L'EDITORIALE
Il caso De Mattei e il ritorno della scienza "nazista"
Una riflessione del vice-presidente del Cnr sul senso delle catastrofi naturali, scatena la reazione di parte del mondo scientifico. Che confonde il livello del "come" da quello del "perché".
Editoriali
05_04_2011
Misurando grandezze relative alle persone si arriva “scientificamente” a poter dichiarare che queste sono tutte diverse, questo però non impedisce di poter affermare che “gli uomini sono tutti uguali” . Non si fatica a capire che si tratta di affermazioni riguardanti lo stesso tema prendendo in esame aspetti diversi.
Questo caso mi è venuto in mente leggendo la maggior parte delle aspre e dure critiche a quanto detto, riguardo le catastrofi naturali ed il loro legame con la Provvidenza, dal professor Roberto de Mattei a Radio Maria nell’intervento del 16 marzo 2011. Prendendo spunto da tsunami e terremoti, de Mattei ha cercato di discutere il tema della presenza del male sulla Terra nonostante Dio sia amore; in seguito molti scienziati hanno scritto che si tratta di una posizione antiscientifica in quanto si sa che i terremoti sono causati da movimenti tettonici. Al problema del “perché” ci sono le catastrofi naturali, tema sul quale si discute e confronta da secoli, si è risposto che il problema del “come” è già stato risolto dalla scienza e quindi tirare in ballo Dio è anti-scientifico.
Non ci interessa qui approfondire i contenuti dell'intervento di De Mattei, tenendo anche conto che La Bussola Quotidiana ha già dedicato, prendendo spunto dal terremoto in Giappone, un editoriale sul mistero della sofferenza e del male nel mondo. Basti dire che si tratta di un intervento legittimo, di un suo parere personale che nasce dalla riflessione sulla realtà.
Ma tale intervento è stato sorprendentemente seguito, da parte di molti quotidiani e blog, dalla richiesta di dimissioni del prof. Roberto de Mattei dal suo incarico di vice-presidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), e addirittura è stata lanciata l’iniziativa di una raccolta firme in tal senso. In molti hanno colto tale occasione per riproporre subdolamente un tema vecchio, passato, ormai stantio, dell’incompatibilità della fede con la scienza, affermando che un’organizzazione scientifica non può essere diretta da credenti e che questi sono una zavorra per il progresso della scienza.
Tutte affermazioni già smentite dalla storia, ad esempio i numeri che tutti utilizziamo hanno origini arabe, ove gli scienziati dell’epoca erano musulmani. Fu nello Stato Pontificio che nacquero le prime Università ed Accademie. Sono numerosi gli scienziati famosi che furono uomini di fede, ne riporto solo alcuni: padre Gorge Leimatre (per primo propose la teoria del Big Bang),p. Angelo Secchi, p. Giuseppe Mercalli, p. Pavel Florenskij, p. Gregor Mendel, David Livingstone, p. Nicola Stenone, p. Alberto Magno, p. Ruggero Bacone, p. Bonaventura Cavalieri, p. Lazzaro Spallanzani, p. Nicolò Copernico, etc. Molti i credenti laici, ad esempio Galileo Galilei, Louis Pasteur (che disse “un po’ di scienza allontana da Dio, ma molta riconduce a Lui”), Lord Kelvin (che lasciò addirittura intendere che i due principi della termodinamica fossero preannunciati nel Salmo 102, 26-27), e così via.
Sicuramente molti di quelli che hanno chiesto le dimissioni di de Mattei sanno che fede e scienza molto spesso hanno avuto, ed hanno, un incontro proficuo, ma molto probabilmente quello che si vuole è che lo scienziato credente non faccia nulla per far capire che lo è. Può essere credente solo a patto che lo sia a casa sua e non pubblicamente, che sia rispettata un’egemonia culturale, nulla deve rimuovere la “leggenda” che la fede non è compatibile con la scienza, uno dei motivi per il quale, poco tempo fa, è stato di fatto vietato al Papa, Benedetto XVI, di tenere un discorso all’Università “La Sapienza” di Roma. La “libertà di religione” va bene purché questa si riduca a candele, riti e preghiere in luoghi chiusi, al massimo si esprima solo facendo solidarietà ove e quando richiesta dallo Stato o dalla stampa. Chissà se le stesse persone firmatarie della petizione, leggendo quanto detto da Leibniz sulle catastrofi naturali, analogamente faranno una raccolta firme perché sia scritto sui libri di scuola che non ha portato un contributo positivo alla scienza?
Eppure gli scienziati, religiosi e non, sono più vicini di quanto appaia. Tutti sono “uomini di fede” in quanto hanno fiducia che esista una legge intrinseca ed intelligibile nei “sistemi” che indagano, una legge ipotizzata quasi sempre come descrivibile matematicamente. Tale legge per alcuni è opera di un Creatore, per altri è emersa casualmente dalla sola “materia disordinata” durante la sua evoluzione.
Ma chi sembra degno di far scienza per i firmatari delle petizioni? Visto che scientificamente non si può dimostrare né l’esistenza né la non esistenza di Dio e che non potrebbero ricoprire la direzione di organismi scientifici tutti i credenti, sembrano inevitabilmente esclusi: atei, indù, musulmani, cristiani, etc. Idonei a tale incarico rimangono solo quelli che non si pongono il problema di Dio, non si fanno domande di senso, non si fanno domande sui “perché” ma solo sul “come”. Sembra che servano scienziati coscienziosi nel prendere dati che però non si pongano problemi di coscienza, uomini di scienza che non mettano mai in dubbio il pensiero maggioritario.
Forse, in passato, gli scienziati presenti nei lager nazisti erano proprio di questo tipo, interessati solo all’esperimento senza interrogarsi sul resto. Si può facilmente convenire che quello non sia stato il miglior esempio di organizzazione scientifica. Di loro Hannah Arendt scrisse: ”Sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano”. In futuro dobbiamo invece auspicare la presenza di scienziati con vari credi, speriamo che la diversità sia vista come ricchezza e non un limite.
Forse, in passato, gli scienziati presenti nei lager nazisti erano proprio di questo tipo, interessati solo all’esperimento senza interrogarsi sul resto. Si può facilmente convenire che quello non sia stato il miglior esempio di organizzazione scientifica. Di loro Hannah Arendt scrisse: ”Sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano”. In futuro dobbiamo invece auspicare la presenza di scienziati con vari credi, speriamo che la diversità sia vista come ricchezza e non un limite.
Nel frattempo aspettiamo che tra qualche giorno, gli stessi che pur se non credenti passano il loro tempo ascoltando Radio Maria per sentire cosa dice il professor Roberto de Mattei, chiedano le sue dimissioni perché hanno saputo che a Pasqua ha detto di credere alla Resurrezione del Cristo dopo tre giorni.
* Fisico
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