I viaggi di Francesca Cabrini e il suo vero tesoro: Gesù
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I resoconti dei viaggi di Francesca Cabrini (1850-1917) immergono il lettore in quella che fu la grande missione della santa italiana in America. Tra tante peripezie e opere di carità, ricordava alle sue missionarie che Gesù è «il nostro vero Tesoro».
«Una mirabile epopea di lotte e di vittorie spirituali può ben dirsi, dilette figlie Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, la carriera terrena della vostra Madre Francesca Saverio Cabrini, immagine della donna forte, conquistatrice, con passi arditi ed eroici, del mondo attraverso il corso della sua vita mortale, ed ora esaltata al fastigio della gloria dei Santi quaggiù, ove al nostro occhio non è dato né d'immaginare, né di comprendere lo splendore dei beati nel soggiorno del cielo. Noi la vediamo, questa eroina dei tempi moderni, apparire in mezzo a noi, sorgere come una stella da un umile paese lombardo, elevarsi nella sua luce e varcare gli oceani, spargendo per ogni dove il calore dei suoi raggi, e suscitando intorno a sé la meraviglia dei popoli».
Questa è la descrizione che Pio XII, il 9 luglio 1946, fece di santa Francesca Saverio Cabrini (Sant’Angelo Lodigiano, 15 luglio 1850 - Chicago, 22 dicembre 1917), della quale domani ricorre la memoria liturgica. Nel suo mirabile affresco papa Pacelli, che aveva canonizzato la Cabrini due giorni prima, la dipinge come «eroina dei tempi moderni», un’espressione inusuale per l’epoca. In questo ritratto vi è tutta la personalità della santa lombarda. Il contesto storico, nel quale santa Francesca Cabrini operò, dà una prima idea dell’ampiezza della sua missione profetica.
Tra il 1880 e il 1915, circa nove milioni di italiani emigrarono nel continente americano. Un vero “morbo sociale”, così lo definirono parecchi politici e sociologi dell’epoca. «Ero forestiero e mi avete ospitato», così dice Gesù (Mt 25,35); queste stesse parole devono essere risuonate chissà quante volte nell’animo della Cabrini, divenendo “concretezza” in lei, pragmatismo evangelico e sprone per il servizio ai fratelli bisognosi. Il suo desiderio era di andare in Cina, ma Leone XIII le disse: «Non a Oriente, ma a Occidente!». Da ciò, il primo viaggio alla volta dell’America, all’età di quasi 39 anni. Madre Cabrini partì nel 1889 con sette compagne, Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, congregazione da lei fondata a Codogno il 14 novembre 1880. Insieme a loro, 900 emigranti stipati nella terza classe della nave. Quella fu la prima di ventiquattro traversate oceaniche. Una città del “nuovo mondo” divenne simbolo della sua opera missionaria: New York.
Leggendo gli scritti della santa, quei viaggi appaiono davvero una «mirabile epopea». Purtroppo, del primo viaggio in America e del ritorno in Europa non è rimasta nessuna relazione scritta, che abbiamo invece per il secondo viaggio, da Le Havre a New York, nell’aprile 1890. Motivo di questo suo secondo viaggio era l’acquisto della villa di West Park detta “Manresa”, già noviziato dei membri della Compagnia di Gesù, disposti a cederla ad un prezzo di favore. Posta in una località deliziosa, a sole due ore di distanza da New York, questa casa era per la Cabrini un’ottima occasione per aprire in America un noviziato per la sua congregazione. Inoltre, la santa trasferì a Manresa l’orfanotrofio di New York. Ma leggiamo un estratto dello scritto che la Cabrini rivolgeva alle sue consorelle in quell’occasione: «Egli (Gesù) è il nostro vero Tesoro; amiamolo con tutto il cuore, serviamolo fedelmente, facciamolo conoscere a tutti, e tutti animiamo a staccarsi da tutte le creature, da tutte le cose, da sé stessi, per riuscire a possedere il suo perfetto amore, che è un Paradiso anticipato. Gli affetti vostri, o figliuole, si concentrino tutti in questo bel Cuore, e sarete sempre e veramente felici; ma se invece qualche affetto privato o a voi o alle creature vi lega avrete sempre qualche fastidio, qualche ora di tedio e di malinconia. Scioglietevi e mettete le ali, ve ne prego, per istar sempre sollevate da terra».
Nell’ultima parte, questo scritto sembra una poesia. La santa scrive: sollevate da terra, questo chiedeva alle sue missionarie. In questa espressione, così eterea, è possibile riscontrare ciò che volesse dire per lei “missione”: nessun legame sulla terra per essere pronte a innalzarsi verso Dio. Così facendo ogni opera diveniva leggera.
Scorrere le descrizioni dei suoi viaggi è come rivivere la missione della santa. Le sue pagine donano al lettore uno spaccato non solo della società dell’epoca ma anche una vera e propria “full immersion” (così si direbbe nel linguaggio d’oggi) nel metodo di evangelizzazione della Cabrini.
In alcune note riguardanti un viaggio fatto nell’agosto 1890 (da New York a Le Havre) troviamo, ad esempio, un curioso episodio: «Questa mattina ho dovuto fare i complimenti ad un cane per far piacere ad una signora e amicarmela un po’ onde poterle poi parlare della nostra santa religione. Essa è protestante; già le ho potuto dire qualche parola, ma è tanto attaccata alla sua falsa religione». È assai interessante notare come per la Cabrini ogni piccolo pretesto fosse importante per parlare di Cristo. Più avanti, troviamo scritto: «La nostra protestante non ci abbandona, cerca sempre di venirci vicino; oggi le ho regalato una crocetta nella quale si vede la Madonna; l'ha gradita assai e mi ha detto: Può darsi che mi faccia cattolica. Oh, figliuole, pregate; come sarei contenta se davvero entrasse nel grembo di S. Chiesa! È una signora molto influente e quindi il bene si estenderebbe a tante altre signore. Pregate, colla preghiera si ottiene tutto». Altro episodio per comprendere la spiritualità della santa: da una parte la preghiera, forza incredibile per muovere le montagne; dall’altra un’azione, quella di donare una piccola crocetta con l’effigie della Vergine Maria.
Di un altro viaggio (ottobre 1891, da New York al Nicaragua), a proposito delle difficoltà incontrate in mare, scrive: «Stavo poi attenta a tutti i movimenti [della nave, ndr] perché, se vi fosse stato bisogno di salvarsi in qualche maniera, allora avrei obbligato tutte a vestirsi, per porsi in salvo. Intanto tutte pregavano la Vergine del Rosario nel cui mese viaggiammo, accendemmo la candela di Loreto, molto efficace contro le tempeste di mare, e la nostra Madre Santissima, che non si lascia pregare invano, venne davvero in nostro soccorso, liberandoci dall'estremo pericolo. Oh! quanto è buona Maria! Quanto è amabile e cara! Della sua bontà è ripiena tutta quanta la terra, la sua clemenza è di generazione in generazione, tutti i secoli videro le opere mirabili e misericordiose che fecero le sue mani benedette». In queste parole, tanta umanità: la preoccupazione per le sue consorelle. E, allo stesso tempo, una fiducia incrollabile nell’azione del Signore attraverso la Vergine Maria.
Mother Cabrini, un film accurato, dunque politicamente scorretto
Per chi ha resistito a tarda ora, oltre la Lotteria di Capodanno, nella notte dell'Epifania era andato in onda su Rai 1 "Mother Cabrini". Il film sulla vita di santa Francesca Saverio Cabrini, la suora missionaria protettrice degli emigranti in America, è realistico, con attori simili ai personaggi storici e non censura la lotta contro la Massoneria
Madre Cabrini, la donna (più votata) non degna di statua...
Nella Grande Mela un programma affidato alla moglie del sindaco de Blasio “premia” con una statua le donne che hanno dato lustro alla città: tra loro anche due uomini trans. Niente monumento, invece, per santa Francesca Cabrini, gigante di carità, di gran lunga la più votata nel sondaggio pubblico da cui era partito tutto. Come dire: viva la “diversità”, purché non sia cattolica.