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AUSTRIA

Il cuore di maiale in chiesa, la blasfemia venduta per arte

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Monsignor Glettler, vescovo di Innsbruck, fa esporre sopra l’altare maggiore di una chiesa la gigantografia di un cuore di maiale, pare avvolta da un condom. E gli orrori, spacciati per arte, nella diocesi austriaca sono molti altri. Cresce il malcontento tra i fedeli. Eppure il vescovo resta impunito.

Ecclesia 20_03_2023

Il vescovo di Innsbruck, mons. Hermann Glettler, ha deciso che in Quaresima i fedeli non possono pregare nelle chiese del capoluogo tirolese. Non un ordine formale, ma una forza di repulsione che spinge i fedeli ad andare altrove. Perché una gigantografia di un cuore di maiale sopra l’altare maggiore può ispirare devozione solo ad uno psicopatico. Eppure nella diocesi di Innsbruck la realtà supera la fantasia. In peggio.

Al povero fedele che varca la porta della chiesa dell’Ospedale di Innsbruck si presenta davanti agli occhi questa “opera d’arte” del sig. Peter Garmusch, autoproclamatosi artista e chiamato dal vescovo ad esporre il suo capolavoro nella suddetta chiesa per tutta la durata della Quaresima. Forse per favorire lo spirito di penitenza. Garmusch spiega che si tratta della rappresentazione del cuore dell’uomo, oscillante tra la sua vastità e la sua ristrettezza, simboleggiata da un elastico nel mezzo. L’artista rassicura tutti, accostando il suo lavoro alla classica rappresentazione del Sacro Cuore di Gesù, circondato di spine. Blasfemo.

A dire il vero, a molti osservatori, già sufficientemente disgustati dalla foto e ancor più dalle spiegazioni di Garmusch, la metà inferiore del cuore del maialino risulta avvolta da un involucro che tanto assomiglia ad un condom. Chissà. Di certo, non sarebbe la prima volta che Glettler decide di ospitare in una chiesa, in posizione predominante, un’immagine allusiva di condotte sessualmente riprovevoli. L’anno scorso, sempre per la Quaresima, sopra l’altare della chiesa universitaria dedicata a San Giovanni, si poteva ammirare la gigantografia del petto e del braccio di un uomo nudo tatuato, adagiato su un letto. Il vescovo di Innsbruck aveva spiegato che si trattava di «David, mezzo ucraino - mostrato nella foto esausto (o semplicemente calmo?)», che in quei giorni stava «manifestando nella capitale georgiana contro la follia della guerra». Il collegamento con la Quaresima? «Il tema è la fatica collettiva e personale, ma anche raccogliere le forze per la resistenza. La Quaresima è un tempo per rientrare in sé, di purificazione, di presa di coscienza della necessità e di “risalita” con la forza della fede». Che David sia mezzo ucraino, può anche darsi. Peccato però che stava manifestando per un’altra “nobile” causa, evidentemente sfuggita (volontariamente?) al vescovo: la chiusura di un nightclub nella capitale della Georgia!

Torniamo alla Quaresima a. D. 2023. Gli orrori nelle chiese di Innsbruck non si limitano al cuore del maialino. Nella cattedrale un altro “artista”, Christian Eisenberger, ha assemblato tre enormi Kalashnikov in legno; tutt’intorno delle nuvole di vignette, con scritto: “Boom”, “Woom”, “Zack”. Stile Diabolik. Ovviamente, l’interpretazione è libera, trattandosi di arte contemporanea… Ma la storica dell’arte Elisabeth Larcher, organizzatrice dell’esposizione di arte contemporanea nelle chiese del Tirolo, la intende come una denuncia dell’invasione delle armi nella sfera del sacro: «Quando il Patriarca ortodosso russo Kirill afferma che la guerra contro l'Ucraina è sacra, allora mi chiedo a che punto siamo».

Anche noi ci chiediamo a che punto siamo, ma per altri motivi. Soprattutto quando si vede che sopra l’altare maggiore della chiesa dei Serviti è invece rappresentata una moderna danza della morte, dell’artista Christian Eisenberger. Lunghi teli di un metro di altezza, con scheletri che ballano, uomini congelati, fucili, e in alto a sinistra, il logo di Batman, segno - dicono - della nostalgia di un salvatore.

Il malcontento tra i fedeli è crescente. Nei commenti alle notizie rimbalzano disgusto, rabbia e anche esortazioni ad imitare i cattolici del Vorarlberg, che già da tempo si sono riuniti per non pagare la Kirchenbeitrag, l’odiosa (e odiata) tassa obbligatoria che i cattolici devono versare se vogliono ricevere l’assistenza sacramentale. Una versione moderna e istituzionalizzata della simonia. Padre Ignaz Steinwender, sacerdote della diocesi di Salisburgo, ha preso posizione dai microfoni di Radio Maria - Austria contro questi insulti a Dio e al senso religioso dei fedeli. Persino persone «lontane dalla Chiesa vedono con sorpresa e anche terrore che noi cattolici permettiamo che nell’area più sacra, il Santissimo venga provocato dalla cosiddetta “arte”». Ed esorta i cattolici a reagire: «Ogni cresimato potrebbe dire: sono obbligato dal catechismo a difendere la fede e quindi anche il Santo». Steinwender ha ricordato al riguardo una triste ma tremendamente vera “profezia” di Josef Pieper, il quale osservava che in una società lo sposalizio tra la ricerca smisurata del divertimento e l’incapacità di adirarsi giustamente è segno della sua fine.

Mons. Glettler è l’espressione più eloquente della totale perdita del senso di Dio e di quell’arrogante clericalismo che non esita a calpestare la sensibilità dei fedeli, i quali non vorrebbero far altro che andare in chiesa a pregare, senza esercitarsi in elucubrazioni per interpretare un’opera di presunta arte, che sta nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Perché le chiese non sono dei musei e l’arte presente nel luogo sacro deve rispondere «alla fede, alla pietà e alle norme religiosamente tramandate» e che risultano «adatte all'uso sacro» (Sacrosanctum Concilium, 122). Dovrebbero saperlo anche al Dicastero per il Culto Divino, al quale compete intervenire su queste gravi questioni. Giusto se avessero un po’ di tempo tra un rescritto e l’altro contro i cattolici che vanno alla Messa antica.

Invece Glettler, da quando, nel 2017, papa Francesco lo ha nominato vescovo di Innsbruck, non fa altro che edificare i suoi fedeli con la sua creatività: dal Crocifisso a testa in giù, le cui braccia diventano le lancette dell’orologio, alle stazioni della Via Crucis, sostituite dalla sua “arte” fotografica; poi la rana crocifissa e la casula trasparente in Pvc (tutte documentate da Messainlatino). Rappresentazioni blasfeme, che piacciono solamente a lui e alla sua cricca di “eruditi”. Per la cronaca: Glettler rimane impunito. Ma questa ormai non è una notizia.