue di lungo periodo. Quindi non è solo il sogno di un gruppo marginale della politica.

Interessante sapere, ad esempio, che l’obiettivo degli ecologisti non è solo quello di sostituirci l’automobile con una meno inquinante, ma di togliercela del tutto. Infatti, leggiamo che: “convertire l’intero parco auto nazionale ridurrebbe le emissioni, ma non risolverebbe molti altri problemi legati alla mobilità, oltre a necessitare di un’enorme quantità di batterie”. Quindi: “Per questo la soluzione non è semplicemente l’auto elettrica: si devono avere molte meno auto, ma elettriche. Si deve ripensare il modello della mobilità in Italia, al momento fondato sul possesso di un’automobile personale, per lo più spesso utilizzata da una persona alla volta”. Si devono usare mezzi pubblici, ma non tutti. Gli aerei, ad esempio, non sono accettati. Quelli privati verrebbero vietati: “I voli privati rappresentano un privilegio per pochi e una fonte inutile di emissioni (…) Vietarli, a eccezione dei casi in cui sono utilizzati a scopi sanitari, diminuirebbe l’inquinamento senza conseguenze sostanziali sulla grandissima maggioranza della società”. Su quelli passeggeri si devono abolire le tratte medie, sostituendole con i treni. Resterebbero solo i voli intercontinentali, ma anche qui sarebbero disincentivati: “tassazione crescente all’aumento del numero di voli effettuati da una persona”.

Auto no, aereo no, quindi? Treni e bus elettrici gratis o fortemente scontati per tutti: “Treni regionali e trasporto pubblico locale gratuiti. Sconto del 75% sul costo dei biglietti Intercity. Sconto del 50% sul costo dei biglietti Alta Velocità Frecciarossa e Frecciabianca”. Chi scrive ha appena subito mezzora di ritardo con un treno locale. I ragazzi di Greta lo sanno: “Se il treno o l’autobus non passa o arriva in forte ritardo, l’automobile resterà l’unica soluzione per spostarsi. Per questo sono necessari forti investimenti, per creare una rete più capillare, affidabile, efficiente e sicura”. Fosse così facile. A Roma, per fare un esempio, non sono riusciti ancora adesso a risolvere il problema, soprattutto non accettando la concorrenza di privati.

Sul capitolo energia, Fridays for Future getta il cuore oltre l’ostacolo e propone l'utopia: “è necessario costruire un nuovo modello energetico basato sulle energie rinnovabili, in gran parte decentralizzato, flessibile e di proprietà della comunità (…) Con l’energia nelle mani delle persone e delle comunità possiamo affrontare le sfide climatiche, ecologiche e sociali collettivamente e in modo complementare. L’energia comunitaria rivitalizza l’economia locale, facilitando il raggiungimento di questo obiettivo. Al centro della nostra proposta si colloca la CERS (comunità energetica rinnovabile solidale). Se ne dovranno creare una per ogni Comune nei prossimi 6 anni, con una potenza media di 10 MW”. Avete capito bene: a produrre energia sarete voi e i vostri vicini di casa e di quartiere. Solo con energia solare o eolica, naturalmente.

Sui consumi dell’energia, invece: “La proposta è di fornire come misura universale una quantità di energia gratuita, cioè sufficiente a coprire le esigenze di base come il riscaldamento, la cucina e l’illuminazione”. Ma… “le persone che possono permettersela e che usano molta energia pagherebbero di più, attraverso tariffe più alte per l’energia non necessaria che usano” (corsivo nostro). Anche l’edilizia cambierebbe, con la costruzione di molte più case popolari o la riconversione delle vecchie, secondo criteri di efficienza energetica: “Proponiamo quindi l’efficientamento delle case popolari (con un aumento del loro numero) e degli edifici scolastici”.

Fra un punto programmatico sui traposti ed uno sull’energia, salta all’occhio anche un capitolo sul lavoro. Che apparentemente non c’entra nulla, ma: “La partecipazione politica è un privilegio di chi non viene sfiancatə (la lettera schwa, per il neutro, è nel testo originale, ndr) dal proprio lavoro ogni giorno. Il potere contrattuale di lavoratrici e lavoratori è stato aggredito da cambiamenti istituzionali che, specialmente dagli anni ‘70 in poi, hanno portato a un aumento della disoccupazione e della povertà”. La ricetta proposta, in estrema sintesi, è la stessa dei comunisti (extraparlamentari, soprattutto) degli anni ’70: lavorare tutti e lavorare meno, a parità di salario.

C’è un capitolo a parte sull’acqua, constatando che la rete idrica italiana, pubblica, perde il 42% di quel che trasporta. La proposta è ovviamente “più intervento pubblico” ancora: “È essenziale quindi un nuovo modello, un vero servizio pubblico, in cui non si ricercano utili, mantenendo costi bassi e reinvestendo le entrate sulla manutenzione. Serve quindi una ri-municipalizzazione totale dell’acqua”.

E come si pagano mezzi di trasporto gratis, restauro delle case popolari e costruzione di nuove, nuove fonti energetiche, una rete idrica nuova e pubblica, stipendi più alti per tutti? Con più tasse, ovvio: “Dati gli attuali extra-profitti del settore energetico, chiediamo di tassarli al 100% e di imporre anche un tetto ai prezzi”. Così da ammazzare le industrie energetiche. Tanto ci pensano le “comunità” a produrre energia. E poi: “un’ultima aliquota IRPEF al 100%, imponendo così de facto un reddito massimo”, il reddito massimo italiano sarebbe pari a circa 294mila euro (calcolato in 20 volte il reddito minimo, ndr). Sopra quel reddito una persone verrebbe espropriata. E anche sotto sarebbero introdotte tante nuove imposte: la “tassa straordinaria sui ricchi” (che colpisce il patrimonio), imposta sulle successioni e sulle donazioni, Web Tax (sui servizi digitali), Tobin Tax (sulle transazioni finanziarie), Paperoniale (sui portafogli finanziari).

Come si può facilmente intuire, è il programma di un moderno partito comunista. L’ambiente, anzi il clima, è più che altro un pretesto per realizzare quel che i marxisti più massimalisti hanno sempre chiesto: collettivizzazione dei mezzi di trasporto, delle abitazioni e dei mezzi di produzione, lavorare tutti lavorare meno, spoliazione dei ricchi e redistribuzione dei loro averi. Una società come quella che i ragazzi del Fridays for Future sognano non sarebbe troppo dissimile da quelle dei regimi comunisti, dove la gente si deve accontentare del minimo indispensabile, scaldarsi poco, consumare poco, condividere ogni spazio, accettare un lavoro assegnato dallo Stato, spostarsi il minimo indispensabile (con mezzi gratuiti, però). Un mondo grigio, più che verde. Ci manca solo la repressione, ma è probabile che arrivi anche quella: le trasformazioni sociali richieste dal movimento sono tante e tali che solo una dittatura, con un forte apparato di controllo e repressione, sarebbe in grado di attuarle.