Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
GUERRA IN EUROPA

Gli ucraini chiedono di usare i nostri missili. E svelano un segreto

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Gli ucraini chiedono l'autorizzazione di utilizzare gli Storm Shadow che ha fornito loro l'Italia, anche contro il territorio russo. Peccato che l'invio di questi missili italiani fosse un segreto. 

Politica 16_08_2024
Storm Shadow (La Presse)

Mentre il governo italiano viene chiamato da molti a confermare la sua “fedeltà” atlantica” dopo le riserve espresse nei confronti dell’efficacia dell’offensiva ucraina a Kursk per giungere a negoziati di pace, i nostri alleati ucraini continuano a farsi beffe del segreto posto dal governo Draghi e poi confermato dall’esecutivo Meloni sulle forniture militari italiane a Kiev.

I fatti sono noti e anche se in passato il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva espresso la volontà di rimuoverlo, il segreto resta e la reale entità, cioè la tipologia e i quantitativi, di armi italiane cedute all’Ucraina rimane ufficialmente segreto persino al Parlamento di cui vengono informati i soli membri del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) tenuti alla riservatezza.

Intendiamoci, in due anni e mezzo di guerra il segreto si è spesso rivelato “di Pulcinella” per diverse ragioni: in alcuni casi della fornitura di tipologie particolari di armi (come i sistemi di difesa aerea SAMP/T) hanno riferito apertamente esponenti del governo, in altri sono stati gli alleati della NATO o gli stessi ucraini a rendere pubbliche, con interviste e post sui social, forniture militari italiane a Kiev, in altre occasioni i russi hanno mostrato i mezzi e le armi italiane catturati o distrutti in battaglia.

Diverse volte il presidente Volodymyr Zelensky, il ministro della difesa o consiglieri presidenziali ucraini hanno ringraziato l’Italia per artiglierie, missili antiaerei e anticarro, mortai e altre dotazioni mentre più recentemente, a fine aprile, l’allora ministro della Difesa britannico Grant Shapps ha detto in pubblico che anche l’Italia, insieme a Francia e Gran Bretagna, aveva fornito a Kiev missili da crociera Storm Shadow con cui equipaggiare i bombardieri Su-24. Armi utilizzate per colpire in profondità obiettivi nelle retrovie delle forze russe in Crimea e nei territori ucraini sotto il controllo di Mosca mentre Kiev chiede agli alleati di autorizzarne l’impiego sul territorio russo.

Le dichiarazioni di Shapps, espresse durante la visita agli stabilimenti britannici dell’azienda missilistica MBDA, vennero riprese da The Times e in Ucraina dall’agenzia di stampa UNN ma non vennero né confermate né smentite dal governo italiano, secondo alcuni  in evidente imbarazzo poiché gli Storm Shadow non possono certo venire considerate “armi difensive”.

Il blog The Aviatonist evidenziò il 28 aprile che “questa è la prima volta che l’Italia figura tra le nazioni che forniscono questo tipo di missili all’Ucraina: il governo italiano non ha annunciato ufficialmente il trasferimento, mantenendo «il solito basso profilo quando si tratta di questioni delicate come donazioni o commesse di armi. Resta da vedere se il ministero della Difesa italiano confermerà, smentirà o semplicemente non commenterà la fornitura». 

Gli Storm Shadow sono in dotazione all’Aeronautica Militare che ne ha acquisito circa 200 dal 1999 per l’impiego imbarcato prima sui velivoli Tornado e ora sui Typhoon e costituiscono l’arma offensiva più potente e con maggior raggio d’azione in dotazione alle forze militari italiane.

Dopo oltre tre mesi in cui la fornitura italiana di missili Storm Shadow è rimasta priva di chiarimenti e dettagli a far luce ha provveduto il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak che in un’intervista a La Stampa esorta l’Italia: «Dateci al più presto il permesso di usare gli Storm Shadow per attaccare a lunga distanza! Voi siete coraggiosi. Sostenete già la posizione giusta contro Putin. Abbiamo bisogno di poter usare le vostre armi a pieno titolo per difendere i cittadini e dimostrare che Putin si può battere sul campo. Ora, stiamo ribaltando la situazione. Se ricevessimo le armi NATO promesse, la guerra finirebbe in poco tempo».

«Proprio voi, l'Italia, avete contribuito a scrivere il diritto internazionale. E ora, ci dite che possiamo usare i vostri armamenti qui e non qui, che non abbiamo ragione di difenderci? Che messaggio date al vostro popolo?», incalza il consigliere di Zelensky che ha espresso valutazioni analoghe al Corriere della Sera cercando di forzare la mano a Roma ma soprattutto ridicolizzando il segreto sulle forniture militari italiane posto già nel 2022 dall’esecutivo Draghi.

Un segreto teso a consentire di fornire armi a Kiev riducendone clamore e critiche, ma che appare però vano, controproducente e ridicolo se diventa uno strumento ricattatorio nelle mani degli ucraini per mettere in imbarazzo l’Italia e il suo governo con l’obiettivo di indurlo a concedere più armi o a consentirne un più ampio impiego. 

L’atteggiamento ucraino appare ancora più meschino se si valuta che neppure il governo britannico del laburista Keir Starmer ha dato il via libera all'Ucraina per usare i missili Storm Shadow nell'offensiva in corso nella regione russa di Kursk, come ha riportato il Telegraph citando fonti di governo.

Da quanto emerge dai campi di battaglia gli ucraini stanno cercando di colpire in profondità le truppe russe nella regione di Kursk usando missili balistici sovietici SS-21 Tochka-U che negli ultimi giorni sono stati abbattuti in buon numero dalla difesa aerea russa. L’impiego di queste armi sembra indicare che gli Stati Uniti non hanno autorizzato gli ucraini a bombardare il territorio russo con i missili balistici ATACMS, impiegati in gran numero sui territori ucraini occupati.

Difficile attendersi che i vertici di Kiev se la prendano con i loro sponsor anglo-americani, ma sarebbe del resto ingenuo credere che le dichiarazioni di Podolyak alla stampa italiana siano casuali e legate solo all’impiego dei missili Storm Shadow.

Innanzitutto perché sono state rilasciate a testate tra le più allineate sulle posizioni ucraino-atlantiste sulle cui pagine negli ultimi giorni opinionisti e politici tra i più vicini agli ambienti anglo-americani hanno accusato il governo ed il ministro Crosetto di scarsa affidabilità e fedeltà atlantica per le riserve espresse circa l’attacco ucraino alla regione russa di Kursk che non aiuterà ad avvicinarsi a negoziati di pace.

«L'attacco ucraino non è un'invasione, ma una tattica difensiva, in modo da allentare la tensione in Ucraina» ha scritto Crosetto in una lettera al Corriere della Sera. «Se ho espresso un giudizio sulla tattica ucraina è perché è mio obbligo interrogarmi per chiedermi se questa scelta aiuti o indebolisca la causa ucraina. Gli amici, i veri amici, non dicono sempre hai ragione. Il loro compito è aiutare a riflettere. E noi siamo veri amici degli ucraini. Non sostenitori di maniera, o per ossequio al politicamente corretto, come molti ne abbiamo visti in questi anni. E infatti ho condiviso le mie preoccupazioni con i miei colleghi delle altre nazioni e della Nato, come faccio sempre, e con i miei omologhi ucraini, come già accaduto in passato. Io penso che il mio compito sia quello di dire ciò che penso e ritengo giusto e non ciò che i miei interlocutori vogliono sentirsi dire. Solo una mentalità malata di provincialismo può scambiare il coraggio della verità, di un giudizio, di un'opinione, con l'ambiguità».

Al netto dei tanti che da sempre in Italia tutelano, specie sui media, gli interessi dei nostri principali partner in ambito NATO o UE, le perplessità emerse da più parti nel governo italiano negli ultimi giorni circa l’offensiva ucraina appaiono ben giustificate da valutazioni di puro buon senso rapidamente elencabili.

Innanzitutto l’estensione e il prolungamento della guerra non è nell’interesse di Italia ed Europa. Poi una minaccia accresciuta al territorio russo che veda soldati ucraini (e anglo-americani che li affiancano in uniforme ucraina) combattere a meno di 500 chilometri da Mosca costituisce una minaccia diretta alla nazione russa sufficiente ad attivare gli arsenali nucleari. Inoltre l’attacco a Kursk non sta cambiando la situazione sui fronti ucraini dove i russi accentuano la loro avanzata.

Infine, sarebbe ingenuo credere che un attacco come quello condotto contro la regione russa di Kursk sia stato pianificato e attuato tutto dagli ucraini senza il contributo d’intelligence e operativo quanto meno degli anglo-americani che, guarda caso, hanno loro truppe “irregolari” sul terreno come dimostrano alcuni video diffusi sui social.

Secondo un funzionario occidentale a conoscenza della pianificazione citato anonimamente dall’agenzia statunitense Bloomberg, Kiev ha discusso diverse opzioni per attaccare la Russia prima di scatenare l’assalto alla regione di Kursk il 6 agosto mentre Stati Uniti e Unione Europea hanno dato la loro “benedizione” all’Ucraina per l’attacco.

«Gli alleati della NATO non hanno riserve sull'incursione, sebbene ritengano improbabile che le forze ucraine saranno in grado di mantenere il territorio russo, anche se ci vorranno settimane prima che Mosca le cacci da Kursk», ha affermato il funzionario. «L'azione è almeno cruciale per dimostrare che Kiev può sfidare il Cremlino» ha detto a Bloomberg un secondo funzionario della NATO a conoscenza dei briefing sull'azione di Kursk.

Quindi non regge la “favola” degli ucraini che invadono da soli il territorio russo lasciando stupiti NATO e UE, che hanno comunque plaudito all’iniziativa, ma occorre chiedersi quanti stati membri delle due organizzazioni siano stati informati e abbiano potuto esprimere le loro valutazioni?

Se l’Italia non è stata informata preventivamente con che faccia oggi Podolyak ci chiede di impiegare le nostre armi contro il territorio russo?

I nostri alleati d’oltre oceano e d’oltre Manica da troppo tempo compromettono la sicurezza dell’Europa mettendo gli europei (o almeno molti di essi) davanti al fatto compiuto. Risultare fedeli e affidabili, cioè ubbidienti, ad alleati simili non è più da tempo un buon affare per i nostri interessi nazionali.