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Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
AL CUORE DELLA SOLENNITÀ

I Santi, fedeli amici di Gesù passati per la porta stretta

La liturgia della Chiesa ci fa festeggiare oggi i santi di tutti i giorni, coloro che non hanno avuto un processo di canonizzazione, ma che hanno vissuto con semplicità e costanza la fede e l’amicizia con Gesù Cristo. Ora intercedono per noi e gioiscono con Dio, a differenza dei dannati, che Lo hanno volontariamente e ostinatamente rifiutato. I santi hanno scelto di passare per la porta stretta, rinnegando la parte di sé che tende al peccato. La loro vita è la prova provata del primato della grazia, ormai ignorato. Ogni santo testimonia infatti che Dio agisce, e salva, oggi. Trasformando, assimilando e divinizzando chi si abbandona a Lui.

- IN 215 FIGURE LA MOLTITUDINE ESULTANTE DELL'APOCALISSE, di M. del Castillo

Ecclesia 01_11_2019

Il calendario è costellato ogni giorno di santi. Il tempo che ci è dato di vivere non è una successione cronologica piatta e anonima. È permeato radicalmente dalla grazia, dall’azione efficace e trasformante di Gesù Cristo. Il kronos è kairos: la cronologia è azione salvifica di Gesù Cristo. Egli è il Signore della storia.

La liturgia della Chiesa con la solennità di oggi ci fa festeggiare gli effetti di questa azione salvifica. E questi effetti sono i santi di tutti i giorni, cioè i santi che non hanno un giorno perché la loro vita non è stata oggetto di un processo di canonizzazione. Sono santi senza pubblicità: ognuno di noi sicuramente ne ha conosciuto molti. Ciò che più conta è che hanno vissuto con semplicità e costanza la fede e l’amicizia con Gesù Cristo. Per questo sono santi. E ora gioiscono con Dio, lo amano e lo lodano, e fanno il tifo per noi, pregano senza soste per noi, ci ottengono copiose grazie.

Quanti sono? Alla domanda «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (Luca 13,23), Gesù, che aveva tutti i numeri per fare il censimento e dare i numeri, risponde: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno» (Luca 13,24). Quindi, veniamo a sapere che alcuni non ci riusciranno perché sono «operatori di iniquità» (Luca 13,27). Piaccia o no, questa condizione esiste. Esiste chi ostinatamente opera il male e si chiude volontariamente all’azione salvifica di Gesù. È la condizione del dannato. Quindi, brutta notizia: l’inferno è popolato. Poi, se vogliamo conoscere qualche dato quantitativo circa i salvati dobbiamo bussare all’Apocalisse di Giovanni, la quale come a ondate successive ci dice che sono una folla immensa: «Vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua» (Ap 7,9).

Non lasciamoci distrarre dall’oziosa curiosità del conteggio. E andiamo a ciò che compete a ognuno di noi. Gesù dice: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta» (Luca 13,24). La solennità di oggi mi ricorda che la santità è alla mia portata, perché Gesù Cristo mi chiama ad essa e fa tutto perché io ne sia capace in modo reale e attivo. La «porta stretta» significa che la santità comporta impegno, talvolta fatica. Sicuramente costanza e fedeltà, certamente dolore perché devo rinnegare quella parte di me che pecca e che va verso il vizio.

Se Gesù paragona la santità al passare attraverso una porta stretta, ciò significa soprattutto che la santità significa essere proporzionati alla sagoma della porta perché io possa passare agevolmente. La porta è Cristo. La sagoma sono le sue virtù, i suoi sentimenti, le sue beatitudini cui Lui ci chiama. L’opera di proporzionamento - nella metafora, la sagomatura - è innanzitutto la conversione che è metanoia, cioè cambiamento della mia mentalità, vivere in relazione costante di amicizia con Dio e contemplare ogni accadimento nel suo disegno di amore. È un’opera di purificazione, o se preferisci un’altra metafora di taglio: «Ogni tralcio che porta frutto, il Padre mio lo pota perché porti più frutto» (Giovanni 15,2).

Questa sagomatura è il risultato convergente del mio impegno virtuoso - soprattutto nella gratitudine verso Dio e nella carità fraterna - e della grazia santificante. Ogni santo è la prova provata del primato della grazia: Dio agisce oggi nella vita di ogni credente, lo trasforma, lo assimila a Cristo, lo divinizza, cioè lo rende santo nella sua singolarità, con tutte le sue caratteristiche personali esaltate all’ennesima potenza, perché divinizzate. Il santo è il capolavoro della grazia di Cristo. Gli accesi dibattiti sul celibato dei presbiteri e sulla castità nel matrimonio o tra fidanzati - nella misura in cui lasciano supporre che la castità sia oggi impossibile - di fatto negano o censurano il primato della grazia di Gesù Cristo: si dibatte sul tema nello stesso modo in cui ne discutono degli esperti di statistica o sociologia che né credono né hanno fatto la personale esperienza che Dio agisce oggi e mi salva oggi.

L’amore grato verso Dio e la fattiva carità fraterna sono il segreto dei santi. Chiudo con uno dei miei autori preferiti, il cardinal Giacomo Biffi. Egli scrive: «Tutte le manifestazioni di religiosità, tutte le imprese apostoliche, tutte le opere di carità e di attenzione alle miserie umane che ci stupiscono nella vita di un santo e che poi si dispiegano nella storia per l’impulso della sua forte personalità soprannaturale sono già germinalmente contenute nel suo cuore innamorato di Dio. Tutto comincia dal cuore. La storia di ogni santo è sempre una storia di amore».