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clima e ambiente

Il ghiacciaio che si scioglie (ma l'uomo non c'entra)

La spedizione sul ghiacciaio del Calderone in Abruzzo nel segno della transizione ecologica, tra allarmi di scioglimento e la solita colpa data all'uomo per il riscaldamento globale. La smentita della storia: nel Medio Evo il Calderone era completamente scomparso e l'uomo, con le sue attività, non poteva certo esserne il responsabile. 

Creato 11_10_2021

Il 14 settembre scorso il Rettore della Università di Brescia Maurizio Tira ha organizzato una ascensione nel gruppo del Gran Sasso (Abruzzo) per verificare lo stato di salute del ghiacciaio del Calderone, il più meridionale ghiacciaio d'Europa.

Tale iniziativa è stata organizzata con i Rettori delle Università dell'Aquila, Teramo  Chieti-Pescara, e Gran Sasso Institute, tutte aderenti alla RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile). La manifestazione si è svolta con il Patrocinio del MITE (Ministero Transizione Ecologica), CRUI (Conferenza dei Rettori Italiani), Comitato Glaciologico Italiano, UNITA (Università Montium), Runi Pace (Rete Università per la Pace), CAI (Club Alpino Italiano), Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.

Giunti sul luogo del Calderone i partecipanti hanno osservato la estrema riduzione del ghiacciaio. Il professor Tira, di fronte a questa situazione, ha dedotto trionfalmente che questa era la prova del riscaldamento globale causato dall'Uomo. Le sue dichiarazioni trasmesse da varie reti televisive, hanno poi fatto il giro di alcuni giornali, come il Corriere della Sera e La Repubblica. Analoghe dichiarazioni sono state fornite da altri partecipanti. E' per me inconcepibile che uomini di Scienza abbiano fatto certe dichiarazioni; la riduzione del ghiacciaio è certamente dovuta al riscaldamento globale ma non può essere la prova della responsabilità dell'uomo che andrebbe dimostrata con altre prove.

Così mi sono ricordato che nel 2007 Carlo Giraudi, geologo dell'Enea, pubblicò nei Quaderni della Società Geologica Italiana, un nota dal titolo: “Le variazioni climatiche in Italia Centrale negli ultimi 10.000 anni”. L'Autore riferì gli studi condotti sui depositi lacustri presenti nell'area considerata e soprattutto sul ghiacciaio del Calderone. In merito così scriveva Giraudi:
«Il ghiacciaio del Calderone, scomparso nella prima parte dell'Olocene e nel Medio Evo, è ancora presente al giorno d'oggi, anche se estremamente ridotto. Varie zone, attualmente interessate da fenomeni periglaciali e senza copertura vegetale, erano colonizzate dalla vegetazione in vari periodi sia nella prima che nella seconda metà dell'Olocene e del Medio Evo. E' quindi probabile che nel corso di alcuni periodi, di durata non precisabile, la temperatura abbia raggiunto valori superiori a quella degli ultimi decenni».

Il Periodo Caldo Medioevale è stato presente in tutto il modo quando l'uomo non poteva certamente influire sul clima del nostro pianeta, che era solo condizionato dalla Natura. Come mai allora tutto questo interesse per il ghiacciaio del Calderone, le cui dimensioni sono sempre variate nei millenni, alternando fasi “grasse” a fasi “magre”. Una risposta potrebbe essere nella notizia contenuta nell'articolo di La Repubblica. A fine agosto 2021 c'è stato un finanziamento ministeriale di 220 milioni di Euro a favore della RUS  (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile) con il vincolo che tale finanziamento si concentri soprattutto su tematiche green.