Ferrara espugnata, tra gli sconfitti c'è anche il vescovo
Dopo 70 anni Ferrara non è più rossa: la Lega espugna uno dei fortini emiliani e annienta il Pd. Tra gli sconfitti c'è anche l'arcivescovo immigrazionista Perego, che era sceso in campo platealmente per “una politIca alternativa alla Lega” flirtando col primo cittadino Pd. Ed è stato contestato dai cittadini.
E’ tradizione che lo sfidante sconfitto telefoni al vincitore. Anche Aldo Modonesi, il candidato sindaco del Pd di Ferrara l’ha fatto nella notte di lunedì quando ha dovuto riconoscere che il distacco di quasi diecimila voti lo allontanava ormai irrimediabilmente dal leghista Alan Fabbri, diventato il primo sindaco non di Sinistra della cittadina estense dopo 70 anni.
Ma c’è qualcun altro che, da sfidante occulto nel corso di questa lunga campagna elettorale, dovrebbe ammettere la sconfitta elettorale, solo che non fa il politico di mestiere, quindi è improbabile che alzerà la cornetta. Si tratta dell’Arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, il quale nel corso di questi suoi primi anni di permanenza a Ferrara ha chiaramente mostrato quali fossero le sue antipatie politiche.
In tre anni di discorsi e interviste la vena antisalviniana infatti, è emersa più volte. Ad esempio, il 29 dicembre scorso quando nel corso della conferenza stampa di fine anno, rispondendo ad una domanda sulle elezioni amministrative che si sarebbero aperte il 26 maggio per poi concludersi domenica sera con il trionfo del leghista Fabbri, Perego aveva attaccato Salvini e i ministri degli Interni precedenti dicendo che la “politica migratoria in dieci anni è stata strabica. Con la sicurezza si ottiene consenso ma non si legge la realtà”.
Pochi mesi prima, in luglio in un’intervista al Corriere della Sera, sempre Perego aveva pesantemente criticato “chi oggi è al governo”, colpevole di aver “creato il problema e non serve adesso gridare o fare affermazioni contrarie ai principi costituzionali”, tanto da far titolare “Serve una politica alternativa alla Lega” perché “il fenomeno dell’immigrazione non lo si risolve creando insicurezza, lo si deve governare. Servirebbe un progetto politico chiaro, nuovo e alternativo”.
Fabbri all'epoca era stato già sindaco di Bondeno ed era consigliere regionale. Incassò la reprimenda del vescovo, come un animale ferito, si disse dispiaciuto e invitò il pastore a visitare i comuni amministrati da "noi, per scoprire che non c'è nessuna paura del diverso". Tutto inutile.
Gli attacchi al leader del Carroccio partivano da lontano. Nel febbraio 2018, quando Salvini agitò per la prima volta il Rosario, il più solerte a “scomunicarlo” fu proprio il neo arcivescovo di Ferrara: “Strumentalizza la fede”.
Una sistematicità – nel criticare le politiche sull’immigrazione del governo – che è costata a Perego anche le contestazioni pubbliche sotto il Duomo da parte di associazioni libere di cittadini rendendo l'ex direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, un vero e proprio avversario politico del cosiddetto sovranismo. In perfetta simbiosi – bisogna dire anche questo – con i piani alti di Santa Marta e della Conferenza Episcopale Italiana e con il sindaco uscente ferrarese, Tiziano Tagliani, tanto che in città c’è stato anche chi, scambiando ruoli e titoli, ha ironizzato sul Mons. Tagliani e l’Avv. Perego.
Tagliani però il Comune lo ha perso a Goro e Gorino, quando oltre che sindaco di Ferrara era anche presidente della Provincia. E proprio a Goro – teatro della “rivolta” dei residenti all’arrivo di un pullman carico di richiedenti asilo (non erano profughi) – Perego fece una delle sue prime uscite pubbliche subito dopo l’ingresso in diocesi.
Per la verità, la sintonia tra l’amministrazione Pd ( i due in foto) e il vescovo cremonese, non si è limitata solo ai migranti. Ad esempio, Perego non più tardi di venerdì, quindi a poche ore dal voto, ha inaugurato con il sindaco Tagliani il consultorio famigliare diocesano. Nel tagliare il nastro, Perego non ha esitato a dire che il vero fattore di crescita “è la collaborazione” e non la “contrapposizione dei servizi, pubblico contro ecclesiastico. E’ finita la stagione dell’alternativa, ed è tempo di collaborare”. Comune e Diocesi tutti insieme nei servizi alla Famiglia? Bene, ma di che tipo? E’ lo stesso pastore a spiegarlo: “Ci proponiamo di aiutare a raggiungere la consapevolezza, a promuovere l’autodeterminazione, e infine a raggiungere la responsabilità delle proprie scelte”. Così quando una donna vorrà consulenza sull’aborto o sul divorzio, le si parlerà di autodeterminazione? In che senso visto che bisogna lavorare in un’ottica di collaborazione col Comune?
Un’altra tematica che ha legato Perego al sindaco Dem, è stata la Festa in pace, evento del pacifismo organizzato da ambienti vicini alla Cgil estense insieme al Comune. Anche qui il refrain è stato chiaro: “Ingenuo credere che con un’arma in mano siamo più sicuri”, ha salutato le iniziative in piazza Municipio senza risparmiare la sua frecciata al Decreto sicurezza.
Dai migranti al pacifismo, passando per i diritti Lgbt. Il 24 settembre scorso in piazza a farsi fotografare per la mostra Ferrara NOIdentity insieme a Perego c’era anche il presidente dell’Arcigay locale, promotore della mostra dedicata alla persecuzione di persone LGBTI migranti o emigrate in Italia. Persecuzione, dunque. Alla faccia dei perseguitati veri in zone del mondo dove la croce è vietata.
Ora i commentatori all’ombra del Castello Estense, con un pizzico di snoberia, rimproverano alla Sinistra di non aver compreso la paura e il disagio che la città stava vivendo. La solita scusa di chi non accetta la sconfitta per propri demeriti. E che dimentica che, semmai, è la Sinistra cattocomunista che ha avuto paura di chi – e sono tanti – aveva capito che la realtà era diversa dal buonismo e dal pacifismo immigrazionista propagato come dogma.