Ha riaperto in Iraq una chiesa dissacrata dall’Isis
Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, a Mosul, nel 2014 era stata occupata e devastata dall’Isis che ne aveva fatto un ufficio della polizia religiosa
Il 5 aprile a Mosul, in Iraq, è stata inaugurata la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, ristrutturata dopo che l’Isis, lo Stato Islamico, nell’estate del 2014 l’aveva occupata, dissacrata e adibita a ufficio della polizia religiosa. Tre anni dopo era stata liberata dall’esercito iracheno e in seguito erano iniziati i lavori di restaurazione. Dentro e fuori la chiesa i jihadisti avevano rimosso e distrutto crocifissi e statue e li avevano sostituiti con simboli, insegne e manifesti dell’Isis. In uno dei manifesti erano elencate le 14 regole jihadiste, tra quella rivolta alle donne di vestire in maniera modesta e mostrarsi in pubblico solo se necessario. Inoltre erano stati rivenuti dei volantini che elencavano le punizioni previste per furto, consumo di alcool, adulterio e omosessualità. Si tratta di un traguardo “eccezionale” che può incoraggiare i cristiani “a tornare nella loro cara città, con la certezza che ciò contribuirà a creare speranza, promuovere una convivenza armoniosa e preservare il bellissimo e diversificato tessuto di Mosul”. Così ha detto nella sua omelia il patriarca caldeo, il cardinale Louis Raphael Sako, che ha celebrato la messa alla presenza di almeno 300 fedeli, diverse personalità e benefattori internazionali e molti leader religiosi e politici musulmani, yazidi e sabei, oltre che cristiani. “Ho gestito questa chiesa e patrocinato la scuola annessa per 15 anni – ha ricordato – e ci sentivamo una sola famiglia, cristiani e musulmani, in completa armonia”. Il cardinale Sako ha inoltre voluto evidenziare il ruolo svolto dai cristiani nella formazione della civiltà, della cultura e della società irachene e in particolare nel governatorato di Mosul e si è detto proprio per questo dispiaciuto dell’assenza del governatore attuale. La sua presenza – ha detto – avrebbe incoraggiato i cristiani a tornare, “ma sembra che a lui non importi”. Molto resta da fare, ha concluso, per eliminare l’ideologia islamica estremista, il dilagare della corruzione e delle armi.