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Il Garante: «Basta Grande Fratello con i droni»

Il clima da “Grande Fratello” che si è creato a causa delle misure di contenimento del virus ha stimolato il Garante per la protezione dei dati personali a intervenire per impedire una deriva in termini di violazione della riservatezza. La leggerezza mostrata dalle autorità nell’utilizzo dei droni durante la pandemia rischia di prefigurare una situazione inquietante.

Attualità 08_09_2021

Chi non ricorda le immagini dei droni che, in pieno lockdown, rincorrono i runners o vigilano sul rispetto delle norme anti-covid anche in contesti nei quali il contagio, all’aperto, era quasi impossibile? Chi non ha temuto almeno una volta in questo anno e mezzo di pandemia di essere attenzionato da qualche drone mentre era a casa di amici per un brindisi in sicurezza?

La questione droni è assai delicata perché chiama in causa il delicato equilibrio tra videosorveglianza aerea e tutela della privacy. Il clima da “Grande Fratello” che si è creato a causa delle misure di contenimento del virus ha stimolato il Garante per la protezione dei dati personali a intervenire in più circostanze per mettere i puntini sulle i e impedire una deriva in termini di violazione della riservatezza.

Nei giorni scorsi, l’Autorità presieduta da Pasquale Stanzione ha diramato un comunicato netto e perentorio per richiamare gli enti pubblici a una maggiore prudenza nell’impiego dei droni, che ormai vengono utilizzati con disarmante disinvoltura. «Il ricorso sempre più frequente e per le finalità più diverse a questi strumenti – denuncia il Garante - potrebbe risultare lesivo della riservatezza delle persone riprese».

Primo destinatario dei richiami del Garante il Comune di Bari. L’Ente, secondo quanto risulta da un comunicato presente sul sito istituzionale e da notizie di stampa, in aggiunta alla flotta di droni già utilizzata dalla Polizia locale, ne vorrebbe utilizzare altri per monitorare “eventuali assembramenti incompatibili con le limitazioni dovute alla gestione della pandemia da Covid”. 

Il Comune entro 20 giorni dovrà fornire al Garante tutte le informazioni richieste (caratteristiche tecniche dei droni, finalità perseguite, tempi di conservazione delle immagini, comunicazioni a soggetti terzi), inviando copia dell’eventuale valutazione d’impatto sulla protezione dei dati prevista dal Regolamento Ue.

A fine agosto, una analoga richiesta di informazioni è stata inviata dall’Autorità a Roma Capitale. Secondo notizie di stampa, infatti, dall’autunno prossimo la Polizia Locale di Roma sarà dotata di 9 piccoli droni per il monitoraggio ed il controllo del territorio cittadino (illeciti ambientali, rifiuti abusivi, roghi tossici, abusi edilizi, esigenze di traffico). Con l’avvio dell’istruttoria il Garante intende verificare l’impatto dell’iniziativa sulla privacy delle persone interessate e il puntuale rispetto della normativa in materia di trattamento dei dati. Entro 20 giorni Roma Capitale oltre fornire le informazioni richieste dovrà inviare copia della valutazione d’impatto o specificare i motivi per i quali non ha ritenuto di doverla effettuare. 

E’ stata inoltre inviata una richiesta di informazioni alla Azienda Usl Roma 3 per verificare il corretto trattamento dei dati personali, anche di tipo sanitario, nell’ambito di una iniziativa in programma il 4 e il 5 settembre sulle spiagge di Ostia. Secondo notizie di stampa l’azienda sanitaria mediante un drone intenderebbe rilevare la temperatura corporea a tutte le persone presenti in spiaggia. Considerata la delicatezza dei trattamenti di dati personali che si intendono effettuare, in assenza di una chiara base giuridica che li possa legittimare, il Garante ha chiesto all’azienda di fornire una serie di chiarimenti.

Entro 7 giorni l’azienda dovrà specificare, tra l’altro, chi sia il titolare del trattamento dei dati delle persone sottoposte alla rilevazione della temperatura corporea, i motivi della rilevazione, l’affidabilità degli strumenti utilizzati, le conseguenze previste per chi risultasse avere una temperatura superiore a quella fisiologica, quali informazioni saranno rese agli interessati e come verranno fornite.    

Va chiarito che i droni con telecamere rappresentano l’ultimo traguardo della videosorveglianza aerea. In grado di volare a lunga distanza con telecamere ad alta risoluzione installate sull’aeromobile, restituiscono al pilota immagini in tempo reale del territorio da sorvegliare, consentendo alla centrale operativa di coordinare eventuali interventi e operazioni di sicurezza.

Nati per scopi militari, i droni sono aeromobili “guidati” da remoto: il pilota, dunque, non si trova a bordo, ma controlla il mezzo attraverso comandi che vengono trasmessi a un computer presente sul drone stesso. Il settore dei droni è regolamentato dall’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile). I droni per uso professionale devono essere utilizzati con cura perché il rischio concreto è che possano intralciare il traffico aereo e interferire con i radar militari.

Ma le criticità maggiori rimangono quelle legate alla privacy, perché quegli apparecchi dovrebbero essere impostati per raccogliere, attraverso le videocamere, la minore quantità possibile di dati personali. Il Regolamento Ue meglio conosciuto come GDPR (General Data Protection Regulation) impone alle aziende produttrici di droni una serie di regole relative alla struttura dell’apparecchio. Il drone in volo non deve, ad esempio, riprendere targhe di auto, indirizzi di casa, giardini di case private e non deve rendere riconoscibili persone che non abbiano prestato il loro consenso ad essere riprese. Le violazioni sono sanzionate pesantemente.

Con le doverose e imprescindibili distinzioni, diciamo che per i droni si pongono molte criticità simili a quelle legate all’utilizzo delle intercettazioni nelle indagini. Le esigenze di giustizia e legalità possono arrivare a mettere in discussione le sacrosante garanzie costituzionali e legislative in materia di tutela della privacy e di intangibilità della sfera privata delle persone? La leggerezza mostrata dalle autorità nell’utilizzo dei droni durante la pandemia rischia di prefigurare una situazione inquietante. Meno male che di tanto in tanto il Garante della privacy batte un colpo.