Francesco e Fazio, tra i due Papi vince quello laico
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La terza apparizione papale a Che Tempo Che Fa conferma il sodalizio tra il conduttore e il Papa della porta (santa) accanto. Che non insegna, ma fa da cassa di risonanza ai luoghi comuni di questo mondo.
E tre. Domenica scorsa Papa Francesco si è fatto nuovamente intervistare da Papa Fazio in collegamento da Santa Marta. Il sodalizio si ormai consolidato dato che entrambi si collocano nel medesimo ambito culturale, quello progressista, della giustizia sociale, dell’ambientalismo, dell’inclusività, dell’immigrazionismo, dell’irenismo culturale, del pacifismo, dell’omofilia senza confini, della globalizzazione con primato europeo, del pauperismo, della colpevolizzazione dell’etnia caucasica e della vergogna della propria storia e della propria natura.
I temi toccati sono stati la tregua a Gaza, con un fervorino nemmeno adatto al bisticcio tra bambini, il giubileo – dove il Papa life coach dispensava consigli sul ricominciare sempre, sul mettersi in cammino – il perdono – ed abbiamo appreso che Dio perdona anche i peccati contro lo Spirito Santo che per Gesù sono imperdonabili – e poi gli evergreen: i carcerati, i migranti, le guerre, Trump, le nomine femminili in Vaticano, l’immancabile pedofilia, l’olocausto, l’accoglienza di persone transessuali – tema che ha fornito l’occasione a Francesco per spiegare che esiste una nuova categoria di peccati gravi che sono quelli contro l’angelicalità (ad esempio non prendersi cura dei propri genitori).
E poi l’argomento più rilanciato dai media: «L’Italia […] non fa figli, faccia entrare i migranti», come se l’Italia non fosse più una nazione, con un suo popolo, proprie tradizioni e una sua religione al cui vertice, tra l’altro, c’è proprio lui, Papa Francesco, ma solo un orto dove è bene piantare le zucchine dato che nessuno più coltiva le carote. Un ortaggio val l’altro, un italiano può essere barattato con un magrebino, l’importante è occupare con qualcuno lo spazio vuoto lasciato dalla denatalità. Le parole del Papa sono più fredde, perché agghiaccianti, dell’inverno demografico.
Domenica, canovaccio e interpreti sono stati sostanzialmente i medesimi di quelli dell’anno scorso. Tra i due Papi, ha vinto quello più laico, con la nuova sede ad Avignone sul Nove, perché costui ha maggiore capacità di orientare i consensi, plasma con più efficacia la coscienza collettiva. Inoltre Papa Francesco, con questa ennesima intervista, scolora sempre più nel pop, nella figura dell’influencer che però non ha molta presa sugli uditori perché ripete con minor forza quanto media e social con più astuzia e bravura declamano da tempo. La sua voce appare come un’eco indistinta di quanto è già stato scritto con chiarezza nell’agenda di questo mondo.
Il Papa predica nella cattedrale di Che Tempo Che Fa, ma, alla fine, a solo beneficio dei fedeli di Papa Fazio. Ciò a voler dire che nel sodalizio tra i due pontefici trae maggior vantaggio il conduttore, che diventa conduttore di anime, perché offre al dio Auditel la presenza del Pontefice. È stato Francesco a servire alla causa di Fazio e non è stata la trasmissione di quest’ultimo a diventare cassa di risonanza dell’evangelizzazione. Anche perché non sarebbe mai stata questa l’intenzione del Santo Padre, ben orientato, invece e come sempre, nello sforzo, per lui piano, di tradurre il trascendente nell’immanente, il sacro nel profano, lo straordinario nell’ordinario, il cielo nella terra, la fede in competenze umane, troppo umane. Un cristianesimo prêt-à-porter e pronto per tutti perché a misura di tutti, customizzato, docile alle esigenze del consumatore di prodotti del benessere individuale.
Dicevamo che Fazio ha usato Papa Francesco. Lo si è visto anche nell’essere riuscito ad incasellare il Papa nel format. Una sorta di reductio ad Fatium. Già la modalità dell’intervista ci comunica che Fazio ha derubricato il ruolo di successore di Pietro ad ospite di un programma televisivo, solo un gradino più sopra a Cecilia Sala anche lei invitata da Fazio Domenica scorsa. Poi i doverosi spot per l’ospite, come Tv insegna: ecco promuovere l’ultimo libro del Papa, la sua seconda autobiografia, già lanciata su TikTok (siamo all’autocelebrazione dichiarata e in perenne aggiornamento). Come se l’altra sera ci fosse stato Walter Veltroni in collegamento e non un Pontefice. Per paradosso rimangono nel nostro iperuranio ammantato di sacralità solo Mina e Mattarella, perché mai si sognerebbero di sedersi davanti a Fazio. È solo l’assenza che ormai promette solennità ad alcune figure pubbliche in questo nostro tempo in cui tutti vorrebbero almeno una vetrinetta social per apparire. Infine citiamo gli aneddoti, spesso divertenti, legati alla vita del Papa e raccontati da Fazio, utili per renderlo più simpatico e più commestibile al grande pubblico, quindi più commerciale perché “uno di noi”. Il Papa della porta santa accanto. Un Papa più spiritoso che spirituale. Un Papa che non insegna, ma è solo prodigo di consigli per gli acquisti di buone pratiche per vivere bene.
Ci spiace molto, moltissimo ammetterlo, ma anche questa volta lo spettatore è stato bollito a fuoco lento per quasi un’ora tra luoghi comuni, stereotipi, banalità, soluzioni semplicistiche a problemi complessi e il tutto, poi, presentato con una gravità e sostenutezza davvero urticanti.
«E non perdere senso dell’umorismo!». Questo l’ultimissimo e trascendente invito del Papa ai credenti faziosi. In effetti ce ne vorrà molto in futuro.
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