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Giornali a scuola al posto dei telefoni, non è la soluzione

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La proposta del ministro Valditara è nobile ma utopistica: la dipendenza da smartphone è un problema reale che non si risolve con divieti né con l'auspicio che gli studenti portino in classe il quotidiano. La vera sfida è educativa e culturale.

Editoriali 13_07_2024
IMAGOECONOMICA - CLEMENTE MARMORINO

Si è detto di tutto sulla crescente dipendenza delle nuove generazioni dai telefonini. Studi più dettagliati hanno anche evidenziato i rischi che questa dipendenza può avere per le capacità di apprendimento e, in generale, per la salute fisica ed emotiva. La battaglia del Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara per un uso più responsabile dei cellulari, con la possibilità concreta di vietarli nelle scuole, merita dunque grande rispetto. Ha la nobile finalità di riportare un equilibrio tra la debordante vita digitale dei ragazzi e la loro vita reale ma potrebbe rivelarsi di problematica attuazione.

Anzitutto perché, dal punto di vista pratico, vietare di portare i cellulari a scuola comporta la necessità di verifiche e controlli con impegno di risorse umane che nella gran parte degli istituti scolastici non ci sono. Ve li immaginate gli insegnanti o i bidelli che controllano gli zainetti dei ragazzi per verificare che non contengano apparecchi telefonici?
Inoltre, trasmettere il messaggio che le tecnologie sono da contrapporre al quadernetto e al diario cartaceo non è proprio il massimo, perché si rischia che gli studenti vedano la scuola come una prigione dalla quale uscire prima possibile per potersi poi reimmergere nella progredita ed evoluta civiltà virtuale simboleggiata dagli smartphone.
Ma ammesso e non concesso che gli studenti si abituino a lasciare a casa il cellulare, col rischio di non poter avvisare i genitori di qualcosa di urgente (le cabine telefoniche ormai sono in disuso ovunque), siamo proprio sicuri che il tempo non più trascorso online verrebbe riempito dal ritorno alla carta per prendere appunti?

Il Ministro, con una punta di romanticismo, ha addirittura auspicato il ritorno in classe dei quotidiani cartacei. Anche su questa sua affermazione ci sarebbe da discutere, soprattutto perché arriva fuori tempo massimo. Ormai i quotidiani cartacei, come documentano gli impietosi dati sulle tirature e le vendite, raggiungono un pubblico di nicchia e continuano a sprofondare nelle classifiche dei mezzi d’informazione più utilizzati. Il segno meno è una costante nelle comparazioni tra i livelli di diffusione di tutti i quotidiani. Se non ci fossero gli aiuti statali indiretti, visto che anche i fatturati pubblicitari si assottigliano costantemente, non esisterebbe nessun giornale in Italia.

Da vent’anni si dà alla Rete la colpa del crollo delle vendite dei giornali, ma la metamorfosi delle diete mediatiche degli italiani spiega solo in parte questa crisi nera della stampa cartacea. Indubbiamente un giornale cartaceo è già vecchio alle 10 del mattino, considerata l’overdose di notizie costantemente aggiornate sui siti web, che rende praticamente inutile la lettura di un quotidiano. È possibile trovare informazione autorevole anche online, evitando di andare nelle poche edicole rimaste per spendere da 1,50 a 2 euro per acquistare una copia di un giornale. Questo ragionamento è già dominante nelle generazioni adulte ma è addirittura totalizzante tra gli under 30, nessuno dei quali acquista più da anni un giornale in edicola.

Acquistare tutti i giorni in edicola un quotidiano significa spendere 50-60 euro al mese, ma i ragazzi, con abbonamenti telefonici e a internet da 10 euro al mese hanno la possibilità di consultare gratuitamente online siti informativi gratuiti e di tenersi comunque aggiornati. Peraltro non perdono molto se non leggono gran parte dei quotidiani italiani, nelle mani di editori impuri che perseguono altri interessi su altri tavoli extraeditoriali e piegano a logiche aziendali la scelta dei contenuti da pubblicare. Lo scarto generazionale è evidente: gli editoriali e i commenti, che dovrebbero costituire il valore aggiunto della cosiddetta informazione di qualità prodotta dai quotidiani, vengono firmati da ex politici rancorosi e nostalgici, giornalisti in pensione e distanti dalla cultura digitale, tuttologi e presunti esperti. Per non parlare di molte cronache, palesemente faziose e riconducibili a un preciso schieramento politico e culturale.

Perché allora un giovane studente delle scuole medie o superiori dovrebbe leggere un giornale cartaceo? Tra il linguaggio e le scelte editoriali dei giornali cartacei e le aspettative del Paese reale esiste una distanza ormai siderale, che potrà essere colmata solo se i giornalisti, rispettando la deontologia professionale e corazzandosi sul piano dell’integrazione multimediale e della cultura digitale, sapranno innovare i giornali e renderli più appetibili anche da parte di un pubblico più giovane.

La sfida, dunque, è soprattutto educativa e culturale. Le aziende editoriali devono rinnovarsi e aprirsi ai giovani, portatori di sensibilità diverse da quelle degli attuali editorialisti che riempiono i quotidiani di contenuti superati e ideologici. I giornalisti devono studiare, aggiornarsi, farsi trovare pronti per le sfide dell’Intelligenza Artificiale e dell’innovazione tecnologica, e dimostrare la loro professionalità. Solo così i giornali, cartacei o online, potranno intercettare l’interesse delle nuove generazioni.

Di certo non è riportando i quotidiani nelle aule scolastiche che si riaccende l’entusiasmo per l’informazione cartacea. Imporne la lettura agli studenti equivale a fornire loro una chiave di lettura predeterminata della realtà, anziché educarli ad esercitare un sano discernimento tra le fonti. Ogni strumento è buono o cattivo in base all’uso che se ne fa e dunque demonizzare la tecnologia può significare riportare le lancette dell’orologio a fasi ben meno evolute di quella che stiamo vivendo. Meglio puntare sulla sensibilizzazione e sul coinvolgimento attivo dei genitori e delle famiglie, al fine di poter costruire un nuovo umanesimo digitale fondato sulla responsabilità e sulla consapevolezza anziché sui divieti e le imposizioni.



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PERICOLI FISICI E PSICHICI

Allarme smartphone ai minori, anche la politica se ne accorge

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IL LIBRO

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30_05_2019 Fabio Piemonte

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L'ALLARME MOIGE

Sesso, droga e smartphone: è la generazione Ebbasta

18_01_2019 Marco Guerra

Alcuni genitori si sono accorti solo dopo la strage di Corinaldo che esiste un sistema economico che specula sui desideri dei nostri figli e che trae profitto dalle loro cattive abitudini. Una ricerca choc del Moige svela dati inquitanti su porno, droga, violenza e gioco d'azzardo a portata di smartphone per i ragazzi. E ora occorre correre ai ripari.