TRA STORIA E CRONACA
Giappone, la lezione di un vecchio terremoto
Sisma del Kanto (1923), migliaia i morti per l'esplosione delle cisterne di petrolio: non fu messo al bando, si lavorò per evitare altre tragedie simili.
Attualità
08_04_2011
Tutti conosciamo gli effetti del catastrofico terremoto, grado 9 scala Richter, che l’11 marzo 2011 ha colpito il Giappone, causando un maremoto con relativo tsnunami, il crollo della diga di Fujinuma e l’emergenza nucleare presso la centrale di Fukushima. Dopo tre settimane, tra morti e dispersi il numero delle vittime sembra circa 27mila.
Il sisma dell'11 marzo 2011 si pone al quinto posto della classifica dei terremoti più forti mai registrati da quando esistono le rilevazioni sismiche accurate, ma certo il Giappone non è terra che non conosce questo tipo di catastrofe. Il 1° settembre 1923 il grande Terremoto del Kanto, con magnitudo di circa 8 gradi della scala Richter colpì la pianura del Kanto. Il bilancio, nonostante la popolazione fosse molto inferiore all’attuale, fu di oltre 140mila morti e 37mila dispersi.
Dopo la prima tremenda scossa che distrusse gran parte degli edifici, essendo ora di pranzo dai bracieri ardenti delle cucine si sprigionarono incendi nelle abitazioni. Migliaia di giapponesi nel panico cercarono rifugio nell’acqua nella baia di Yokohama. Sul lungomare di Yokohama si ergeva anche lo stabilimento della Standard Oil con le sue cisterne, ogni giorno petroliere da tutto il mondo portavano il combustibile necessario a Yokohama e soprattutto alla vicina Tokyo. Ben presto successe l’irreparabile: stabilimento e cisterne esplosero e centomila tonnellate di petrolio si riversarono nel mare inondando le migliaia di persone che lì si pensavano al sicuro. Il petrolio aderì ai corpi bruciandoli, gli incendi presero la forma di “tornado di fuoco” (dragon twist) che investirono la città.
Ernest Hemingway fu uno degli inviati per descrivere il grande terremoto giapponese, il 25 settembre 1923 pubblicò sul “The Toronto Daily Star” l’intervista ad una famiglia sopravvissuta in quanto, al momento del terremoto, i figli erano appena saliti su una nave attraccata in porto ed i genitori si trovavano sul molo. Al momento della scossa videro molte persone che furono scaraventate in mare con tutti i loro mezzi, tutto si sbriciola attorno a loro. I genitori cercarono di andare verso la città, ma si ritrovarono in una nube di polvere all’interno della quale quasi tutti gli edifici erano crollati, intanto intorno scoppiavano gli incendi. Fu così che decisero di tornare al mare. Riporto una parte dell’intervista:
“[…]’Come avete fatto a tornare alla nave?’, chiese il reporter. ‘C’erano alcuni sampan, le barche del luogo, e alla fine mio marito ne trovò una e ci mettemmo sulla via del ritorno. Ma proprio allora l’incendio stava divampando con violenza ed il vento soffiava da terra. Per un bel po’ ci fu un terribile vento. Infine arrivammo al molo e, naturalmente, non è che potevamo tirare fuori una passerella, ma ci gettarono una cima e salimmo a bordo’. […] Per buona parte del tempo non si riuscì a vedere la riva dal fumo. Ma peggio fu quando esplosero le cisterne di petrolio sottomarine e il petrolio prese fuoco. Le fiamme si estesero al porto e in direzione del molo. Quando lo raggiunsero, ci chiedemmo se ci eravamo salvati a bordo della Empress solo per finire bruciati. Il capitano aveva fatto mettere in mare tutte le scialuppe sul lato più lontano dalle fiamme ed era pronto a farci salire. Ovviamente non potevamo andare sul lato dove venivano le fiamme. Faceva troppo caldo. Stavano usando i getti d’acqua per respingere il fuoco. Ma continuava a venire avanti. Per tutto il tempo lavorarono per tagliare la catena dell’ancora che si era impigliata all’elica. Infine riuscirono a condurre l’Empress lontano dal molo. Fu magnifico il modo in cui la condussero via senza nessun rimorchiatore. […] ‘Non ci furono ondate di maremoto?’,chiese il reporter. ‘No. Assolutamente nessuna.’[…]’Cosa pensò quando iniziò tutto?’, chiese il reporter. ‘Oh, lo sapevamo che era un terremoto’, disse la madre.’E’ solo che non sapevamo che sarebbe stato così brutto. Ci sono stati moltissimi terremoti lì. Una volta, nove anni fa, avevamo avuto 5 scosse in un giorno’[…]”.
I “tornado di fuoco” furono in grado di scatenare venti incandescenti in grado di sollevare le persone ed incenerirle: l'episodio più raccapricciante fu la morte di quasi 38mila persone che si erano radunate in uno spazio aperto a Tokyo. Furono carbonizzate in 15 minuti dalla tormenta infuocata, rimase un enorme cumulo di corpi. Gli incendi durarono due giorni a causa della mancanza di acqua, furono distrutte anche le vie di comunicazione, le strutture elettriche e le scorte alimentari.
Nonostante quello che successe, l’uso del petrolio non fu bandito per referendum, ma la popolazione giapponese trasse insegnamento dall’evento affinché tali drammi non avvenissero più. Per questo oggi, nonostante la popolazione sia maggiore di quasi un secolo fa, la scossa sia stata nettamente più forte, al terremoto si sia aggiunto un tremendo tsunami, lo sviluppo del paese ha permesso che il numero di vittime fosse enormemente inferiore al 1923.
*Fisico
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