Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Luisa di Marillac a cura di Ermes Dovico
La santa

Gli scritti di Luisa de Marillac, ponti tra terra e Cielo

Ascolta la versione audio dell'articolo

Nel vasto corpus di scritti di Luisa de Marillac rientrano diverse centinaia di lettere. In quelle indirizzate a san Vincenzo de’ Paoli, spicca il rapporto filiale che la santa aveva con il suo padre spirituale. E lei, a sua volta, scrivendo alle Figlie della Carità mostrava tutta la sua maternità.

Ecclesia 15_03_2025

Gli scritti dei santi hanno qualcosa di eterno. Si pensi alle loro lettere. Sembra quasi che il mittente non si rivolga solamente a un determinato destinatario: sono rivolte a noi quelle parole, frutto di preghiera e meditazione, di una vita vissuta, congiunta a Cristo. Scorrono aggettivi, nomi, verbi negli scritti dei santi: scorrono e ci coinvolgono. E, in una certa misura, non si sa nemmeno il perché. Ed è quello che avviene quando ci si inoltra nelle pagine vergate da santa Luisa de Marillac (12 agosto 1591 – 15 marzo 1660), di cui oggi si celebra la memoria liturgica.

Il corpus dei suoi scritti è vasto. Oltre alle lettere destinate a san Vincenzo de’ Paoli, suo padre spirituale e fondatore, insieme a lei, della Compagnia delle Figlie della Carità (25 marzo 1642), troviamo 329 lettere manoscritte destinate alle stesse religiose dell’istituto da lei cofondato: molte di queste sono state scritte dalle segretarie della santa ma recano comunque la sua firma. E, infine, tutti gli altri scritti che possono essere catalogati come appunti nei quali troviamo: meditazioni; pensieri; regolamenti e conferenze. Uno zibaldone ampio per genere e per copiosità di pagine. Ci troviamo di fronte, dunque, a una mole letteraria che ci fa comprendere quanto per la santa francese fosse importante trasmettere i propri pensieri spirituali per iscritto.

Colpiscono molto le lettere inviate a san Vincenzo de’ Paoli, a cui molto spesso chiede consiglio seppur timorosa di disturbarlo. Un esempio è una lettera del marzo 1644: «Vi domando umilissimamente perdono del sovraccarico di preoccupazioni che vi do; se non pensassi che è la volontà di Dio, cercherei di guardare in pace tutti questi pericoli. Supplico la sua bontà di rimediarvi, e la vostra carità di credere sempre che sono, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva». Poche righe ma si comprende bene il rapporto filiale della santa con la sua guida spirituale.

In un’altra lettera a san Vincenzo de’ Paoli – datata 3 giugno 1645, vigilia di Pentecoste – così scrive santa Luisa: «Supplico il nostro buon Dio che la medicina vi abbia trovato in condizioni assai buone per giovare alla vostra salute, ma ho molta paura che sia troppo presto. Pochi giorni fa pensavo di prepararvi dei brodi e credo che vi faranno molto bene, se ci permetterete di mandarvene domani. Io li ho presi in questa settimana e ne ho sentito un notevole sollievo». Evidentemente i due santi, in quel periodo, avevano avuto alcuni problemi di salute. E, come fa ogni buon amico, ecco pronto il soccorso all’altro: la santa si preoccupa della salute di san Vincenzo ed è pronta a preparare assieme alle sue consorelle dei brodi da inviare al santo. Queste righe così semplici ci raccontano tanto: ci narrano di un’amicizia che trova nelle “cose del Cielo” un’unione armoniosa e viva, ma non per questo dimentica degli aspetti terreni. Una fusione tra dolcezza umana e spiritualità, tra terra e Cielo.

Come Vincenzo de’ Paoli esercita la sua santa paternità verso di lei, così la religiosa mostra la sua maternità verso le Figlie della Carità: nelle lettere a loro indirizzate troviamo, infatti, una santa Luisa sempre pronta a dare consigli spirituali alle sue consorelle. In una parola: è madre. Parole di pace e di serenità, di amore e di comprensione. In una missiva del gennaio 1645, indirizzata «Alle carissime sorelle», si legge: «Dovreste essere tutte sante in mezzo alle occasioni che avete di servire Dio e i poveri senza interruzione. Credo che le prime suore avranno preso nuove risoluzioni di perfezionarsi, vedendo la felicità delle ultime arrivate, che sarà invidiata da tutte le suore della Compagnia, se Dio non comandasse loro di accontentarsi di fare la sua santissima volontà. Amiamola molto, questa adorabilissima volontà e vediamola in tutto quello che ci ordina la santa obbedienza; guardiamoci bene dalle amicizie particolari e dalle piccole intese o accordi, in cose contro la mutua carità». Ci sono delle parole chiave che è importante sottolineare. La prima è sicuramente la parola carità: c’è il preciso intento della santa di ricordare il senso della missione della compagnia religiosa da lei cofondata. Altro lemma da sottolineare, la volontà di Dio: la definisce «santissima» e «adorabilissima». Esorta ad amarla, molto. Ma soprattutto chiede di vederla in tutto quello che «ci ordina la santa obbedienza». Fin qui, in estrema sintesi, le sue preziose lettere.

Ma anche se guardiamo agli appunti, alle annotazioni spirituali di Luisa, troveremo quello che comunemente viene definito un “pozzo senza fondo”: ad ogni parola vergata troveremo echi di Dio, concetti spirituali di grande importanza. Ad esempio, sul mistero dell’Incarnazione: «Appena il nostro primo padre ebbe peccato, la bontà di Dio, avendo pietà della natura umana, promise di riparare la colpa con l'incarnazione del suo Verbo. Questa promessa fu così potente che benché non abolisse completamente il peccato a causa della Libertà che Dio aveva dato all'uomo ne cambiò l'effetto rendendolo personale». Oppure in un altro scritto: «Le anime veramente povere e desiderose di servire Dio devono avere una grande fiducia che lo Spirito Santo, venendo in loro e non trovandosi nessuna resistenza, le metterà nella disposizione conveniente per fare la santissima volontà di Dio, che deve essere il loro unico desiderio. E per essere in uno stato di non resistenza, bisogna essere come gli apostoli, nell'obbedienza, in un sincero riconoscimento di impotenza e completamente distaccati da ogni creatura e anche da Dio quanto alle consolazioni sensibili. Infatti il Figlio di Dio stesso, che li ha preparati a ricevere lo Spirito Santo, li ha messi in questo stato, privandoli, con l'Ascensione, della sua santa e divina presenza».

Illuminanti anche le sue parole sulla Confessione: «Dobbiamo rendere il nostro spirito capace della vera conoscenza del sacramento della Penitenza, e riflettere molto seriamente perché vogliamo riceverlo». La mente e l’anima, dunque, devono essere consapevoli del sacramento. La Confessione non è, dunque, prassi solamente “esteriore”, ma un qualcosa che deve penetrare dentro di noi.

Parole, quelle di Luisa de Marillac, che sono come un vademecum della fede. Parole che vengono da una santa che ha fatto della sua vita religiosa un incessante dono ai bisognosi e a Dio.



AGIOGRAFIA

Santa Luisa de Marillac: la luce di Pentecoste

15_03_2023 Antonio Tarallo

La santa francese, che insieme a Vincenzo de' Paoli fonderà le Figlie della Carità, è destinataria di una particolare grazia che la conduce al completo abbandono allo Spirito del Signore. La sua relazione con la Terza Persona della Trinità è intima e concreta, ma tutt'altro che privata, poiché coinvolge l'intera Chiesa.