Il metodo Zen e i preti che si perdono
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Leggere il nuovo libro del cardinale Zen sulla Chiesa, una catechesi semplice ed essenziale, fa capire l'errore di quei preti e laici, molto social, che disconoscono papa Francesco privilegiando le proprie ragioni e disorientando molti fedeli.
«Nel corso della storia molti papi e vescovi hanno fatto soffrire dei santi, ma questi non hanno dubitato dell’autorità di questi papi e vescovi. In questo possiamo distinguere i santi dalla gente comune». Così si esprime il vescovo emerito di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, nel suo ultimo libro che sta per uscire in libreria, Una, santa, cattolica, apostolica (Edizioni Ares). Non si riferisce specificamente ai casi di questi ultimi tempi il cardinale Zen, ma coincidenza vuole che il libro venga messo in circolazione proprio nei giorni in cui ancora un prete decide che papa Francesco non è mai stato Papa e che quindi non celebrerà più la Santa Messa in unione con lui, e presumiamo neanche con il vescovo di pertinenza visto che da Francesco è stato nominato.
Si tratta di un sacerdote carmelitano, padre Giorgio Maria Farè, che ha una certa notorietà sui canali social e un bel numero di fedelissimi, ma il suo caso è per noi ancor più doloroso visto che ha collaborato anche con la Bussola su temi di spiritualità. Le sue argomentazioni, presentate sotto forma di trattato in un documento di 40 pagine, sono tutt’altro che nuove: con qualche variazione sul tema, le questioni sono sempre le stesse di chi l'ha preceduto, dalle presunte false dimissioni di Benedetto XVI alle irregolarità del Conclave, per arrivare alle attuali accuse di eresia.
Per quanto la Bussola abbia già confutato più volte queste pretese, nei giorni prossimi torneremo su alcuni punti in particolare che meritano di essere ricordati. Soprattutto perché questi sacerdoti, dall’indubbio carisma, portano con sé tante persone che così si allontanano ignare dalla Chiesa.
Ma è qui che torna prezioso l’ultimo libro del cardinale Zen. Sicuramente per i contenuti: una vera e propria catechesi semplice sulla Chiesa, «dalla Chiesa degli Apostoli alla Chiesa “sinodale”», come recita il sottotitolo. Sicuramente l’ultimo capitolo, dedicato appunto agli ultimi sinodi, sarà quello più citato dai media, perché esprime perplessità e anche contrarietà al processo sinodale proprio mentre è in corso la seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità. E vale senz’altro la pena soffermarsi sulle semplici domande e constatazioni del cardinale Zen che fanno emergere la pretestuosità del “cammino sinodale”.
Ma è senz’altro più utile leggere e meditare tutti i capitoli precedenti che, in un linguaggio semplice ma rigoroso, valorizzando le Scritture e la Tradizione, ci introducono nel mistero della Chiesa, costruita da Gesù sugli apostoli. Il cardinale Zen spiega l’importanza di Pietro, il compito dei sacerdoti, la missione dei laici, lo scandalo delle divisioni.
Pur essendo i testi in gran parte frutto di una sistematizzazione di interventi e omelie fatti nel corso degli anni, non hanno perso affatto la loro freschezza e attualità.
Ma se i contenuti sono importanti, per quanto sta accadendo nella Chiesa ancora di più lo è il metodo che il cardinale Zen ci consegna, messo a confronto con l’atteggiamento di sacerdoti e laici che pensano di avere «la missione di competere con l’autorità della Chiesa per poter portare avanti i loro carismi», e così fanno molto «male a se stessi e al popolo di Dio».
Tutti sanno che il vescovo emerito di Hong Kong è stato molto critico in questi anni non solo per il rapporto tra Santa Sede e regime comunista di Pechino che sta penalizzando i cattolici cinesi, ma anche sui temi di attualità nella Chiesa universale, dalla caccia alle streghe contro la Messa in latino alla benedizione delle coppie gay. Zen è stato anche tra i firmatari della nuova serie di dubia resi pubblici il 2 ottobre 2023, alla vigilia dell’apertura della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità: su omosessualità e sacerdozio delle donne le domande specifiche, ma il vero focus era sulla relatività dottrinale che pare essere la cifra di questo pontificato.
Quindi Zen, malgrado i suoi 92 anni, è senz’altro ancora in prima linea nella difesa del tesoro della dottrina cattolica («Proteggere la tradizione non significa seppellire qualcosa di morto ma tenere in vita la fede», spiega nel libro). Ma di fronte alla deriva di questo pontificato, e malgrado egli stesso sia stato personalmente mortificato da papa Francesco sulla questione cinese, non ha la tentazione di farsi la sua Chiesa “clandestina” o mettere in discussione l’autorità del Papa. Semplicemente insegna e proclama con più forza ciò che la Chiesa ha da sempre professato; ripropone le verità eterne e i contenuti della vita di fede che da decenni sono trascurate o ignorate in gran parte della predicazione, e che anche vengono dileggiate in questo pontificato.
Malgrado abbia migliaia di ragioni per “sfiduciare” il Papa, e anzi proprio per questo, il cardinale Zen lavora con ancora più forza per annunciare la Verità. Così come fanno gli altri cardinali che hanno firmato i dubia e altri (pochi purtroppo) vescovi di buona volontà che mettono le loro ragioni a servizio della Chiesa. Sono questi gli esempi da seguire se non ci si vuol perdere dietro a padri spirituali trasformatisi in santoni.