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Fattore famiglia, si può: appunti per il Governo

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Doveva essere l'architrave delle politiche famigliari del governo di centrodestra, ma il Fattore famiglia è ancora al palo. Chi invece l'ha istituito, anche se in via sperimentale e per due soli servizi, è la Regione Lazio, anch'essa di centrodestra. Segno che il problema non è economico, ma di volontà politica. 

Famiglia 11_03_2024

Doveva essere uno degli architravi delle politiche famigliari con le quali il governo Meloni si era presentato agli italiani, assieme ad una riforma fiscale a misura di famiglia, ma all’avvicinarsi del giro di boa del quinquennio legislativo, il Fattore famiglia è ancora lettera morta. E con esso anche il quoziente famigliare che è ancora solo sulla carta. Assente da qualunque tipo di intervento di legge che non sta offrendo alle famiglie granché, salvo la promessa di una revisione dell’Isee che però è ancora lontana nel tempo, nonostante gli impegni presi recentemente dai viceministri dell’Economia e del lavoro.

Nel frattempo, però, qualcuno il Fattore famiglia lo sta introducendo seppure in via sperimentale per due anni e per un paio di servizi. Ma è comunque una novità se si eccettua quanto stanno già facendo da tempo altre regioni come il Veneto e la Lombardia.

Ora scende in campo anche la Regione Lazio, che ha approvato una legge che istituisce il Fattore famiglia. La prima legge approvata in aula dal Consiglio regionale del Lazio nel 2024 pone al centro il tema della famiglia, infatti, offrendo un supporto nel sistema di valutazione della capacità contributiva dei cittadini. La legge che istituisce il Fattore famiglia nelle politiche di welfare della regione nasce dalla proposta di legge numero 37 sottoscritta dai consiglieri di Fratelli d’Italia e con prima firmataria Laura Corrotti.

La legge prevede due anni di sperimentazione nell’ambito dei servizi relativi al trasporto scolastico e ai centri estivi ricreativi per sostenere l’avvio delle procedure organizzative del Fattore famiglia il più possibile in tutto il territorio laziale.

I criteri stabiliti per l’accesso al nuovo sistema rendono innovativa una legge che riconosce la centralità del merito, privilegiando quei cittadini sempre rispettosi della legge e in regola con il fisco. 

Soddisfatta, ovviamente, la presidente della commissione urbanistica e politiche abitative Laura Corrotti (in foto) che ha definito il Fattore famiglia «un ulteriore passo di civiltà nella storia di questa istituzione che ci onoriamo di servire. Grazie a questo provvedimento nessuna famiglia laziale con determinati requisiti sarà lasciata indietro. È una misura di buon senso che si focalizza sulle esigenze quotidiane delle famiglie, un contributo per la ripartenza della natalità in una regione che soffre, come tutta la nazione, l’inverno demografico».

Centrale è l’articolo 2 che definisce il Fattore famiglia come «strumento integrativo con la funzione di indicatore sintetico della situazione reddituale e patrimoniale che, nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (Isee) garantisce condizioni migliorative, integrando ogni altro indicatore, coefficiente, quoziente di premialità per le famiglie, al fine della individuazione delle modalità di accesso alle prestazioni sociali e ai servizi».

Ora i regolamenti applicativi dovranno fare il resto e strutturarlo, però intanto con la legge viene istituito «il riconoscimento del nucleo familiare definito “numeroso”, già a partire dal terzo figlio» mentre ci sarà un’apposita «piattaforma informatica per l’applicazione del fattore famiglia, a disposizione anche dei comuni».

Come detto, si tratta di una misura di natura sperimentale «per un periodo di due anni a decorrere dall’avvio della piattaforma» e potrà essere applicato dai Comuni ai servizi inerenti il trasporto scolastico e i centri estivi ricreativi.

Non si tratta di un’applicazione molto estensiva, ma giova ricordare che non sono molti gli ambiti nei quali i comuni possono intervenire applicando agevolazioni per le famiglie o migliorando i criteri di accesso a certi servizi in un’ottica di welfare famigliare.

Al di là degli ambiti in cui il Fattore famiglia verrà applicato, è interessante ciò che è scritto l’articolo 2 laddove si fa riferimento a «garantire condizioni migliorative» rispetto all’Isee, strumento ormai obsoleto e insufficiente per misurare la ricchezza famigliare e spesso anche discriminatorio proprio dei nuclei più numerosi.

Un piccolo passo, ma la dimostrazione che al di là delle scuse sulla disponibilità economica, che questo Governo utilizza spesso penalizzando proprio le famiglie, il primo passo per una rivoluzione pro family è l’affermazione di una volontà politica. Curioso che ad approvare il Fattore famiglia sia una giunta regionale espressione di una compagine politica, il centrodestra, che al governo nazionale, invece, non dà segni di vita.



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