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polemiche in sagra

Il blasfemo Fedez sì, il cattolico Povia, no: la doppia morale del Pd e dei vescovi

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A Reggio Calabria il vescovo scarica i parroci che hanno contestato il concerto di Fedez in Sagra. «Accogliere tutti». I due preti alla Bussola: «Ubbidiamo, ma è una presenza incoerente e blasfema». La doppia morale del vescovo e del Pd: a Nichelino Povia è stato cacciato dalla festa patronale perché "troppo" cattolico. 

Ecclesia 13_09_2024

Ruota tutta attorno all’errato concetto di accoglienza del vescovo di Reggio Calabria, e a una buona dose del classico doppiopesismo targato Partito Democratico, la polemica che stanno vivendo in questi giorni i fedeli della Diocesi reggina. È qui che, il 17 settembre, si esibirà Fedez nell’ambito dei festeggiamenti per la patrona Maria Madonna della Consolazione.

Fedez e sagra paesana, l’ossimoro ha fatto storcere il naso ad alcuni parroci che hanno lamentato il curriculum anticlericale e blasfemo dell’ex signor Ferragni accostato alle celebrazioni religiose della santa patrona. Che cosa c’entra un cantante come lui per un concerto che si svolge nell’ambito di una festa cristiana, anche se con le immancabili proposte civili portate avanti dall’amministrazione comunale?

A esporsi al fuoco delle polemiche sono stati due parroci. Uno, don Giovanni Gattuso, titolare della parrocchia di San Nicola in Cannavò, ha preso carta e penna e scritto al sindaco Pd Giuseppe Falcomatà «contestando la presenza del rapper il cui stile e messaggi, per quanto legittimi nel contesto della libera espressione, appaiono lontani dai valori che questa celebrazione incarna». Dunque, la sua «una presenza che rischia di compromettere l’armonia e la spiritualità di questo momento sacro, distruggendo la connessione profonda tra la comunità e la sua patrona».

A rincarare la dose ci ha pensato subito dopo anche don Giovanni Zampaglione, che, ricordando la maglietta di Fedez con Topolino crocifisso al posto di Gesù Cristo, si è chiesto «che messaggio darà Fedez ai nostri giovani e alla gente?».

Inevitabile lo scoccare delle polemiche, che hanno coinvolto anche il primo cittadino, il quale ha risposto alla missiva del parroco con un sonoro sberleffo: «Sono opinioni personali». A schierarsi con l’amministrazione è arrivato così il vescovo di Reggio Calabria, l’arcivescovo metropolitano Fortunato Morrone, il quale ha sentito il bisogno non di difendere i suoi preti, ma di salire sul carro del Comune.

Morrone, per essere sicuro di non essere nemmeno equivocato ha persino diramato una nota stampa sottolineando «la Chiesa è chiamata ad accogliere anche chi si oppone apertamente alla fede cattolica». E poi: «Pur riconoscendo che la scelta dell’amministrazione comunale ha suscitato reazioni divisive all’interno della comunità, ritiene che sia fondamentale mantenere vivo lo spirito cristiano di accoglienza e dialogo, specialmente in occasioni come questa, che richiamano il profondo significato della fede cattolica. Come cristiani siamo chiamati ad accogliere non solo chi condivide la nostra fede, ma anche chi è lontano da essa o, in alcuni casi, vi si oppone apertamente». E infine: «La presenza di un artista le cui produzioni musicali possono aver sollevato critiche per il contenuto dei testi, non deve distoglierci dal nostro mandato evangelico: accogliere tutti, anche chi ci insulta, come raccomanda Gesù nel Vangelo, e testimoniare con la nostra presenza e il nostro comportamento il Vangelo della Carità e del perdono. La Madonna della Consolazione è simbolo di accoglienza, protezione e conforto per tutto il popolo reggino: credenti e non credenti».

Dunque, accoglienza cieca pronta e assoluta, come se fosse un mandato evangelico quello di stendere tappeti rossi e pagare profumatamente - in città le voci parlano di un caché intorno ai 100mila-130mila euro di soldi pubblici - chi fa della propria produzione musicale molto spesso un attacco e uno sberleffo alla fede. Accoglienza che, sempre stando al Vangelo, si dà al giusto, pena il celebre scuotiménto (l’atto dello scuotere) della polvere dai calzari.

Ma evidentemente il vescovo non ha voluto turbare il momento così festoso e, scaricati i due poveri sacerdoti, si è accodato al gioioso concerto contravvenendo così all’obbligo di riprendere – per lo meno – gli erranti. Forse se avesse sostenuto i suoi preti avrebbe instillato a Fedez il senso di rispetto verso il sacro e la responsabilità che ne deriva. Invece così il rapper gongolerà doppiamente e si sentirà ancora più libero di prenderli in giro questi cattolici, che manco difendono ciò che hanno di più caro.

Ai due preti non è rimasto che accettare supinamente le decisioni del loro superiore. Ribadendo però con tenacia le proprie posizioni. «Al vescovo si deve ubbidienza – spiega don Gattuso alla Bussola -, quindi prendo il suo invito come un tentativo di spegnere le polemiche per concentrarci sul necessario raccoglimento che la sagra richiede».

Però ha ribadito: «Io non volevo alzare un polverone, ho solo manifestato il mio dissenso. Questa festa ha una matrice cristiana e io ho semplicemente espresso la mia opinione di fedele con toni pacati per far capire che l’accostamento di questo artista con la fede e con la festa mariana non c’entra niente. Io penso che da parte dell’amministrazione siano mancati buon senso e discernimento».

In questa vicenda «sono mancati coerenza e rispetto. Anche molti non cattolici si riconoscono nel forte legame con la madre di Dio in questa occasione, perché Reggio è stata protetta dalla Vergine durante i tragici momenti della carestia e del terremoto. Fedez invece è figura blasfema, che offende il nostro Credo. Io non metto in discussione l'accoglienza, ma non posso fare finta di nulla se chi fa dell'offesa ai credenti e a Mia Madre un business, viene a casa mia». 

Anche don Zampaglione, raggiunto dalla Bussola, è sulla stessa lunghezza d’onda del confratello, come molti altri preti che però non si sono esposti: «Fedez poteva essere invitato dall’amministrazione per lo meno in un altro contesto. Ha fatto dei testi obbrobriosi, che non si commentano nemmeno, è sempre stato offensivo nei confronti della fede cattolica. Ricordo che nel 2019 quando uscì la polemica della sua maglietta lo avevo invitato sui social a togliere quell’immagine che oltraggiava il crocifisso, non mi ha mai nemmeno risposto. E adesso gli stendiamo i tappeti rossi?».

Come dargli torto, del resto, ma quando la questione si fa politica, inutile sperare di trovare un appoggio in un vescovo, figura ormai ridotta a garante dell’armonia civica nel nome del conformismo e del buonismo. E anche del doppiopesisimo. Eh sì, perché questa vicenda sembra fare da naturale contraltare ad un’altra vicenda che si svolgerà negli stessi giorni.

Ricordate la sagra di San Matteo a Nichelino in provincia di Torino, dove il sindaco ha cancellato il concerto di Povia perché il cantante già vincitore di Sanremo è considerato un cattolico contro l’aborto e no vax?  Ebbene: anche in quel caso l’invito era partito dagli organizzatori della sagra e anche in quel caso siamo di fronte ad una giunta targata Pd.

Ma quando il sindaco ha deciso di lasciare a casa Povia sotto la scure delle polemiche, nessuno da parte della Diocesi si è precipitato a difendere il cantante. Quindi, ricapitolando: Povia si può mandare a casa con un calcio nel sedere perché le polemiche sono divisive, Fedez ovviamente no, perché non bisogna mica dare voce a tutte le polemiche. La doppia morale del Pd è tutta qui. Quella dei vescovi evidentemente segue a ruota.