Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Graziano a cura di Ermes Dovico
MILANO

Gogna in seminario: senza vaccino non si diventa preti

Il prete di domani non dovrà esser santo, ma vaccinato. Il glorioso seminario di Milano è la prima realtà educativa ad imporre l'obbligatorietà vaccinale applicando la perfida norma sull'esenzione dalle mascherine per chi ha completato il ciclo che scatenerà la gogna nelle classi. E scrive ai 120 seminaristi: "Dovete essere vaccinati tutti prima di rientrare dalle vacanze". Il vice-rettore conferma alla Nuova BQ: "Lo facciamo per tornare a una vita più serena". E i seminaristi contrari vengono chiamati ideologici: "Affronteremo caso per caso anche chi manifesta opposizioni ideologiche, ma sono sicuro che non ce ne sarà bisogno".
- COLPIRE LA SCUOLA PER EDUCARE TUTTI di Marco Lepore 

Ecclesia 18_08_2021 English Español

Santità? Macché. Il primo requisito per il buon prete è essere vaccinato. Così ha stabilito il seminario vescovile di Milano - il più grande seminario italiano - che ha posto il vaccino come condicio sine qua non ai 120 aspiranti sacerdoti per il rientro il prossimo 12 settembre a Venegono, la località in provincia di Varese dove è ubicata la "cittadella dei seminaristi".

Una lettera del rettore don Enrico Castagna parla chiaro: vaccinatevi e mostrate carità gli uni verso gli altri, questo il senso della missiva che la Bussola ha potuto leggere. Vaccino obbligatorio, senza tante scorciatoie né bizantini green pass: neanche lo Stato è arrivato a tanto. Vuoi diventare prete? Vaccinati e poi ne parliamo.

La Bussola ha cercato conferme dell’indiscrezione e dopo aver contattato il rettore ha potuto parlare con suo consenso con il vicerettore don Michele Galli, responsabile covid della struttura in provincia di Varese che sforna sacerdoti per la diocesi più grande d’Europa. E questi ci ha confermato la misura draconiana, al momento presa soltanto da Milano, dato che non si ha notizia di altri seminari italiani.

“Vista la situazione epidemiologica stiamo cambiando il nostro approccio”, ci spiega don Michele. “Ci siamo basati sul decreto-legge dello Stato, in particolare il decreto scuola e quello sulle università. Noi abbiamo infatti la parte più universitaria e quella di comunità, ma il decreto non parla della comunità religiose quindi ci siamo dovuti attrezzare di conseguenza”.

Come? Chiediamo. “Facendo leva sul vaccino, abbiamo chiesto ai seminaristi di vaccinarsi al loro rientro il 12 settembre prossimo, questo perché in questo modo potremo vivere nelle aule e negli spazi comuni senza la mascherina dato che il decreto scuola consente alle classi che hanno completato il ciclo vaccinale, l’esenzione della mascherina”.

Don Michele si riferisce a uno dei passaggi più inquietanti rivolti alle scuole, che, è stato notato a più riprese, creerà la spiacevole situazione di studenti di serie A che addosseranno a quelli di serie B non vaccinati la colpa di non potersi togliere la mascherina. Una barbarie, una gogna alla faccia del bullismo così tanto combattuto nelle scuole. Sapere che il seminario che ha formato santi sacerdoti nell’ultimo secolo si affida ciecamente non solo alle norme statali, ma alle sue declinazioni più barbare, oltre che discutibili scientificamente, lascia effettivamente di stucco.

Ma i seminaristi che cosa faranno? Si vaccineranno tutti? La domanda sorge spontanea, ma per il vicerettore questo non è un gran problema. “Al momento non abbiamo nessuno che ci ha comunicato una qualche contrarietà, ma se si presenteranno dei casi, li valuteremo caso per caso. Ad esempio, se qualcuno non può vaccinarsi per ragioni mediche lo considereremo, se invece le ragioni sono più di natura ideologica… beh… non so, non abbiamo ancora affrontato la questione, ma non penso che faranno problemi”, taglia corto.

Lo spettro dell’espulsione non è evocato, ma stando alle parole del vicerettore non è nemmeno escluso del tutto dato che il seminarista no vax è bollato come ideologico: per lui non deve essere prevista nessuna scorciatoia né comprensione.

Chiediamo se la decisione sia stata condivisa con l’arcivescovo Mario Delpini, che di Venegono Inferiore è stato anche rettore. “No, è stata presa autonomamente come consiglio del seminario, ma d’altra parte ci sentiamo incoraggiati in questa decisione anche dalla nota della Congregazione per la dottrina della fede che ha espressamente incoraggiato a vaccinarsi”.

Per la verità, non risulta una spinta così esplicita dell’ex Sant’Uffizio, anzi, la Cdf ha anche detto che la vaccinazione non deve essere imposta, ma si vede che quella parte non è stata tenuta in conto.

Da ultimo, una provocazione: perché vaccinarsi tutti in un ambiente comunitario dove dopo un mese di vita comune si sarà praticamente come i conviventi non congiunti? E perché dato che il vaccino non ferma il contagio? “Perché comunque ognuno di noi deve uscire per andare nelle parrocchie e questo ci consentirà di vivere in maniera più libera e serena”. Non sappiamo come il prete di domani ci guiderà verso la Gerusalemme celeste, ma di sicuro sarà armato di sacro inoculo. Giù il sipario.