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GUERRA ALL'INNOCENZA

I social oscurano i "complottisti" ma favoriscono i pedo-criminali

La cronaca continua a segnalare la diffusione delle torture e degli abusi di bambini che si diffondono online. Nonostante questo i social sono impegnati ad oscurare i profili di chi condanna le atrocità sostenendo l'operato di Trump. La polizia inglese ha infatti accusato Facebook di favorire il dilagare dei pedo-criminali.

Editoriali 25_07_2020

Mentre Twitter si giustificava per aver chiuso migliaia di account legati al movimento di Qanon, nato con le elezioni di Trump e cresciuto con il fine di creare un'informazione parallela a quella a senso unico della stampa americana, il commissario della Polizia federale australiana (Afp) accusava i social network di favorire l'abuso di bambini che dilaga online.

In questi quattro anni, in cui Qanon si è detto convinto che la battaglia di Trump contro il "Deep State" sia legata anche al coinvolgimento dei poteri forti con la pedofilia e il satanismo, i grandi media hanno provato a porre un freno al movimento definendolo complottista e cospirazionista. Nonostante ciò, i follower di Qanon sono cresciuti in tutti gli States (durante i raduni e i comizi di Trump sono sempre presenti) e nel resto del mondo. Proprio per questo Twitter è passato ad usare maniere più forti giustificando l’oscuramento di migliaia di profili legati al movimento come «potenzialmente in grado di creare danni offline». Insomma, con la nuova policy di Twitter, coloro che esprimo pareri (per forti e non sempre provati che siano) a favore del presidente Usa e contro i suoi avversari diventano pericolosi.

Se già la censura pare esagerata, fa ancora più impressione constatarla mentre si leggono le nuove norme proprio legate all’abuso di minori, al traffico di bambini e ai pedo-crimi (fortemente denunciati da Qanon). Ovviamente Twitter chiarisce che non si possono in alcun modo condividere immagini legate a questi crimini, che non si possono adescare minorenni tramite social, che non si può richiedere materiale pedo-pornografico etc. Ma quanto alle idee legate a questo mondo perverso, afferma: «Sono consentite discussioni relative allo sfruttamento sessuale dei minori come fenomeno o come attrazione per i minori, a condizione che non promuovano o glorifichino lo sfruttamento sessuale dei minori in alcun modo». Twitter quindi non dice che si può parlare dell’abuso di minori solo condannadolo, ma preferisce usare una politica più ambigua (se ne può parlare senza esaltarlo...). Il che significa che sono ammesse discussioni sul cosiddetto "consenso sei bambini" o sulla pedofilia come inclinazione sessuale? Sappiamo bene che quando di una cosa si può parlare è già sdoganata.

Purtroppo non è fintia qui perché Twitter continua: «Le rappresentazioni artistiche di minori nudi in un set o contesto non sessualizzato possono essere consentite in un numero limitato di scenari, ad esempio nelle opere di artisti di fama internazionale che rappresentano minorenni». Peccato che proprio con la scusa dell'arte possono avvenire le cose più tremende. Basta guardare quanto fotografato per Vogue di giugno da "artisti" di “fama internazionale”.

Si potrebbe pensare che sia eccessivo accusare i social di lassismo in questo campo se non addirittura di una certa complicità. Ma a farlo, appunto, non siamo solo noi e nemmeno Qanon. Mercoledì scorso, durante una conferenza stampa nazionale, Reece Kershaw, commissario dell’Afp da appena nove mesi, ha attaccato così i social network: «Se gestissi quelle compagnie e tu avessi contribuito allo stupro e alla tortura dei bambini (ecco la ferocia diabolica diffusa online), non vedo come possa essere una buona cosa». Infatti, mentre si diceva grato per la collaborazione di alcune aziende tecnologiche, ha aggiunto che «non sono ovviamente così contento di Facebook e di altre aziende…».

Parlando delle vittime e del numero crescente di bambini abusati e torturati crudelmente da questi criminali ha poi sottolineato che le vittime «potrebbero non ottenere mai giustizia grazie al fatto che la tecnologia è stata progettata per mantenere segreta l'identità del loro mostro». Solo quest’anno le denunce per questi crimini sono state 11mila (tra il 40 e il 60 per cento delle segnalazioni riguardano proprio Facebook), ma secondo le stime di Kershaw gli abusi sono almeno dieci volte di più. Senza contare il fatto che le stime dell’Afp dicono di un ulteriore aumento del fenomeno dopo il lockdown dovuto alla pandemia.

Eppure, nonostante sia il governo australiano sia quello statunitense abbiano chiesto a Facebook di consentire un "accesso legale" ai messaggi crittografati, la società ha risposto che ciò indebolirebbe il loro sistema. L’Afp ha quindi ribattuto che non basta dirsi contrari ai crimini contro i minori se poi «non ci sarà alcuna traccia dell'orrendo abuso subito da questi bambini, nessuna briciola di prove per le forze dell'ordine da seguire per identificare l'autore del reato, arrestarlo e per salvare quel bambino». E così l'omertà e la complicità del sistema dilaga aumentando il livello di tolleranza al crimine peggiore del mondo. Perché è ovvio che i problemi non sono questi, ma Trump e i suoi seguaci.