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GUERRA IN EUROPA

Gli ucraini "invadono" a sorpresa il territorio russo a Kursk

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Gli ucraini, in difficoltà nel Donbass, lanciano un attacco a sorpresa nella regione di Kursk, in Russia. Un'avanzata rapida, ma che difficilmente potrà essere sfruttata. E di cui non si capisce il significato militare.

Esteri 09_08_2024
Battaglia di Kursk, gli effetti dei bombardamenti ucraini sui villaggi di confine (La Presse)

Nonostante le crescenti difficoltà nel contenere l’avanzata russa sui fronti delle regioni di Kharkiv, Donetsk, Lugansk e Zaporizhzhia, le forze armate ucraine hanno lanciato il 6 agosto un attacco al territorio russo penetrando nella regione di Kursk da quella ucraina di Sumy. Un’offensiva condotta con reparti scelti, supporto di droni e artiglieria e mezzi occidentali che ha permesso di cogliere di sorpresa le guardie di frontiera russe e alcuni reparti militari composti da truppe di leva, solitamente non impiegate sui fronti bellici.

Nel complesso gli ucraini avrebbero messo in campo circa 3 mila militari dei quali almeno la metà sono penetrati per circa 10 chilometri in territorio russo assumendo il controllo di 11 villaggi di confine per un totale di 45 chilometri quadrati di territorio, come hanno confermato fonti russe.

Mosca sostiene che le forze ucraine hanno bombardato obiettivi civili provocando almeno cinque morti e 28 feriti ma non riferisce le proprie perdite militari subite. Il capo di stato maggiore delle forze armate russe, generale Valery Gerasimov, ha detto ieri che un migliaio di soldati ucraini si trovano sul territorio della regione di Kursk.  Ieri mattina il ministero della Difesa russo ha rilevato che dall'inizio dell'attacco gli ucraini avrebbero perso 660 uomini e 82 veicoli blindati tra cui 8 carri armati, 12 veicoli corazzati, 6 veicoli da combattimento di fanteria, 55 veicoli corazzati da combattimento e un veicolo del Genio per la rimozione degli ostacoli.

I canali Telegram russi mostrano diversi mezzi blindati e corazzati di tipo occidentale in dotazione agli ucraini distrutti in combattimento dopo che Mosca ha inviato sul campo unità aeree, di paracadutisti e artiglieria appartenenti al Gruppo di Armate Nord e le truppe cecene della Forza Akhmat, già presenti nella regione di Kursk ma che sarebbero arretrate all’inizio dell’attacco ucraino per organizzare il contrattacco. A questi si aggiungono le guardie di frontiera che in Russia fanno parte dei servizi di sicurezza interna (FSB un tempo noto come KGB).

Attualmente Mosca stima che 400 militari ucraini siano ancora sul territorio russo mentre altri 2.000 sono concentrati in territorio ucraino a ridosso del confine dove Kiev ha schierato anche batterie di missili da difesa aerea inclusa forse una di Patriot in grado di minacciare i velivoli russi in volo sullo spazio aereo della regione di Kursk. «Durante il giorno, le azioni attive delle unità al confine di stato insieme alle guardie di frontiera, alle unità di rinforzo e alle riserve in avvicinamento hanno impedito l'avanzata del nemico» ha riferito ieri pomeriggio il ministero della Difesa russo rivelando che gli scontri più intensi sono in corso nei distretti (comuni) di Sudzhensky e Korenevskij.

L’attacco ucraino ha colto senza dubbio di sorpresa i russi e sembra costituire la “vendetta” di Kiev per l’attacco condotto nei mesi scorsi dalle truppe russe che sono penetrate dal confine nella regione di Kharkiv occupando diverse aree di confine a nord della città omonima. Anzi, dopo la penetrazione russa a Kharkiv, volta soprattutto a mettere in sicurezza il confine russo da ulteriori penetrazioni ucraine, da molti analisti era attesa un’operazione analoga nella regione ucraina di Sumy, proprio a partire da Kursk.

Non sappiamo se i russi stessero per attuare una simile operazione, ma in tal caso gli ucraini l’hanno anticipata creando non pochi dissapori a Mosca dove il presidente Vladimir Putin, che ha definito l’attacco una «provocazione su larga scala da parte del regime di Kiev», accusando l'Ucraina di «sparare indiscriminatamente con diversi tipi di armi, comprese quelle missilistiche, contro edifici civili».

Come era già accaduto in occasione delle penetrazioni di ucraini e miliziani russi filo-Kiev nella regione di Belgorod, Mosca ha dovuto ordinare l’evacuazione di migliaia civili dai centri abitati adiacenti la linea del fronte e all’interno del raggio d’azione dell’artiglieria ucraina. «Nelle ultime 24 ore diverse migliaia di persone hanno lasciato la zona dei bombardamenti con il nostro aiuto», ha riferito ieri il governatore ad interim Alexei Smirnov, ma anche sul lato ucraino del confine, nella regione di Sumy, è stata annunciata l'evacuazione obbligatoria in 6 mila civili da 23 villaggi, segno inequivocabile che è attesa una forte controffensiva russa.

L’iniziativa militare consente a Kiev di mostrarsi ancora energica sul piano militare, capace di “invadere” porzioni di territorio russo: un attacco dal valore propagandistico quindi e forse anche politico. Ieri il portavoce della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak, ha espresso la fiducia che le incursioni in territorio russo possano segnare le differenze nei futuri negoziati. «Stiamo vedendo che l'efficacia delle operazioni militari ucraine sta gradualmente aumentando», ha detto Podolyak, il quale ritiene che la Russia non risponderà ad alcuna proposta «finché non riceverà una ritorsione adeguata e aggressiva». Podolyak ha spiegato alla televisione ucraina che la Russia siederà al tavolo delle trattative solo se la guerra non si adatterà allo scenario pianificato e se le perdite e le sanzioni aumenteranno, al punto che il costo della guerra non sarà sostenibile.

Affermazioni che appaiono utili forse a risollevare il fronte interno ucraino, sempre più caratterizzato da scarsa fiducia nella classe dirigente e nell’andamento della guerra come dimostrano i crescenti casi di renitenza alla leva (almeno 800 mila gli ucraini che si nascondono per non farsi arruolare secondo le stime del presidente della commissione Affari economici del Parlamento ucraino, Dmytro Natalukha) e di diserzioni (63mila casi registrati dalla magistratura dall’inizio della guerra, quasi la metà solo nei primi sette mesi del 2024, ma i numeri reali potrebbero essere molto più alti).

Difficile però credere che l’attacco alla regione di Kursk possa indurre Mosca a negoziare (se mai vi saranno trattative) con minori pretese. Anzi, forse è vero il contrario poiché sul piano militare l’attacco al territorio russo rappresenta solo un temporaneo successo tattico per gli ucraini, ma di scarso rilievo per l’esito del conflitto e soprattutto difficilmente sostenibile. Arduo credere che gli ucraini possano controllare a lungo quei 45 chilometri quadrati (pari alla superficie del comune di Fiesole) di territorio russo mentre l’inevitabile controffensiva di Mosca obbligherà i russi a mettere in sicurezza anche quel confine occupando parte della regione di Sumy.

I russi hanno maggiori riserve e l’apertura di un nuovo fronte complicherà la situazione delle forze di Kiev, con poche truppe, armi e munizioni. Come sostengono anche diversi blogger militari ucraini, l’offensiva a Kursk ha privato l’esercito di Kiev anche di queste limitate riserve mentre i russi avanzano ovunque e soprattutto intorno alle roccaforti di Kupyansk, Chasov Yar, Pokrovsk e Toretsk dove diverse unità ucraine rischiano l’accerchiamento. Solo ieri i russi hanno preso il controllo di 5 villaggi.

I media americani rivelano che l'offensiva è stata pianificata da Kiev senza informarne preventivamente gli Stati Uniti e le sue finalità restano incerte. Il Pentagono e l’Unione Europea hanno definito “legittimo” l’attacco al territorio russo ma analisti militari consultati dal New York Times affermano che i russi hanno ampie riserve di truppe per fronteggiare la situazione.

«Da un punto di vista operativo e strategico, questo attacco non ha assolutamente senso. Sembra un grosso spreco di truppe e risorse che sono necessarie altrove», ha detto Pasi Paroinen, esperto del think-tank finlandese Black Bird Group. Rob Lee, ricercatore senior presso il Foreign Policy Research Institute, ha scritto che i precedenti attacchi sferrati dalle forze ucraine in territorio russo hanno avuto «scarso impatto sul corso dei combattimenti» in Ucraina e «nessuna significativa implicazione politica interna per Putin».

Per Maurizio Boni, generale di corpo d’armata e opinionista di Analisi Difesa «Zelensky, in grande difficoltà politicamente e sul campo di battaglia, ha messo in atto un’iniziativa per dimostrare all’opinione pubblica e ai suoi sostenitori che l’Ucraina ha ancora la possibilità di causare qualche problema ai russi».  In un’intervista a Il Sussidiario, Boni valuta inoltre che «con l’imminente offensiva iraniana contro Israele, l’Ucraina potrebbe passare in secondo piano per l’opinione pubblica mondiale. Zelensky, insomma, avrebbe convinto i propri comandanti a dare il via a questa azione per tenere alta l’attenzione su questa guerra».

Cercando un parallelo storico, l’attacco ucraino a Kursk ricorda l’offensiva tedesca delle Ardenne del dicembre 1944 che colse inizialmente di sorpresa gli alleati che poi neutralizzarono le forze corazzate tedesche. Un’offensiva ardita, che costò al Terzo Reich le sue ultime forze corazzate ma non impedì la resa della Germania appena cinque mesi dopo.