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Intervista / Avv. Wąsowski

Finalmente libero padre Olszewski, vittima della vendetta di Tusk & Co.

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Dopo 7 mesi di arresto “esplorativo”, liberati – dietro cauzione monstre – padre Michał Olszewski e due ex funzionarie del Ministero della Giustizia. «La Procura non ha prove concrete, ma ha tentato di distruggere i miei assistiti con il fine di colpire l’attuale opposizione». La Bussola intervista in esclusiva l’avvocato dei tre imputati, Krzysztof Wąsowski.

Esteri 29_10_2024

Da sette mesi seguiamo la vergognosa vicenda riguardante padre Michał Olszewski e due ex funzionarie del Ministero della Giustizia tenuti in arresto “esplorativo”. Un arresto che avrebbe dovuto costringerli a rendere delle “dichiarazioni” compromettenti su ex capi del Ministero della Giustizia: il ministro Zbigniew Ziobro e il viceministro Marcin Romanowski.

Come ha detto l'avvocato degli imputati, Krzysztof Wąsowski, «l'ufficio del pubblico ministero non ha prove concrete», quindi per tenerli in prigione «ha fatto ricorso alla manipolazione e alla frode». Alla fine però sono arrivate buone notizie: il 24 ottobre la Corte d'appello non si è piegata alle pressioni della Procura e ha deciso che padre Olszewski e due funzionarie del Fondo per la Giustizia, gestito dal Ministero della Giustizia, potevano essere rilasciati dietro una cauzione enorme di 350.000 PLN (złotych). Il denaro per padre Olszewski è stato pagato dalla sua congregazione, i Sacerdoti del Sacro Cuore (dehoniani). Anche le signore Karolina e Urszula sono state rilasciate: nel loro caso, le cauzioni sono state date dal giornalista Michał Rachoń. Come ha detto l'avvocato Wąsowski: «La Corte d’appello ha ritenuto che non ci sono motivi per tenere queste persone in isolamento. Le prove sono già state raccolte e adesso loro possono difendersi da persone libere».

La Nuova Bussola Quotidiana ha intervistato il legale.

Avvocato Wąsowski, dopo sette mesi di prigione, padre Olszewski e due ex funzionarie del Ministero della Giustizia sono stati rilasciati. Perché queste tre persone sono state incarcerate per così tanto tempo: senza processo, senza accuse specifiche, o meglio con accuse, spesso assurde, che venivano cambiate a intervalli di qualche mese per prolungare la detenzione?
Ci sono voluti ben sette mesi, perché durante quel periodo la Procura ha ingannato i tribunali polacchi convincendo i giudici che il caso era molto complesso, così complesso che hanno presentato il materiale in quasi 900 volumi: ogni volume conteneva 200 pagine stampate su due lati, il che fa quasi mezzo milione di pagine. La Procura ha fatto di tutto per complicare le indagini, perciò è stato prodotto molto materiale per “gonfiare” il caso.

Cosa dicevano i tribunali?
Da qualche tempo, precisamente da luglio, i tribunali polacchi hanno cominciato a chiedere spiegazioni alla Procura. Cos'altro avrebbe da fare la Procura quando ha già preparato quasi 900 volumi e centinaia di migliaia di pagine di documenti? Poi si è scoperto che la Procura non aveva testimoni da interrogare e non aveva nulla di nuovo da aggiungere. Quindi ha semplicemente ingannato i giudici. Inoltre, i giudici hanno iniziato a chiedersi cosa ci fosse di specifico in questi novecento volumi tale da avere un impatto su questo caso. Risulta che il 90% del materiale contenuto in questi volumi riguarda e-mail, messaggi di testo, conversazioni telefoniche e intercettazioni telefoniche. Per la maggior parte si tratta di conversazioni su pubbliche relazioni, questioni private, vacanze ecc. La Procura mette tutto questo materiale agli atti e i nostri avvocati difensori non possono vederlo perché tenuto segreto. La Procura ha detto alla Corte che c'era così tanto materiale che ci sarebbe stato un numero imprecisato di testimoni. Quando il giudice ha chiesto quanti testimoni ci sarebbero stati, si è scoperto che ce ne sarebbe stato uno. Si tratta di una testimonianza del tutto irrilevante e tutto ciò che è importante è già stato fatto. La Procura ha già fatto tutto e aveva messo in sicurezza il procedimento entro i primi due mesi.

Quindi avrebbe potuto rilasciare gli arrestati?
Ovviamente. Pertanto, è un grande scandalo che la Procura abbia manipolato i tribunali in questo modo, perché è chiaro che se un giudice ha due o tre giorni per analizzare novecento volumi, diverse centinaia di migliaia di pagine di documentazione, non è in grado di farlo. Ecco perché di solito il tribunale si fida dell'ufficio del pubblico ministero e confida che nessuno lo manipolerà. Ma in questa situazione, la difesa ha iniziato con molta fermezza a chiedere alla Procura cosa stesse succedendo e perché i nostri assistiti fossero costretti a rimanere in custodia. La custodia cautelare serve a garantire la sicurezza del procedimento e a proteggere da frodi e influenze indebite. Alla fine è venuta alla luce questa grande manipolazione da parte della Procura sotto il ministro Adam Bodnar. E finalmente, dopo sette mesi, la Corte ha fermato questo imbroglio.

La domanda sorge spontanea: perché solo adesso?
Perché siamo tornati alla Corte d'appello di Varsavia, che è stata la prima a porre domande alla Procura su cos’altro volesse fare per garantire il procedimento e perché queste tre persone dovessero rimanere in prigione ed essere isolate. Il caso è arrivato per la prima volta davanti alla Corte d'appello a luglio. Poi il pubblico ministero non è stato in grado di rispondere a questa domanda e il tribunale ha deciso di abbreviare i tempi dell'arresto. Purtroppo la Procura ha poi fatto un "trucchetto" e ha avanzato nuove accuse, secondo me assurde, sostenendo che in questo caso avremmo a che fare con un gruppo criminale organizzato.

Ma il Tribunale distrettuale, in particolare la giudice Magdalena Wójcik, ha stabilito che non c'era bisogno di ascoltare la Corte d'appello e ha prolungato la detenzione per altri tre mesi. Il giorno dopo la sentenza la giudice Wójcik è stata promossa presidente del dipartimento. Il 24 ottobre ci siamo recati di nuovo alla Corte d'appello di Varsavia, dove la Corte ha nuovamente iniziato a chiedere alla Procura cos’altro dovesse fare. Il pubblico ministero ha cominciato a dire che avevano cose che non potevano rivelare, e comunque non avevano nulla di nuovo. In questa situazione, il tribunale ha chiesto come avrebbe dovuto valutare il lavoro della Procura, visto che questa non voleva rivelare informazioni al tribunale. Il pubblico ministero non è stato in grado di rispondere e per questo motivo, a mio avviso, il tribunale non poteva prolungare la detenzione dei prigionieri senza cadere nel ridicolo.

Ma il tribunale ha chiesto una cauzione enorme…
Il tribunale ha applicato misure molto severe e una cauzione molto alta, 350.000 PLN. per ogni persona.

Questa somma corrisponde a circa 80 stipendi medi mensili in Polonia, cioè supera gli 80.000 euro!
Si tratta di una somma elevata, soprattutto perché recentemente è stata modificata la normativa secondo la quale non si possono fare raccolte di fondi per pagare le cauzioni. Bisogna avere questi soldi o prenderli in prestito, quindi in realtà è un requisito molto severo. Inoltre, ai miei assistiti è stato tolto il passaporto ed è stato vietato di lasciare la Polonia e di contattarsi tra di loro e con i testimoni. Il problema è che non si sa chi siano i testimoni perché la Procura non lo ha rivelato. Perciò non si sa con chi non dovrebbero parlare: questa è una situazione piuttosto compromettente e noi, come difesa, chiederemo spiegazioni.

Cosa significa tutto questo?
Una questione molto importante per la difesa è che l'ufficio del pubblico ministero non ha prove convincenti, quindi deve ricorrere alla manipolazione e alla frode perché, se l'ufficio del pubblico ministero avesse le prove, semplicemente le mostrerebbe, presenterebbe un atto d'accusa e andrebbe in tribunale. E poi sarebbe il tribunale stesso a decidere se gli imputati debbano rimanere in prigione. La Procura non ha preparato nessuna accusa in sette mesi, ha solo fatto annunci con molta audacia. Inoltre, tra luglio e ottobre, la Procura non mi ha dato il permesso di partecipare all'interrogatorio di otto persone, testimoni o co-indagati. Tutto ciò dimostra che nel caso di padre Michał [a sinistra nella foto, scattata ieri mattina, con l'avv. Wąsowski] e delle signore del Ministero si tratta davvero di un arresto “esplorativo” e che tenere in custodia queste persone non era una questione di sicurezza del procedimento.

Allora di cosa si trattava?
Il punto era semplicemente quello di distruggere queste persone e costringerle a “denunciare” i cosiddetti mandanti, cioè i politici dell'attuale opposizione. Questo è il vero significato di questo caso.

Quindi dovrebbero fornire dichiarazioni, anche estorte e false, per attaccare l'ex ministro Ziobro e il viceministro Romanowski. In altre parole, sarebbero uno strumento per Tusk e Bodnar per la loro vendetta politica?
Sì, ma ciò significherebbe che siamo già nel totalitarismo.



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