Il Covid che verrà porterà vaccino e mascherine
I dirigenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sempre più incerti e contraddittori: dai profeti di sventura che parlano di varianti future più patogene, a chi si lamenta delle aperture e della circolazione di persone, fino ad una probabile presenza del Covid come principale protagonista delle patologie respiratorie invernali che scalzerà il virus influenzale, che negli ultimi due anni è pressoché scomparso. Ma su una cosa sono tutti d’accordo: quando in autunno il Covid si ripresenterà la misura con cui affrontarlo sarà il vaccino. Anche se ora non se ne parla molto, la quarta dose arriverà. E Speranza ci costringerà sempre con la mascherina.
- FALLIMENTO DEL VACCINO AFRICANO, di Anna Bono
Che ne è del Covid all’inizio della bella stagione e del rialzo delle temperature? Le varie curve dei casi rilevati, dei ricoveri e dei decessi stanno tutte discendendo, confermando quello che si osserva dal punto di vista epidemiologico fin dagli inizi, che esiste una stagionalità del virus. Il primo anno, il 2020, dopo due mesi – marzo e aprile - difficilissimi, a maggio il numero dei morti crollò nettamente, fino ad arrivare nei tre mesi estivi in Italia ad una media di sei decessi al giorno.
Tuttavia l’anno successivo i numeri furono decisamente più alti, nonostante ci fossero stati mesi e milioni di vaccinati. Ora siamo arrivati alla terza estate dell’epidemia. In tutte le pandemie del passato dalla Spagnola alla Sars-Cov 1 non si era mai visto superare i due anni di durata del contagio. Tutte erano scomparse spontaneamente. Cosa succederà ora? Avremo di nuovo un calo drastico come nel 2020? E, soprattutto, il virus sarà sparito in autunno?
Perché dalle cifre dei contagi e dei decessi si deciderà della nostra libertà, ora faticosamente strappata come gentile concessione dai governanti. Ci saranno nuovamente Lockdowns, mascherine ubiquitarie, vaccinazioni e lasciapassare? La risposta non è facile. Certamente il virus è destinato a diventare da epidemico a endemico. Le varianti che si stanno susseguendo portano il Covid ad assomigliare sempre più ai cugini Coronavirus, in grado di causare raffreddori, faringiti, e in qualche caso più grave, nei soggetti anziani e fragili, bronchiti e polmoniti.
Il Covid sarà sempre più simile ad una influenza, ossia un virus molto diffusivo, contagioso, ma con un tasso di letalità analogo a quello dell’influenza, che è dello 0,2%. Potrà un simile rischio portare e giustificare delle misure draconiane della libertà? La risposta sarà diversa in ogni Paese: difficile pensare che la Gran Bretagna imporrà misure coercitive, dopo essere stata tra le prime a revocare le disposizioni di limitazioni, mentre la Francia di Macron e l’Italia di Draghi continueranno come prevedibile ad essere i più duri esponenti dell’ideologia del Security State: togliere le libertà in cambio di una sedicente tutela di sicurezza. C’è chi non si rassegna fin da ora alle concessioni rilasciate dal proprio stesso Esecutivo: il Ministro Speranza lancia un appello all’uso continuo della mascherina, anche all’aperto. Le mascherine – secondo i loro propugnatori- dovranno diventare uno strumento di uso comune”.
Quello che dovrebbe rappresentare il punto di riferimento per le politiche sanitarie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è sempre più incerto e contraddittorio. In attesa di nuove linee guida sul Covid, si leggono dichiarazioni a macchia di Leopardo di singoli dirigenti: si va dai profeti di sventura che parlano di varianti future più patogene, a chi si lamenta delle aperture e della circolazione di persone, fino ad una probabile presenza del Covid negli anni a venire come principale protagonista delle patologie respiratorie invernali che scalzerà il virus influenzale, che negli ultimi due anni è pressoché scomparso. Ma su una cosa sono tutti d’accordo: quando in autunno il Covid si ripresenterà la misura con cui affrontarlo sarà il vaccino. Anche se ora non se ne parla molto, la quarta dose arriverà.
L’OMS si affida all’industria farmaceutica affinchè metta a disposizione un vaccino che “copra meglio la variante Omicron”. Una variante i cui dati clinici ed epidemiologici non sembrano giustificare una vaccinazione ad hoc, ma sicuramente l’industria farmaceutica farà di tutto per rispondere alla richiesta dell’OMS. Ma se ciò fosse, quello che che è assolutamente auspicabile è che sia su base volontaria e non obbligatoria.
Ci si augura di non assistere più all’isteria vaccini sta degli scorsi mesi, con la caccia alle streghe nei confronti dei non vaccinati, e soprattutto senza ricorrere allo strumento coercitivo della “certificazione verde”, che non ha avuto alcuna utilità nel contenere la diffusione dei contagi. Venuto completamente meno l’obiettivo dell’“immunità di gregge” (non è un caso che non ne parli più nessun virologo) non servono le misure discriminatorie: il vaccino diventi quello che è: un mezzo di protezione individuale. Chi lo ritiene utile lo faccia liberamente, così come indossare la mascherina da soli in auto o su un sentiero in montagna, ma non venga imposto a suon di sanzioni.