Gli scienziati cattolici che hanno fatto l'Italia
Da Alessandro Volta fino al beato Francesco Faà di Bruno, il contributo decisivo degli studiosi animati
dalla fede. Ne parla prof. Giuseppe Tanzella-Nitti in un capitolo
del volume Nei 150 anni dell’Unità d’Italia (EDB).
ROMA, domenica, 18 marzo 2012 (ZENIT.org).- Il 17 marzo del 1861 fu proclamato il Regno d’Italia con gran parte del territorio e del popolo della penisola che si trovò unito.
Seppure dal punto di vista istituzionale il governo sabaudo entrò in conflitto armato contro la Santa Sede, il contributo dei cattolici alla nascita dell’Italia è tanto poco conosciuto quanto decisivo per la nascita e crescita dell’Italia.
Come ha spiegato più volte il cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ai cattolici è giusto attribuire la qualifica di “soci fondatori” del Regno d’Italia.
Nonostante la Chiesa cattolica fosse accusata di essere oscurantista e contraria alla scienza, ad una analisi più accurata si scopre quanti furono i sacerdoti scienziati e quanto i cattolici contribuirono a tessere e rafforzare e il tessuto civile e culturale nel periodo compreso tra l’Illumismo e l’Unità d’Italia.
In un capitolo del volume “Nei 150 anni dell’Unità d’Italia” pubblicato dalle Edizioni Dehoniane di Bologna (EDB) che riporta gli interventi del Decimo Forum del progetto Culturale della CEI, il prof. Giuseppe Tanzella-Nitti racconta dei sacerdoti impegnati nelle scienze e nella promozione sociale nel Piemonte del XIX secolo.
Si scopre un mondo di personaggi la cui scienza era di valore mondiale. Scienziati e conoscenze che oggi si trovano con difficoltà nei libri scolastici.
Pochi sanno per esempio che Alessandro Volta, l’inventore della pila, fosse un devotissimo seguace di Maria, un testimone e un insegnante della dottrina cattolica.
Anche il genio di Alessandro Volta non è stato pienamente compreso.
Nel 1769, appena ventiquattrenne, pubblicà il suo primo lavoro nel quale tracciò un programma di ricerca tendente a unificare le forze elettriche con quelle di attrazione di origine newtoniana. Nel 1771 scrisse un secondo lavoro, nel quale, presentò una nuova macchina elettrostatica. Nel 1774 il conte Firmian, ministro dell'Impero asburgico per la Lombardia, lo nominò soprintendente (cioè preside) e successivamente docente di Fisica sperimentale nelle Regie Scuole di Como.
Nel 1775 Voltà costruì "l’elettroforo perpetuo", un nuovo apparecchio in grado di fornire elettricità senza bisogno di un continuo strofinio. Nel 1780 realizzò il primo condensatore elettrico con due piatti metallici separati da uno strato isolante, dandone descrizione alla Royal Society in una lettera in cui descrisse la prima legge dell’elettrostatica.
Nel 1800 Volta comunicò alla Royal Society, la sua scoperta più importante, la pila, il primo generatore di corrente continua.
Pochi sanno che Volta era profondamente religioso, frequentava la Messa quotidiana, praticava i sacramenti (confessione e comunione), recitava il rosario ogni giorno. I contemporanei raccontano che Volta insegnava dottrina cristiana ai ragazzi nella chiesa parrocchiale di San Donnino a Como, dove tuttora una lapide ricorda “qui insegnando il catechismo si preparò al miracolo della pila”.
Inoltre, Silvio Pellico racconta in una lirica che furono le argomentazioni di Volta a riaccendere in lui un germe di fede che poi maturerà nel carcere dello Spielberg.
Un altro personaggio quasi dimenticato è Giovanni Battista Beccaria religioso degli Scolopi, il quale fu un pioniere degli studi sull’elettricità. Fu uno degli studiosi che contribuì a trasformare l'elettrologia da semplice oggetto di curiosità in disciplina scientifica, difendendo apertamente la teoria di Benjamin Franklin. Nel suo trattato “Dell’Elettricismo Artificiale e Naturale” anticipò scoperte attribuite a Faraday. Il suo trattato venne tradotto in inglese e diffuso negli Stati Uniti. Nel 1755 padre Giovanni Battista Beccaria venne nominato membro della Royal Society.
Tommaso Valperga Caluso è stato un filosofo, astronomo, fisico e matematico italiano, membro della congregazione dell'Oratorio. Fu direttore dell'osservatorio astronomico di palazzo Madama. Fu socio dell'Accademia delle Scienze di Torino dal 1773 e di tutte le maggiori accademie d'Europa.
Antonio Maria Vassalli Eandi fisico eclettico, si occupò di elettricità e di pesi e misure. Fu membro della Commissione dei pesi e misure a Parigi, direttore dell'Osservatorio meteorologico dell'Accademia e del Museo di Storia Naturale di Torino.
Ci sono poi tre sacerdoti astronomi e meteorologi di valore internazionale Francesco Denza , Padre Angelo Secchi e Giovanni Boccardi.
Il padre barnabita Francesco Maria Denza è noto per gli studi nelle scienze naturali e in particolare per il grande ruolo avuto nella nascita della meteorologia in Italia.
Si laureò in fisica e matematica nel 1857 e poco dopo venne ordinato sacerdote. Nel 1859 fondò la stazione meteorologica di Moncalieri e il Bollettino mensile di Meteorologia. Con il contributo fondamentale della sua influenza, negli anni seguenti furono aperte 200 stazioni meteorologiche. Fu attivo anche negli studi astronomici e del magnetismo terrestre.
Padre Angelo Secchi è stato un gesuita e astronomo italiano, fondatore della spettroscopia astronomica. Fu direttore dell'Osservatorio del Collegio Romano e si occupò per primo di classificare le stelle in classi spettrali. Una sua macchina per la meteorologia “Meteorografo” con cui si effettuava la registrazione a distanza della temperatura, pressione, direzione del vento, velocità del vento e pioggia, venne esposta e premiata alla Esposizione Universale di Parigi del 1867.
Il premio per questo nuovo tipo di strumento fu conferito a Secchi da Napoleone III in persona, che lo nominò Ufficiale della Legion d’onore.
Il sacerdote Giovanni Boccardi fu matematico e astronomo, fondatore nel 1906 della Società Astronomica Italiana.
Nel 1895 si trasferì a Roma presso l'Osservatorio del Collegio Romano. Si perfezionò e approfondì i suoi studi sotto la guida di Pietro Tacchini e Elia Millosevich, dedicandosi alla teoria delle orbite planetarie. In particolare sviluppò importanti calcoli sul pianetino 416, che dietro sua proposta fu battezzato “Vaticana”. Ebbe dall'Académie des Sciences di Parigi il premio Valz per l'astronomia.
Fu uno dei primi astronomi italiani ad aderire all’International Astronomical Union.
Il beato Francesco Faà di Bruno fu militare, cartografo, filantropo, architetto, inventore, giornalista ed editore. Per i suoi studi in matematica godeva di una fama internazionale. Era allievo di Augustin-Louis Cauchy.
Il beato fece il piano di risanamento igienico idrico di Torino, costruì bagni e lavatoi pubblici, fornelli pubblici economici, la prima biblioteca circolante e la fondazione Opera S. Zita, casa di accoglienza per donne lavoratrici.
Insieme a don Giovanni Bosco fondò giornali popolari per l’istruzione come “L’Armonia”, “La Buona settimana” e “Il Cimento” (di cui curava la parte scientifica).
Per avere un idea di quanto i cattolici contribuirono all’Unità d’Italia, basta ricordare che quando il ministero dell’agricoltura dovette diffondere la conoscenza del metro quale unico sistema di misura, si rivolse alla Chiesa.
Il manuale di metrologia venne inviato alle 7000 parrocchie, invitando i parroci a spiegare il nuovo sistema di misura.
“Questi fatti – ha scritto il prof. Tanzella-Nitti - provano in maniera inequivocabile che l’Unità d’Italia non fu un operazione politica svolta necessariamente in contrasto con la Chiesa Cattolica, come invece una certa storiografia lascerebbe intendere”.
Da Zenit del 18 marzo 2012