I ministri degli Esteri Ue difendano i cristiani
Oggi a Bruxelles ridiscuteranno la mozione accantonata dopo il brutto affaire della riunione scorsa. Sarà finalmente la volta buona?
Persecuzione dei cristiani in Medioriente, i governi europei di nuovo alla prova. Oggi, infatti, a Bruxelles si riuniscono ancora i ministri degli Esteri dell’Unione Europea e si troveranno tra l’altro a ridiscutere una mozione sul tema, accantonata nel precedente vertice.
L’ultima riunione aveva fatto registrare un clamoroso voltafaccia. In vista di quell’appuntamento, svoltosi il 31 gennaio, il ministro italiano degli Esteri Franco Frattini aveva espressamente chiesto e ottenuto l’inserimento nell’ordine del giorno un punto riguardante specificamente i "nuovi colossei", ovvero la persecuzione dei cristiani in Medioriente, con l’obiettivo di imporre tra le condizioni per la cooperazione economica e politica fra le nazioni anche il tema qualificante e decisivo del rispetto della libertà religiosa. L’iniziativa nasceva dalla risoluzione riguardante la preoccupante situazione dei cristiani nel contesto della libertà religiosa approvata dal Parlamento Europeo il 20 gennaio e quindi rafforzata dalla Raccomandazione del Consiglio d’Europa sulle violenze contro i cristiani nel Medioriente, approvata il 27 gennaio.
Ma già domenica 30 gennaio aveva iniziato a circolare una versione del testo che sarebbe stato adottato dai ministri degli Esteri della Ue mutila e quindi inutile: vi si parlava infatti genericamente - in questo caso davvero genericamente, troppo genericamente - di libertà religiosa evitando accuratamente di nominare alcuna regione del mondo in particolare e meno ancora i cristiani. Surreale: si proponeva infatti di approvare una mozione la cui unica ragion d’essere era quella di invitare gli Stati membri difendere i cristiani evitando però di nominare sia i cristiani sia la loro difesa. Una pessima e assurda figura che ha dunque spinto il ministro Frattini – insieme a Francia, Polonia e Ungheria – a chiedere il rinvio della discussione piuttosto che uscire con un documento ridicolo. Su La Bussola Quotidiana l’on. Luca Volontà (Udc), relatore della Raccomandazione del Consiglio d’Europa su La violenza contro i cristiani in Medio Oriente, commentava deciso: «È la dimostrazione della drammaticità della situazione dell’Europa, incapace di affrontare i problemi reali che da fronte e incapace di confrontarsi con la propria identità».
Ebbene, cioè che è uscito dalla porta rientra ora dalla finestra. Oggi la questione s’imporrà di nuovo prepotentemente all’attenzione dei ministri presenti e sarà significativo vedere cosa ne uscirà. Certo è che un altro stravolgimento del testo non sarò più tollerabile, un’altra vanificazione dei questo importante sforzo comune non sarà più accettabile e pure un altro rinvio non sarà più ipotizzabile. La Ue ha di fronte a sé un’occasione importante per uscire dallo stallo in cui costantemente versa quando sul tavolo vi sono questioni di respiro internazionale (l’ambito nel quale dovrebbe invece saper agire con determinazione e lucidità) e non può permettersi il lusso di bucarla. Ma ancora di più hanno bisogno della sua voce chiara e distinta le migliaia di cristiani che continuano comunque a essere nel mondo discriminati, vessati, perseguitati e ammazzati anche nei momenti in cui i coni di luce dei riflettori non li inquadrano.
Importante, del resto, l'intervento a tema - e di quadro - svolto venerdì a Belgrado dal sociologo Massimo Introvigne, rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo, alla xenofobia, e all'intolleranza e discriminazione contro i cristiani all’annuale incontro congiunto del CCEE, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee che riunisce i vescovi cattolici di tutta Europa, e del CEC, la Conferenza delle Chiese Europee, cui hanno partecipato numerosi leader ortodossi e protestanti. Presieduto per la parte cattolica dal cardinale di Budapest, Péter Erdö, l’incontro di Belgrado ha avuto come vicepresidenti i cardinali di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard, e di Zagabria, Josip Bozanic.
Introvigne - la cui relazione è stata pubblicata integralmente da La Bussola Quotdiana sul magazine dello scorso fine-settimana - ha identificato il fondamentalismo islamico, i nazionalismi antimissionari indù e buddista, l’esistenza di regimi comunisti che ancora negano la libertà religiosa a partire dalla Corea del Nord e il laicismo aggressivo di alcuni Paesi occidentali come i responsabili delle persecuzioni e della discriminazione che fanno dei cristiani le vittime dei tre quarti degli episodi d'intolleranza religiosa che si verificano ogni anno nel mondo.
Il sociologo ha del resto insistito appropriatamente sul fatto che molti in Africa e in Asia diffidano della libertà religiosa proposta dalla Chiesa Cattolica scambiandola per il relativism moderno, ma che questo si basa su un'interpretazione della dichiarazione Dignitatis humanae del Concilio Vaticano II denunciata dall'attuale Pontefice come falsa. Benedetto XVI ha invece chiarito che la vera nozione di libertà religiosa non implica che non esista una verità, e si oppone al relativismo. Nell’incontro di Belgrado Introvigne ha quindi nuovamente lanciato la sua proposta di istituire una Giornata dei martiri cristiani del nostro tempo, che gli Stati europei dovrebbero mettere in calendario il 7 maggio ricordando l'iniziativa ecumenica di Giovanni Paolo II del 7 maggio 2000 al Colosseo.