I vescovi ai fedeli: “La Messa è vitale, tornate in chiesa”
Lo streaming non basta, per chi può è necessario tornare alla Messa in presenza perché “il tesoro più grande è, ovviamente, la vita sacramentale della Chiesa e, soprattutto, l’Eucaristia”. I vescovi di Inghilterra e Galles pubblicano un documento per sottolineare che non si può fare a meno dell’Eucaristia domenicale e di godere della presenza reale del Signore.
La Messa non è finita, tornate in chiesa. È quello che i vescovi di Inghilterra e Galles hanno voluto ricordare ai fedeli in una riflessione pubblicata pochi giorni fa sulla vita post-Covid delle comunità. Un documento uscito alla conclusione della plenaria che per la seconda annata consecutiva si è tenuta via Zoom e durante la quale ha avuto ampio spazio la discussione sulla frequenza della funzione domenicale in era pandemica.
Durante l’emergenza, anche i cattolici inglesi e gallesi hanno vissuto un periodo senza poter pregare in chiesa e ricevere i sacramenti. Molte - ma non tutte - le parrocchie hanno cercato di correre ai ripari attraverso la trasmissione delle Messe in streaming. Un esempio di quella creatività invocata da Papa Francesco nei giorni più difficili dell’emergenza, ma che a lungo andare - come ammonito dal Pontefice - rischia di “viralizzare” la fede. I casi storici della Francia post-rivoluzionaria e del Messico dopo la repressione anticattolica dimostrano le difficoltà del ritorno alla normalità in caso di interruzione della vita liturgica e pastorale.
In un’intervista all’Osservatore Romano, il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece, aveva lanciato l’allarme nel settembre scorso: “Tutti quelli che non sono più venuti alla Messa, perché venivano solo per ragioni culturali - aveva affermato il porporato lussemburghese - non vengono più; hanno visto che la vita è molto comoda, possono vivere molto bene senza dover venire in chiesa”. Ma il problema non riguarda soltanto i cosiddetti cattolici culturali e l’offerta del servizio streaming, da opportunità fondamentale per chi è malato o in quarantena, può tramutarsi in un deterrente per il ritorno tra i banchi di chi potrebbe andare di persona.
È un tema affrontato dai vescovi d’Inghilterra e Galles che nella loro riflessione hanno distinto tre tipologie di fedeli nella realtà ecclesiale post-pandemica: ci sono i timorosi di entrare in uno spazio chiuso quale può essere la chiesa e i pigri che hanno “semplicemente perso l’abitudine” di venire in chiesa, per i quali vengono indicati come necessari contatti personali e rassicurazioni. C’è, poi, chi ha modificato la scala gerarchica della propria vita alla luce del Covid e ha deciso che la pratica religiosa non è più tra le proprie priorità. Una categoria nei confronti della quale, scrivono i presuli, serve “una preoccupazione particolare” nell’ambito della missione della Chiesa. Infine ci sono quelli che vengono indicati come “curiosi del Covid” perché sono “entrati in contatto con la Chiesa cattolica attraverso la nostra presenza su Internet” durante il lockdown.
Queste sono le tre principali sfide che la Chiesa d’Inghilterra e di Galles si trova ad affrontare nell’immediato “per portare le comunità e la pratica della fede a un’espressione e a una forza ancora maggiori”. Sfide che si possono affrontare potendo contare su quelli che i vescovi indicano come “veri e propri tesori che servono a ricaricarci e arricchirci”: ci sono le scuole, definite “ponti per tornare in chiesa” e c’è anche l’impegno sociale che è cresciuto in modo esponenziale durante questi lunghi mesi di pandemia. “Ma il tesoro più grande - ricordano i presuli - è, ovviamente, la vita sacramentale della Chiesa e, soprattutto, l’Eucaristia”. “È l’Eucaristia, la celebrazione della Messa - continuano nella riflessione - che fa la Chiesa; ed è la Chiesa, nel dono dello Spirito Santo, che fa l’Eucaristia. Il Santo Sacrificio della Messa è la linfa vitale della Chiesa; richiede la nostra partecipazione attiva e, per essere pienamente celebrato, la nostra presenza fisica”.
Quindi, vanno ringraziati tutti coloro i quali hanno sperimentato modelli di preghiera e catechesi telematici durante il lockdown, ma “in questo momento dobbiamo avere come obiettivo la necessità di riportare alla sua giusta centralità nella nostra vita la Messa domenicale, incoraggiando ciascuno a riprendere il proprio posto nell’assemblea dei nostri fratelli e sorelle”. La domenica, scrivono i vescovi, è “qualcosa di cui non possiamo fare a meno” e va vista come “l’anima della settimana” perché dà “senso a tutte le responsabilità che viviamo ogni giorno”. La riflessione è un richiamo all’indispensabilità salvifica dell’Eucarestia domenicale. “Nel tempo a venire - continuano i presuli inglesi e gallesi - non possiamo fare di meglio che riaccendere nei nostri cuori, promuovere e incoraggiare, un desiderio per la presenza reale del Signore e la pratica della preghiera davanti al Santissimo Sacramento, un dono così profondamente apprezzato in questi tempi di chiusura”. Un monito sulla centralità dell’Eucaristia nella vita di fede e a farne “la pietra angolare delle nostre vite”.
Nel loro appello alla partecipazione fisica alla liturgia, i presuli citano la Dies Domini e ricordano come san Giovanni Paolo II abbia parlato dello “stupore per il dono della Messa e per la costante Presenza del nostro Santissimo Signore nel Sacramento dell’altare”. “Qui - concludono - sta il tesoro, che arricchisce il nostro rapporto con Gesù e riunisce ogni aspetto della nostra vita e missione”. Quindi, lo streaming non basta.
Il documento della Conferenza dei vescovi d’Inghilterra e Galles rende manifesta la preoccupazione per le conseguenze della sospensione delle Messe, fenomeno che non interessa soltanto la Chiesa d’Oltremanica. Nel 2020 sono stati realizzati diversi sondaggi per misurare l’impatto della pandemia sulla vita delle parrocchie britanniche, con risultati a tratti sorprendenti. Nel 2020, ad esempio, il progetto di comunicazione Catholic Voices aveva commissionato una ricerca su 2500 fedeli durante il periodo di lockdown totale, facendo chiedere loro se sarebbero tornati o meno a Messa una volta terminate le chiusure. Solo il 4% degli intervistati si era detto indisponibile a un ritorno tra i banchi in una condizione di maggiore tranquillità. Altri due dati importanti del sondaggio indicavano la percentuale di cattolici che si era sentita più legata alla fede durante il lockdown (più del 50%) e quella di chi aveva usufruito dei servizi streaming per seguire la liturgia (più del 90%).
L’invito a tornare alla Messa in presenza rivolto dai vescovi al termine della loro plenaria sembra suggerire che il numero di fedeli ormai abituati alle celebrazioni virtuali sia superiore alle previsioni del sondaggio commissionato un anno fa da Catholic Voices.