Il caso curioso dell'inno gay (del compositore fascista)
L’inno gay è di un compositore fascista. È la storia “da mondo alla rovescia” di Over the Rainbow, la canzone più famosa de Il mago di Oz cantata da Judy Garland e diventata icona gay. Ebbene, la canzone è copiata da un intermezzo poco noto di Mascagni. Che tutti hanno - ingiustamente - sempre definito un compositore fascista.
L’inno gay è di un compositore fascista. Non ci credete? E’ la storia “da mondo alla rovescia” di “Over the Rainbow”, la canzone più famosa de “Il mago di Oz” il musical diretto da Victor Fleming precisamente 80 anni fa.
“Da qualche parte sopra l'arcobaleno, proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto una volta durante la ninna nanna, da qualche parte sopra l'arcobaleno volano uccelli blu”. Cantava trasognata la diciassette Judy Garland nel paesaggio bucolico della sua fattoria.
Nel corso dei decenni questa canzone, bella, ma piuttosto melensa, è diventata, per ovvi riferimenti, uno dei più importanti inni del movimento Lgtb mondiale. Questo anche perché Judy Garland, nonostante fosse eterosessuale, divenne un’icona gay fra gli anni ’40 e ’60 tanto che si favoleggia come il lutto per la sua morte avesse portato ai moti di Stonewall e quindi al primo Gay pride della storia.
Proprio di ieri la notizia che il cantante palermitano Ernesto Tomasini che ama definirsi “l’Elettrocastrato” sarà protagonista di un convegno/performance al Palermo Pride 2019 dedicato, guarda caso, a Judy Garland.
Eppure basta un click su Youtube per avere la prova diretta di come Over the Rainbow non sia altro che un plagio terrificante dall’intermezzo di un’opera dimenticata di Pietro Mascagni, compositore eccelso che tuttavia continua a essere ostracizzato ancor oggi, in Italia, per i suoi legami col Fascismo.
Il brano si chiama “Il sogno di Ratcliff” ed è situato dopo il III atto del “Guglielmo Ratcliff”, melodramma che ebbe la sua prima rappresentazione alla Scala di Milano nel 1895, ovvero 44 anni prima del Mago di Oz.
Il libretto di Andrea Maffei è tratto dal “William Ratcliff”, cupo dramma di Heinrich Heine del 1822 il quale narra di un cavaliere scozzese che uccide tutti i pretendenti alla mano di Maria. Una specie di campione di eterosessualità violenta, dunque.
L’opera, improntata a uno stile wagneriano all’italiana è stata fra i primissimi lavori del giovane Mascagni tanto che egli fu tentato di inviare questa partitura al famoso concorso Sonzogno che invece sancì il suo successo internazionale con la rovente e mediterranea “Cavalleria rusticana”.
Il Ratcliff non entrò mai nel grande repertorio soprattutto per la grande difficoltà vocale del ruolo del protagonista, affidato al registro di tenore. Tuttavia, l’intermezzo strumentale è un capolavoro in sé e uno dei principali Leitmotiv del Sogno di Ratcliff è stato inequivocabilmente rubato dal compositore ebreo Harold Arlen (il cui vero nome era Hyman Arluck) per Over the Rainbow, canzone con la quale vinse – ironia della sorte - l'Academy Award per la migliore canzone “originale”.
Il plagio è marchiano ed evidente e va avanti per interi righi musicali, non per poche battute. Tutti possono verificarlo su questo link, al minuto 1.08 o ancora al minuto 4.20. Se qualcuno non si ricordasse la canzone del Mago di Oz (QUI).
Non sappiamo se all’epoca Mascagni se ne fosse accorto. Dopotutto si era alle soglie della Seconda Guerra mondiale e qualsiasi contenzioso sarebbe finito molto probabilmente nel nulla. Il compositore livornese morì nel 1945 e l’Italia gli negò i funerali di Stato anche se persino la Russia di Stalin osservò un minuto di silenzio alla radio in suo onore.
Un recente articolo su Quotidiano nazionale ridimensiona in gran parte la leggenda “nera” sul suo conto. Mascagni non era molto più fascista di Puccini, Guglielmo Marconi, Pirandello, Ungaretti, Umberto Giordano, Enrico Fermi, Cilea, Salvatore Di Giacomo e tanti altri geni che facevano parte dell’Accademia d’Italia.
Venne accusato di aver preso milioni dal Mussolini, ma questo, come rivela QN, fu per realizzare il “Carro di Tespi”, un progetto gigantesco che portava l’opera lirica nelle province e nei paesi per farla conoscere al popolo.
Nonostante la sua ricca e variegata produzione, nonostante sia molto eseguito all’estero, in Italia Mascagni è ancora molto sottovalutato, basti pensare al fatto che la sua città natale, Livorno, non gli ha dedicato nemmeno un monumento.
Il Maestro era un uomo molto cattolico e non sarebbe stato contento di vedere la fine della sua splendida invenzione melodica. Tuttavia, tempus omnia revelat e la storia si prende le sue ironiche, amare rivincite.