Il MES diventa una trappola per il governo
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La sospensione di quattro mesi della ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità è un tentativo di prendere tempo; ma FdI e Lega - da sempre contrari - rischiano di essere forzati ad approvarlo.
Se il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) aveva contribuito a picconare il governo Conte 2, spianando la strada all’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi, oggi lo stesso MES rischia di provocare fratture nel governo e di rinfocolare le polemiche tra maggioranza e opposizioni sul rapporto tra Italia e Unione europea.
Il tema è controverso e le posizioni risultano fortemente polarizzate: chi sostiene l’opportunità di ratificare il MES è convinto che quelle risorse possano servire per un ulteriore rilancio dell’economia del nostro Paese, senza ulteriori vincoli con l’Ue, chi invece è contrario ritiene si tratti di un cappio al collo che Bruxelles metterebbe all’Italia e che non agevolerebbe minimamente la nostra ripresa.
Ieri, però, il governo Meloni ha dimostrato di essere in difficoltà sul punto e di non avere una posizione unitaria. «I gruppi di maggioranza hanno presentato la sospensiva per non procedere all'esame del ddl (di ratifica del MES, ndr) per un periodo di 4 mesi». Lo ha annunciato in Aula alla Camera Andrea Di Giuseppe (Fdi), intervenendo nella discussione generale sul ddl di ratifica del MES.«La sospensiva presentata dalla maggioranza sarà votata prima dell'esame articoli del provvedimento che è rinviato alla prossima seduta», ha aggiunto il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, al termine della discussione generale sulla ratifica del Mes.
Dunque la soluzione trovata da Meloni per stemperare i toni dello scontro e allontanare lo spettro di una crisi di governo o di una crisi nei rapporti con l’Ue non è delle migliori. «Non è un’emergenza, ne riparliamo tra quattro mesi», ha commentato a mezza bocca Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera.
La verità è che ci sono tanti mugugni nelle file dei partiti di maggioranza. La sospensione della ratifica del MES fino a ottobre viene vista da Matteo Salvini come una spada di Damocle che i vertici di Bruxelles e le opposizioni interne potranno sfruttare per indebolire il governo. Il Capitano teme una campagna elettorale per le Europee segnata da una contraddizione: la Lega, da sempre contraria al MES, dovrebbe fare campagna elettorale contro il suo stesso governo, qualora a ottobre Palazzo Chigi fosse costretto dal contesto internazionale ad ingoiare il rospo della ratifica. Per Salvini l’ideale sarebbe stato il rinvio di un anno, fino a dopo le Europee del maggio 2024, ma ovviamente questa soluzione sarebbe stata difficile da far digerire ai partner europei. Fratelli d’Italia è contro il MES ma si rende conto che la Meloni non può aprire uno scontro con Bruxelles su un tema del genere e dunque deve mediare. Dal canto suo, Forza Italia fa buon viso a cattivo gioco, ma il MES lo prenderebbe subito.
Appaiono quindi giustificate in questo caso le reazioni delle opposizioni, che puntano proprio a evidenziare l’indecisione del governo. Attacca il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova: «Meloni, nel pallone sul MES, incapace di decidere, chiede alla Camera una sospensione della discussione di quattro mesi. Una cosa né carne né pesce: non è un No coraggioso, è solo un rinvio non si capisce per cosa. L'indecisione al potere. Così Meloni fa uscire l'Italia dai Paesi guida della Ue e danneggia il Paese».
Più caustico Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che è favorevole al MES e ritiene che Meloni sia ormai in un vicolo cieco: «Se continuano così più che un pacchetto stiamo prendendo un pacco. Meloni sta sbagliando approccio perché anziché preoccuparsi del futuro dell'Europa tiene la bandierina ideologica di dire: io ho sempre detto no al MES. Tanto è solo questione di tempo. Prima o poi dovrà dir di sì. E anche in quel caso sarà l'ennesima contraddizione».
La disputa sul MES non è peraltro l’unico fronte aperto con l’Ue, visto che in Italia si discute anche della destinazione dei soldi del PNRR e della messa a terra dei vari progetti, con tutte le incognite del caso.
La netta sensazione è che sarà proprio su questo terreno che il governo Meloni troverà le maggiori insidie, sia se dovesse trovarsi costretto ad accettare la ratifica del MES dopo aver detto in campagna elettorale che mai e poi mai l’avrebbe accettata, sia se dovesse ostinarsi nel non accettarlo, guadagnandosi l’ostilità di molti partner europei.
Le opposizioni potrebbero approfittare di queste defaillance della maggioranza per rialzarsi dopo le ultime batoste elettorali e nonostante l’agonia che attraversa sia il Pd che i Cinque Stelle che il Terzo polo.
Altro scenario possibile: una saldatura tra maggioranza e Terzo polo proprio sul MES, dopo le convergenze già registrate in tema di riforma della giustizia. Sui dossier europei l’esecutivo potrebbe avere bisogno di una sponda e ragionevolmente potrebbe trovarla solo in Renzi. Per ora, col rinvio di 4 mesi, ha prevalso la linea moderata dei vari Giorgetti, Fitto, Tremonti, ma dopo l’estate i nodi verranno al pettine e si dovrà prendere una decisione, che ragionevolmente non potrà essere un’altra proroga. Ma Meloni ha 4 mesi per disinnescare una mina potenzialmente in grado di destabilizzare il quadro politico.
Infine, una via di fuga per la Meloni potrebbe essere la richiesta di rivedere tutti i nuovi equilibri nel Patto di stabilità, con la conseguente ridefinizione dei termini del MES rispetto a tre anni fa, quando eravamo in piena pandemia. A quel punto per il premier un’adesione al MES potrebbe non significare perdere la faccia.
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