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Migrazioni
a cura di Anna Bono
Rotte migratorie balcaniche

Fino a che punto l’Italia è responsabile di emigranti e profughi?

Unhcr e Oim ricordano all’Italia i suoi obblighi nei confronti di emigranti e richiedenti asilo che raggiungono le frontiere italiane percorrendo le rotte balcaniche  

Migrazioni 31_01_2021

Quattro eurodeputati Pd diretti in Bosnia per ispezionarne i campi profughi sono stati fermati il 30 gennaio dalla polizia croata a poche centinaia di metri dal confine. La situazione si è risolta grazie all’intervento delle ambasciate italiane a Zagabria e a Sarajevo e il viaggio degli europarlamentari è proseguito. L’iniziativa degli europarlamentari intende far luce sulla situazione degli emigranti illegali che raggiungono l’Europa seguendo le rotte dei Balcani che è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica nelle scorse settimane dopo che la rivista “Altreconomia” ha pubblicato i dati forniti dal Ministero dell’Interno dai quali risulta un elevato numero di persone respinte nel 2020 dalla polizia di frontiera di Trieste e Gorizia, soprattutto in seguito a una circolare firmata a metà maggio 2020 da Matteo Piantedosi, all’epoca capo di gabinetto del ministro Luciana Lamorgese. Dal 1° gennaio al 15 novembre 2020, si legge nell’articolo di “Altreconomia”, l’Italia ha “riammesso” in Slovenia 1.240 persone, molte delle quali poi respinte a catena fin verso il territorio bosniaco. La rivista, e con lei altri mass media, sottolineano la responsabilità dell’Italia. “La rotta balcanica e le responsabilità del governo italiano”, titolava il 3 gennaio il quotidiano “La Repubblica”. Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), a conclusione di una missione congiunta, hanno espresso preoccupazione per la sorte di chi percorre le rotte balcaniche e hanno insistito sull’obbligo dei governi di ammettere sul proprio territorio chi presenta richiesta d’asilo almeno per la durata dell’esame della richiesta stessa. “È in questa fase – ha rimarcato Chiara Cardoletti, rappresentate dell’Unhcr per l’Italia, nel corso di un incontro con le autorità italiane svoltosi a Trieste – che occorre attivare anche su questo territorio tutti i servizi di assistenza e informazione previsti dalla legge italiana”. Nel riversare sull’Italia la responsabilità dell’accoglienza e la colpa dei respingimenti, nessuno sembra considerare che gli emigranti illegali e i richiedenti asilo che percorrono le rotte balcaniche provengono da paesi che non confinano con l’Italia e, prima di raggiungere le frontiere italiane, in molti casi hanno attraversato diversi stati in ciascuno dei quali, in base alle leggi internazionali, avrebbero dovuto essere fermati, se privi di documenti, respinti ed eventualmente assistiti dall’Oim, a meno di dichiararsi profughi, chiedere asilo ed essere quindi presi in carico dall’Unhcr che vanta sedi in più di 190 paesi.