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CHE TEMPO FA

Fa freddo, si congela la memoria di Maracchi

1953, 1956, 1978, 1984, 1988: sono solo alcuni degli anni che registrarono un grande freddo in maggio e giugno. Ma per il climatologo ospite fisso della tv, non faceva così freddo a maggio da almeno duecento anni.

Creato 27_05_2013
Neve in Liguria

I telegiornali di questi giorni sembrano ripetere il ritornello della canzone di Nada del 1969 dal titolo “Ma che freddo fa”. Eppure le più ottimistiche previsioni stagionali per la primavera 2013 riportate dai mass media ad aprile anticipavano: “Dopo questa fase iniziale ormai irrecuperabile, poi la primavera dovrebbe sbocciare in maniera vigorosa» (“Corriere della Sera”) o “L’ultimo mese della stagione primaverile, Maggio, stante tale aggiornamento, potrebbe risultare all’insegna del bel tempo su gran parte della Penisola”.

Ora che invece il freddo ed il maltempo non sembrano lasciare la penisola e siamo a fine maggio, la situazione meteorologica è descritta in vario modo dagli esperti. Per il Prof. Giampiero Maracchi ''Per trovare una situazione di questo tipo, con neve e temperature tanto rigide ad appena una settimana da giugno, bisogna andare indietro di un paio di secoli'', per molti “è ufficialmente il maggio più freddo degli ultimi 30 anni”; invece per Luca Lombroso “Finora non è stata una primavera fredda, dal punto di vista termico anzi direi che si è trattato di una primavera abbastanza normale”.

Il maltempo ed il freddo a fine maggio-inizio giugno non sono frequenti ma neanche si tratta di un caso unico: molti possono verificarlo ricordando qualche comunione, matrimonio, sfilata, finale di calcio,  organizzate in questo periodo e rovinate dal maltempo. Nel mese di maggio la tradizione popolare dell’Italia Settentrionale ed Europa Centrale, descrive il rischio di bruschi ritorni a periodi freddi con i “Santi di Ghiaccio”  o “il freddo delle pecore” o “inverno dei cavalieri”; o anche con i proverbi “maggio, vai adagio” oppure “Né di maggio, né di maggione/ non ti levare il pelliccione”. Per quanto riguarda giugno la tradizione  pone l’ultimo nodo del freddo a S.Pietro e famose sono le tempeste della Mamma di San Pietro.

Nel 1956 i quotidiani titolarono “uragano sulle Dolomiti”: infatti l’8 giugno 1956 al Giro d'Italia di ciclismo la vittoria di Charlie Gaul sul Monte Bondone entrò nella storia essendo avvenuta sotto una fitta nevicata e mentre l’intero Nord Italia era sotto l’influenza di una discesa fredda che riportò la brina in pianura (seguirono allo svolgimento della tappa arroventate polemiche). Nel 1984, sempre per il Giro d'Italia, il passaggio sullo Stelvio fu considerato intransitabile per la neve; nel 1988 la tappa del 5 giugno con la scalata del Passo Gavia vide condizioni meteo estreme: durante la notte la neve aveva imbiancato il passo, gli sforzi degli organizzatori riuscirono a mantenere sgombra la strada, ma  lungo l'ascesa calò la nebbia e riprese a nevicare. L'olandese Johan van der Velde che raggiunse per primo il passo poco dopo fu costretto a fermarsi a causa di un principio di congelamento; i veri problemi i corridori li ebbero durante la lunga discesa e sul traguardo di Bormio alcuni andarono incontro a principi di assideramento.

Interessanti alcune cause individuate per le fine primavera “fredde” del passato. Ad esempio nel 1953 si scrisse:”Persiste sull'Europa freddo e maltempo. Altra neve caduta in zone montuose della Francia e dell'Italia - Fuochi nelle campagne lombarde per preservare il grano dal congelamento .[…]. Le affermazioni secondo le quali le repentine variazioni meteorologiche sarebbero effetto delle esplosioni atomiche sono state riprese oggi dal giornale conservatore “Le 'Figaro” il cui esperto in meteorologia, Pierre Devaux, scrive fra l'altro: «E' come se le esplosioni atomiche avessero prodotto un avvelenamento generale dell'atmosfera terrestre »”.

Nel maggio del 1978 il meteorologo Andrea Baroni scrisse:”Dovremo abituarci a temperature basse. Tra poco si incomincerà a parlare di estate meteorologica, eppure la primavera non è ancora entrata così trionfalmente come era nei nostri ricordi di un tempo. Le giornate di sole si contano sulla punta delle dita. […]. Ci viene richiesto di spiegare i motivi di cosi palesi anomalie stagionali e di prevedere se potrà manifestarsi una inversione di tendenza in così bizzarri cambiamenti del tempo o se non sia il caso di pensare se il clima non finisca veramente per subirne conseguenze irreparabili.[…] ma il problema che assilla gli studiosi del clima è di tentare di scoprire le cause di possibili modificazioni indotte, sia pure involontariamente, dall'uomo, con l'intendimento di escogitare gli eventuali rimedi e di trovare le possibilità nel prevedere le variazioni a breve e a lungo termine di queste frustrazioni del clima. Gli studi in atto a scala globale faranno luce sui punti più oscuri di questi pressanti interrogativi, ma occorreranno degli anni e bisognerà attendere con fiducia e pazienza. Intanto consapevoli che l'Oceano Artico è in ulteriore raffreddamento, che il soleggiamento è diminuito anche in Italia, dovremo abituarci, molto probabilmente, a considerare come normale una giornata nuvolosa e come eccezionale una con il cielo sereno e ad accettare di buon grado le piogge e i venti, anche se una tale prospettiva per gente mediterranea come noi non è certo molto rosea”.

Si può comunque esser certi che non appena a giugno le giornate diventeranno estive, pochi si ricorderanno del freddo di maggio e molti cominceranno a lamentarsi del fatto che sorprendentemente “in Estate fa caldo”. Dopo la tempesta però il caldo fa piacere, un po’ come descritto mirabilmente da Ugo Foscolo in "Al Sole" (da “ Poesie Giovenili”). Riporto le ultime righe:” [...] Segni di lutto sui vedovi campi,/Oimè, 'I nembo lasciò! Spogli di frutta,/Aridi e mesti sono i pria sì vaghi/ Alberi gravi, e le acerbette e colme,/ Promettitrici di liquor giocondo,/ Uve giacciono al suol: passa l' armento/ E le calpesta; e, istupidito e muto, / L'agricoltore le contempla e geme. / Intanto scompigliata, irta e piangente / Te, o Sol, riprega la natura, e il tuo / Di pianto asciugator raggio saluta.”

Forse rileggendo il passato (quando la concentrazione di CO2 era significativamente inferiore all’attuale), il tempo meteorologico odierno potrebbe essere interpretato, anziché un angoscio anticipo del futuro, come un ritorno al passato finora illusoriamente sempre descritto come idilliaco.