Gli ultimi consigli per un buon tema
Dalla morte di Pasolini e Calvino alla fine della seconda guerra mondiale: quest'anno sono molte le ricorrenze per il tema d'italiano. Ma ciò che più conta è prepararsi bene alla prova. Come se fosse una partita di briscola. Ecco perché.
-ESERCITAZIONE 1

Nei giorni prima della prima prova d’Esame sono sempre più fitte le previsioni sulle tracce. Quotidiani e siti scolastici forniscono autori e argomenti probabili, ricorrenze e anniversari. Nel 2025 si celebrano (come visto) i cent’anni da Ossi di seppia, ma anche i cent’anni dal Manifesto degli intellettuali italiani fascisti redatto da Giovanni Gentile e dal Manifesto degli intellettuali italiani antifascisti di Benedetto Croce.
Cinquant’anni fa veniva ucciso all’idroscalo di Ostia Pier Paolo Pasolini, una delle intelligenze più vive, degli intellettuali più acuti del Novecento, dotato di una versatilità tale da potersi distinguere nel campo della poesia, del cinema, della narrativa, del giornalismo. Quarant’anni fa si spegneva per un ictus Italo Calvino. Ottant’anni fa veniva liberato il campo di sterminio di Auschwitz. Primo Levi offrì una grande testimonianza sull’esperienza vissuta nel lager tra il 1944 e il 1945 nel libro Se questo è un uomo che nasce dall’esigenza impellente di raccontare, così improcrastinabile che Levi percepì il bisogno di scrivere fin da quando fu imprigionato. Levi desiderava sopravvivere allo scopo preciso di raccontare le cose a cui aveva assistito, di ricordare quanto era accaduto, la brutalità di un male che non poteva essere redento, ma solo guardato nella sua atrocità.
Due settimane più tardi, l’8 maggio 1945, si concludeva la Seconda Guerra Mondiale in Europa, con la resa della Germania nazista. Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki del 6 e del 9 agosto portarono di fatto anche alla resa del Giappone e alla fine della più grande ecatombe della storia dell’umanità il 2 settembre.
Le ricorrenze non finiscono qui e non ci preme certo esaurirle. Ci interessa piuttosto offrire alcuni suggerimenti per affrontare gli Esami nel migliore dei modi.
Non arrivate stanchi, angosciati e stressati al primo giorno degli Esami. Non studiate fino a tardi il giorno prima, dedicate uno spazio alla concentrazione e al riposo. Se avete studiato, quanto sapete riemergerà. Se avete studiato poco, converrà comunque essere freschi il giorno delle prove. Durante la prova portate con voi cibi energetici, ma non pesanti da digerire.
Quando vi verranno consegnate le tracce, leggetele con attenzione e scegliete argomenti che possedete e conoscete. L’antica regola di retorica recitava: Rem tene, verba sequentur (ovvero «conosci gli argomenti, le parole seguiranno»). Secondo la tradizione risale addirittura a Catone il Censore. Non si può separare la competenza dalla cultura, l’abilità di scrittura dalle conoscenze e dalla padronanza degli argomenti. Lo studente dovrà dunque scegliere l’argomento che conosce meglio, su cui può meglio argomentare e riflettere.
L’errore più comune in cui si può incorrere è scegliere frettolosamente la traccia e non leggerla con cura. Spesso l’alunno tende a semplificare una traccia complessa riducendola a categorie più semplici.
Dopo aver letto la traccia, lo studente dovrà dedicarsi alle prime due fasi della retorica che precedono la scrittura: inventio e dispositio. Scelta la traccia, lo studente scriverà sul foglio di brutta tutte le informazioni, le citazioni, gli esempi che gli potrebbero servire per rendere avvincente il testo (inventio). Poi stenderà lo schema in modo tale che il discorso possa essere persuasivo. La scaletta o dispositio è costituita da un esordio, da una narrazione, da un’argomentazione della tesi propria e della confutazione dell’altrui, infine da una conclusione o perorazione.
Se ci avvaliamo della metafora del gioco di carte di briscola, la fase dell’inventio è quella che concerne la valutazione delle carte che si hanno a disposizione, la seconda riguarda l’utilizzo delle stesse durante la partita. Un giocatore alle prime armi sarà tentato di usare subito le carte migliori per realizzare più punti possibile. Lo studente che non è allenato al tema scriverà di getto, preso dalla paura della pagina bianca e riempirà il foglio con tutte le conoscenze che ha a disposizione giungendo ben presto a esaurire gli argomenti e ad avere l’impressione di non aver più nulla da affrontare. Il tema sarà così concluso dopo poche ore. A quel punto il tempo rimanente non servirà più a nulla, perché, quando il progetto è stato realizzato, le modifiche che gli si possono apportare sono di lieve entità.
In realtà, nel tempo ben utilizzato nelle prime due fasi si giocano la reale efficacia, l’originalità e la creatività dell’alunno scrittore. L’elaborato non è frutto di una scrittura di getto, ma è il risultato tecnico che deriva da un lavoro, da una riflessione, da una progettazione per la quale sono assegnate sei ore.
A questo punto, steso lo schema, lo studente si accinge a scrivere perseguendo le virtù dell’espressione: la correttezza (puritas), la chiarezza espositiva (perspicuitas), la bellezza del dettato (ornatus) attraverso l’uso delle figure retoriche, l’eleganza lessicale (elegantia), la scorrevolezza e la fluidità del discorso adeguato (cursus).
Quando lo studente scrive tenga presente che un testo ha tre finalità: probare (informare e dimostrare), flectere (commuovere e piegare), delectare (destare piacere). Ciascuno di noi ha una propensione naturale all’una o all’altra di queste finalità sia quando parla che quando scrive. Nonostante questo conviene cercare di ricercare tutte e tre le finalità nello svolgimento del tema. In alcune parti del tema converrà perseguire una finalità piuttosto che un’altra.
Ad esempio, nella parte finale o epilogo conviene ricercare soprattutto l’emozione. Se un film, che ci ha piacevolmente stupito per quasi tutta la pellicola, ci delude profondamente nella conclusione, torniamo a casa senza quel trasporto che ci porterebbe a suggerire agli amici e a conoscenti di recarsi nelle sale ad assistere alla proiezione. La stessa reazione proviamo al termine della lettura di un romanzo che ci deluda nell’epilogo.
Ritorniamo alla metafora del gioco delle carte di briscola. Le carte buone nella briscola vanno conservate anche per l’ultima fase del gioco, quando magari si possono ottenere ancora molti punti. La partita di carte si vince alla fine: il giocatore può aver raccolto molte carte, ma non ha ancora raggiunto la vittoria certa.
L’emozione che il retore desta alla fine della sua orazione è fondamentale, perché garantisce che l’uditorio e gli spettatori siano compartecipi nella rappresentazione, si identifichino nei sentimenti trasmessi dal libro, dal film, dal discorso e acconsentano al giudizio, all’opinione, al finale. Fuori di metafora, nell’oratoria accade lo stesso. Per questo motivo è fondamentale prestare molta attenzione alla cura dell’epilogo (o perorazione) che conclude il discorso.
Terminata la fase della scrittura, lo studente dovrà dedicarsi al lavoro della rifinitura (al labor limae). Suggerisco agli studenti di tener conto di un fatto, di solito poco sottolineato: il tema è corretto in forma collegiale, ciòè viene letto ad alta voce. Curate dunque la calligrafia, scrivete frasi preferibilmente brevi, tenete conto che l’elaborato è destinato alla declamazione più che alla lettura cerebrale e silenziosa.