«Humanae Vitae più avanti della “nuova” morale PAV»
Un convegno per riaffermare l’antropologia cristiana e il diritto naturale in materia di vita e famiglia, in risposta al volume Pav "Etica teologica della vita" e alle parole d'ordine solo apparentemente innovatrici. Ne parla Jane Adolphe, organizzatrice del convegno che si potrà seguire anche sul nostro Daily Compass.
Riaffermare l’antropologia cristiana e il diritto naturale in materia di vita e famiglia non solo di fronte alle critiche esterne ma – paradossalmente – nel momento in cui nella stessa gerarchia si propugna un «radicale cambio di paradigma». È lo scopo di un convegno che si terrà a Roma dall’8 al 10 dicembre, pensato specificamente in risposta a un volume promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, intitolato Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche e pubblicato la scorsa estate – per inciso, a poca distanza dalla nomina, sempre alla PAV, della professoressa Mariana Mazzucato, dichiaratamente atea e abortista.
Ne emerge una tendenza che non si pone in ottica di sviluppo ma sembra piuttosto contraddire l’insegnamento della Chiesa e in particolar modo l’enciclica Humanae Vitae di San Paolo VI, come spiegato su La Bussola. Cosa intendeva per «radicale cambio di paradigma», presentando quel volume, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita (lo stesso che recentemente ha definito la legge sull’aborto «un pilastro» della nostra legislazione)? E cosa intende papa Francesco, che ha usato la stessa espressione nella sua costituzione Veritatis Gaudium? Questo cambiamento riguarda solo l’ambito educativo o i metodi “pastorali” o mira anche alla dimensione dottrinale? Sono le domande di fondo che hanno spinto l’International Catholic Jurists Forum, fondato nel 2014 dalla professoressa Jane Adolphe – avvocato in Canada (Alberta) e Stati Uniti (New York) e docente di diritto presso l'Ave Maria School of Law in Florida, che dal 2011 al 2020 ha lavorato per la Santa Sede nella seconda sezione della Segreteria di Stato –, a rispondere con un evento intitolato A response to the Pontifical Academy for Life’s Publication: Etica teologica della Vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche, che si svolgerà non a caso a due passi da Piazza San Pietro.
«Da quel volume della Pontificia Accademia della Vita emerge un modo differente di pensare la morale sessuale – racconta a La Bussola la professoressa Adolphe –. Per questo abbiamo iniziato a sondare la possibilità di parlarne in un convegno apposito». Per tre giorni numerosi accademici specializzati nei vari settori affronteranno direttamente temi molto differenti ma inevitabilmente connessi, a cominciare dall’irreformabilità dell’insegnamento di Humanae Vitae, che Giovanni Paolo II definì «non disputabile tra i teologi»: l’esatto contrario dell’attuale tendenza a rendere oggetto di dibattito ciò che fino a ieri era ritenuto non negoziabile. Sono infatti numerosi gli aspetti chiamati in causa – come leggiamo nella presentazione del convegno – per esempio, «la coscienza e il discernimento» a proposito degli atti considerati «intrinsecamente disordinati», ma anche il fondamento – «nella Bibbia, nell’antropologia cristiana e nel diritto naturale» della dottrina cattolica sulla contraccezione e il suo legame «con la bellezza della castità, la dignità della persona umana e il rispetto della natura».
Colpisce innanzitutto la direzione di marcia di certe “aperture” dottrinali solo in apparenza “progressiste” e innovatrici: «Si tratta di un modo di pensare innovativo o piuttosto di retroguardia? Sembra infatti un ritorno a prima che fosse recepito l’insegnamento della Humanae Vitae », osserva la professoressa Adolphe facendo riferimento al primo intervento previsto, quello di mons. Livio Melina, già preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II: Il «nuovo paradigma» in teologia morale: avanti o indietro?. «Credevo che dopo l’approfondimento della Humanae Vitae e in generale dell’insegnamento morale della Chiesa avvenuto con i pontificati di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nessuno desiderasse retrocedere e invece quella mentalità ritorna».
Occorre infatti tener presente che la morale e l’antropologia cristiana si basano sul diritto naturale. «Ne parleremo – continua Adolphe – anche guardando all’ottica di differenti culture e ambiti di pensiero, in cui si coglie sempre qualcosa di universale sul piano morale. Naturalmente poi alla “retta ragione” si unisce la luce della Rivelazione. Ma il fatto è che il diritto naturale riguarda tutti, in quanto persone, non soltanto i cattolici». È questo il motivo per cui «la Pontificia Accademia anche in passato ha incluso esponenti di altre religioni, ma questi concordavano sul diritto naturale e, di conseguenza, le loro analisi erano in accordo con i principi alla base della visione cristiana».
Per questo non ci si interrogherà soltanto su singoli argomenti, ma «bisogna esaminare che tipo di pensiero c’è alla base di quel volume della PAV», poiché più che un approfondimento o una crescita vi è sotteso un ribaltamento di prospettiva: «In precedenza la Chiesa parlava di sviluppo – organico – mentre ora prevale il “cambiamento” a cominciare dal linguaggio decisamente più mainstream. E come accademici abbiamo il dovere di capire cosa significa questo “radicale cambio di paradigma”. Lo faremo in spirito di rispetto e fraternità, ma abbiamo il dovere di farlo, come servizio alla Chiesa e a coloro che rivestono responsabilità educative».
Il convegno A response to the Pontifical Academy for Life’s Publication: Etica teologica della Vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche (Roma, 8-10 dicembre 2022) sarà trasmesso sul nostro sito inglese Daily Compass. Il programma è consultabile qui.