«Eventi avversi, ora il governo sa: scudo penale inutile»
Mentre quel che resta del Governo Draghi prosegue con la campagna vaccinale promuovendo la IV dose, 4 avvocati scrivono una diffida all'esecutivo: «I dati delle aziende nella fase III mostrano percentuali elevate di eventi avversi». E chiedono di sospendere la campagna: «Ritirate i vaccini a mRna e togliete l'obbligo per i sanitari. Potreste rispondere in futuro di un reato doloso e non più solo colposo».
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Da colposo a doloso. L’atteggiamento del governo di fronte al problema degli effetti avversi da vaccino potrebbe presto tramutarsi anche sul profilo giudiziario dato che la letteratura scientifica sta producendo abbondantemente le proprie risultanze sul rischio concreto di effetti avversi dopo gli inoculi con vaccini a mRna.
Per questo motivo, un gruppo di avvocati si è messo insieme per avvertire il Governo che sta procedendo con la IV dose, per la verità senza grossi successi, intimandogli di ritirare i vaccini dal commercio e rimuovere immediatamente l’obbligo vaccinale rimasto in piedi ancora per i sanitari e le professioni mediche.
Autori della missiva indirizzata al governo ed ai vertici delle autorità sanitarie, oltre che ai presidenti delle regioni, in quanto la sanità in Italia è gestita principalmente su base regionale, sono gli avvocati Laura Mana di Cuneo, Stefania Cappellari di Verona, Rosaria Lo Prete di Catanzaro e l’avvocato italo-tedesco Francesco Golinelli. La Bussola ha intervistato l’avvocato Golinelli.
Avvocato, da che cosa nasce la diffida?
Il 23 giugno scorso è uscito uno studio di uno scienziato prestigioso e universalmente riconosciuto, Peter Doshi professore all’Università del Maryland ed editorialista del British Medical Journal. (QUI il testo integrale del Preprint)
Che cosa dice?
Doshi e la sua equipe hanno analizzato i dati degli studi clinici randomizzati di Fase III controllati con placebo, condotti dalle aziende e consegnati alla Fda americana per l’autorizzazione al commercio dei vaccini mRna Covid-19 Pfizer e Moderna.
E che cosa emerge?
Emergono percentuali elevate di Gravi eventi avversi che nello studio vanno sotto l’acronimo di Sae e Gravi eventi avversi di speciale interesse (classificati come Aesi).
In particolare?
Dagli studi randomizzati condotti dalle stesse aziende e riguardanti il periodo che va dal dicembre 2020 (inizio della sperimentazione) per i primi 4 mesi – prima che fosse offerta al gruppo placebo la possibilità di ricevere il vaccino e quindi fosse interrotta la sperimentazione in doppio cieco – sia gli eventi avversi gravi (Sae) che gli eventi avversi gravi di speciale interesse (Aesi) sono stati più frequenti nel gruppo che aveva ricevuto il vaccino rispetto al gruppo placebo.
In che misura?
Si tratta di numeri che non possono non interrogare governo e agenzie regolatorie.
Ad esempio?
Per quanto riguarda gli eventi avversi gravi (Sae) con Pfizer se ne sono registrati 67,5 ogni 10.000 soggetti nel gruppo che aveva ricevuto il vaccino, contro 49,5 del placebo, quindi un 36% in più statisticamente significativo. Ma è per gli eventi avversi gravi di particolare interesse (Aesi) che i dati sono ancora più eclatanti.
Perché?
Per Pfizer sono stati registrati 27,7 eventi su 10.000 nel gruppo vaccino e 17,6/10.000 nel placebo; per Moderna rispettivamente 57,3/10.000 e 32,3/10.000. Si tratta quindi di un incremento del rischio di eventi avversi gravi – specie a carico del sistema cardiovascolare e della coagulazione – per i vaccinati con Pfizer del +57% e del +36% con Moderna e per i due vaccini nel loro complesso l’incremento del rischio è del + 43%, statisticamente significativo.
Questi dati vanno però raffrontati con il rischio/beneficio sul covid…
Infatti la ricerca analizza anche questo: per Moderna l’eccesso di rischio per eventi avversi gravi di speciale interesse (Aesi) nei vaccinati è stato pari a 15,1/10.000, superando di gran lunga la riduzione del rischio di ricoveri per Covid rispetto al placebo (6.4/10.000). Anche per Pfizer il bilancio è negativo: l’eccesso di rischio di Aesi per i vaccinati è stato di 10,1/10.000, contro una riduzione del rischio di ricovero per Covid-19 pari a 2,3/10.000 rispetto al placebo.
Questi dati che cosa vi portano a dire?
Che i vaccini anti Covid 19 non riducono significativamente il rischio di contagio, quindi non proteggono realmente la comunità, mentre possono portare severi effetti sulla salute.
E ora come avvocati che stanno seguendo diverse cause di lavoro che cosa chiedete all’autorità?
Che i cosiddetti vaccini a mRna vengano immediatamente ritirati dal commercio e venga immediatamente eliminato l’obbligo vaccinale per il personale del comparto sanitario. Il motivo è questo: viene meno l’imperativo ippocratico “primum non nocere” che è un principio basilare per ogni provvedimento di sanità pubblica.
Ma la diffida ha un valore legale?
Qualora dovesse verificarsi un evento lesivo o mortale, questo potrà essere perseguito dagli interessati nelle sedi giudiziarie a titolo di lesione dolosa o morte appellandosi al cosiddetto dolo eventuale.
Che cosa cambia rispetto ad oggi?
In particolari circostanze, da valutare caso per caso, può venir meno il cosiddetto scudo penale, che si ridurrebbe così ad un paravento di carta velina. Il succo della nostra missiva è che in determinate circostanze non si potrà più accampare la non punibilità per via dello scudo penale, che protegge solo dal reato colposo, essendo possibile configurabile una punibilità a titolo di dolo eventuale.
Perché eventuale?
Perché non si tratterebbe chiaramente di un dolo deliberato, ma di un’azione rispetto alla quale il soggetto che la compie (la vaccinazione ndr.) accetta deliberatamente la possibilità che possano verificarsi lesioni anche fatali. Quando siffatta accettazione avviene scientemente pur di perseguire lo scopo di voler vaccinare quante più persone possibile, siamo di fronte ad un comportamento punibile a titolo di dolo eventuale, come tale non coperto dallo scudo penale. Allo stato attuale della ricerca scientifica nessun addetto ai lavori può più dire: “Io non sapevo”, dai medici vaccinatori fino a chi siede sui seggi più alti dell’amministrazione dello Stato o dell’Aifa.