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viaggio apostolico

Francesco in Lussemburgo: migranti, pace e natalità

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Ieri la visita papale nel piccolo Stato prima di proseguire per il Belgio: un assist al cardinale lussemburghese Hollerich, relatore generale del Sinodo, nonché gesuita e ultraprogressista.

Ecclesia 27_09_2024
Foto Vatican Media/LaPresse DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE

Accolto dal granduca Enrico e dalla granduchessa Maria Teresa, ieri mattina il Papa è arrivato in Lussemburgo. Un nuovo viaggio apostolico – a breve distanza temporale da quello lungo e impegnativo in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore – che si concluderà in Belgio. Quello nella piccola nazione europea è stato un vero e proprio pit-stop, terminato già nel tardo pomeriggio di ieri. Pace, migranti e natalità al centro dei suoi interventi e l'appello ad una Chiesa che deve accogliere "tutti, tutti, tutti". Uno slogan già utilizzato in passato per difendere la discussa dichiarazione Fiducia supplicans.

Il Papa "pacifista" ha ricordato che «la guerra sempre è una sconfitta» e la «pace è necessaria», avvertendo come occorra che «il vivere quotidiano dei popoli e dei loro governanti sia animato da alti e profondi valori spirituali, che impediscano l'impazzimento della ragione e l'irresponsabile ritorno a compiere i medesimi errori dei tempi passati». Grande spazio al tema migranti sin dall'aereo con il regalo di una giornalista spagnola: una borsa in stoffa senegalese realizzata da un gruppo di rifugiati arrivati nelle Canarie. 

Al Lussemburgo il Papa ha chiesto di «indicare il cammino da intraprendere per accogliere e integrare migranti e rifugiati» e poi ha ribadito il concetto, raccomandando ai cittadini del Granducato di essere accoglienti, sostenendo che «il Vangelo è spirito di accoglienza, di apertura a tutti, e non ammette nessun tipo di esclusione». Poi Bergoglio ha tirato le orecchie ai lussemburghesi per il basso tasso di natalità, chiedendo «per favore più bambini» e scherzando sul fatto che «meno cagnolini» li chiede invece in Italia. 

Questo 46° viaggio apostolico è nato dall'invito dell'Università di Lovanio per il 600° anniversario della fondazione. Solo in seguito l'aggiunta del Lussemburgo. Ma perché? È vero che Francesco ha detto di voler visitare le periferie e il Granducato, pur essendo ricchissimo, può essere considerato una "periferia spirituale". Qualcuno, però, vede nella scelta del Papa un atto di apprezzamento nei confronti del cardinale Jean-Claude Hollerich. Il gesuita lussemburghese, peraltro, è relatore generale del Sinodo dei vescovi e la visita avviene a ridosso dall'apertura dell'ultima sessione dell'assise sinodale. Hollerich rappresenta il cardinale di punta dello schieramento più progressista del collegio, promotore di un'agenda ultra-liberal che vorrebbe cambiare l'insegnamento del catechismo sull'omosessualità e introdurre il sacerdozio femminile.

Non c'è dubbio che la toccata e fuga ad hoc del Pontefice vada a vantaggio del peso ecclesiale dell'arcivescovo di Lussemburgo. Bergoglio lo ha anche elogiato pubblicamente per aver usato l'espressione «evoluzione della Chiesa lussemburghese in una società secolarizzata». Di fronte alla secolarizzazione, la Chiesa deve accettare la sfida senza rassegnazione: l'opinione di Francesco è analoga a quella espressa nel suo ultimo libro dal cardinale Jozef De Kesel, già arcivescovo di Malines-Bruxelles succeduto al poco amato monsignor André-Joseph Léonard. E il Belgio è l'altra fortunata nazione scelta dal Papa per questo 46° viaggio apostolico che finirà domenica. Ieri sera stessa Francesco è atterrato a Bruxelles, accolto dal successore di De Kesel, monsignor Luc Terlinden, giovane prelato in odore di porpora in un prossimo concistoro che secondo molti non è lontano. 



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