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SHOAH

Il "filtro" al Papa, anche sullo sterminio nazista

Del Papa si cita quel che si vuole citare. I Tg riportano le sue frasi sugli immigrati, ma non l'esortazione a rispettare la vita, alla presenza delle autorità polacche. E anche l'incontro con i Giusti delle Nazioni è passato quasi sotto silenzio. Censura strana, ma non insolita, quella che filtra la memoria sulla Shoah, celando il ruolo dei cattolici in difesa degli ebrei.

Ecclesia 31_07_2016
Papa Francesco ad Auschwitz

Varrebbe la pena di dedicare uno studio sistematico al “filtro” che la stampa più influente, e in particolare i telegiornali, applicano al magistero di papa Francesco. Tutto ciò che tocca temi che si ritrovano nell’agenda della cultura dominante viene ripreso, lodato e amplificato. Tutto ciò invece che non vi rientra, o comunque la contraddice, viene taciuto. E’ stato questo ad esempio il caso del passaggio del discorso da lui rivolto alle autorità polacche all’inizio della sua visita a Cracovia.

Mentre il suo richiamo al dovere di accogliere i profughi, che rientra nell’agenda che si diceva, ha immediatamente trovato grande eco, è stato  sistematicamente taciuto o trascurato un altro passaggio  del discorso: quello che egli ha dedicato al tema della vita. “La vita va sempre accolta e tutelata – entrambe le cose insieme: accolta e tutelata – dal concepimento alla morte naturale”, ha affermato, ”e tutti siamo chiamati a rispettarla e ad averne cura”. Per meglio capire il peso molto specifico di tale passaggio occorre  tener presente che in Polonia l’attuale governo ha annunciato di voler introdurre una nuova legge più restrittiva riguardo all’aborto. Un annuncio che ha suscitato l’immediata mobilitazione del fronte abortista a Bruxelles e altrove in sede europea. Il papa ha pronunciato insomma al riguardo parole di incoraggiamento sottolineando che il no all’aborto ha senso nella misura in cui si colloca in una prospettiva non solo di accoglienza ma anche di generale tutela della vita. Ebbene, sull’episodio è subito scattato il… silenzio fuori ordinanza del circo mediatico internazionale.

Un altro caso analogo è quello dell’incontro del Papa a Birkenau con 25 “Giusti delle Nazioni”, ossia persone che a rischio della vita loro e delle loro famiglie negli anni della Shoah aiutarono degli ebrei a sfuggire alla deportazione e allo sterminio. Quello di “Giusto delle Nazioni” è un titolo che lo Stato d’Israele attribuisce ufficialmente. I “Giusti” riconosciuti fino ad oggi  sono circa 20mila. A Gerusalemme in onore e in memoria di  ogni “Giusto” viene piantato un albero su un colle della città, che è perciò ora ricoperto di un grande bosco. 

Davanti al monumento alle vittime dei lager di Auschwitz e di Birkenau, in presenza del Papa il salmo 130,  "De profundis", è stato cantato in ebraico dal rabbino capo della Polonia, rabbi  Michael Schudrich. Il salmo è stato poi letto in polacco dall’attuale parroco di un paese dove viveva una famiglia cattolica che fu sterminata, tutti compresi i bambini, per aver aiutato e nascosto ebrei; una famiglia per la quale è in corso una causa di beatificazione. 

Il poco rilievo e la poca o nessuna informazione data riguardo ai “Giusti” non ha consentito al grande pubblico di cogliere l’importanza del tema, che non a caso viene molto trascurato se non censurato in Paesi come l’Italia dove la memoria della tragedia della Shoah è per lo più egemonizzata politicamente da ambienti di sinistra. Basti pensare al modo con cui troppo spesso vengono “gestiti” certi annuali pellegrinaggi scolastici ad Auschwitz. Nel nostro Paese a un giornalista e scrittore ebreo, Gabriele Nissim, si deve l’avvio a Milano di un’iniziativa sfociata nell’istituzione di un “Giardino dei Giusti”, la cui eco mediatica, molto scarsa rispetto a quanto tale iniziativa meriti, aiuta a capire che siamo di fronte a una vera e propria censura.

Per quanto riguarda specificamente il nostro Paese una censura altrettanto clamorosa è quella che riguarda la sorte degli ebrei italiani durante la Shoah. Benché Mussolini fosse alleato di Hitler,  grazie a una resistenza civile di massa, animata sostanzialmente dalla Chiesa, oltre l’83% dei circa 44500 ebrei italiani sfuggì alla cattura e alla deportazione. A Roma, dove ne vivevano circa 10mila, al momento del rastrellamento nazi-fascista del ghetto ne vennero arrestati soltanto 1200. Beninteso, ciò non attenua il dolore per la sorte di questi 1200, solo meno di venti dei quali sopravvissero, ma dà l’idea di quanto vasto fosse il boicottaggio di massa contro la deportazione degli ebrei. D’altra parte di solito ci si dimentica anche di dire che le leggi razziali varate nel 1938, certamente un’ignominia, venivano molto spesso eluse.

Quando dunque in Italia si parla di Shoah e di Auschwitz sarebbe il caso di parlare anche del salvataggio di massa degli ebrei italiani: un grande episodio della nostra storia messo in ombra dal fatto che il suo motore non furono un’area e un partito politico bensì una realtà civile: una miriade di eroi sconosciuti motivati non da una militanza bensì da un modo di vivere fondato su valori cristiani.