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OLANDA

Eutanasia per autismo, il piano è sempre più inclinato

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Nei Paesi Bassi, tra il 2012 e il 2021, sono stati uccisi 39 pazienti che presentavano disabilità intellettiva o autismo. I “paletti” indicati dalla legge non sono rispettati, a conferma della deriva facilitata dalle norme pro-morte.

Editoriali 05_07_2023

Ci sono tre cose nella vita che sono certe: la morte, le tasse e il principio del piano inclinato. In Olanda vanno per la maggiore la prima e l’ultima. E infatti uno studio scientifico ha rivelato che tra il 2012 e il 2021 sono state uccise con l’eutanasia diverse persone affette da disabilità mentale.

Irene Tuffrey-Wijne, specialista in cure palliative presso la Kingston University britannica, ha redatto uno studio scientifico dal titolo Eutanasia e suicidio assistito dal medico nelle persone con disabilità intellettive e/o disturbi dello spettro autistico: indagine su 39 casi clinici olandesi (2012-2021) pubblicato sulla rivista  BJPsych Open, studio i cui dati sono ricavati da alcuni report governativi olandesi.

I Paesi Bassi sono stati nel 2002 il primo Paese a legalizzare l’eutanasia. E gli effetti negli anni si sono visti. Tra il 2012 e il 2021 sono state circa 60.000 le persone uccise tramite eutanasia. In questo lasso di tempo, 39 sono stati i pazienti uccisi che presentavano disabilità intellettiva o autismo. Lo studio ci informa che i motivi per richiedere l’eutanasia «includevano isolamento sociale e solitudine (77%), mancanza di resilienza o strategie di coping [strategie mentali e comportamentali per fronteggiare i problemi] (56%), mancanza di flessibilità (pensiero rigido o difficoltà ad adattarsi al cambiamento) (44%) e ipersensibilità agli stimoli (26%)».

I casi includevano cinque persone di età inferiore ai 30 anni che hanno citato l’autismo come l’unica ragione o uno dei principali fattori che le hanno spinte a chiedere l’eutanasia. Tra questi casi c’era anche quello di un giovane di 20 anni. Nella sua scheda si poteva leggere che «il paziente si era sentito infelice fin dall’infanzia», che ​​​​era regolarmente vittima di bullismo e che «desiderava contatti sociali ma non era in grado di connettersi con gli altri». Questo paziente ha scelto l’eutanasia perché ha ritenuto che «dover vivere in questo modo per anni sarebbe stato un abominio». Facile pensare che anche chi non è autistico potrebbe vivere questi stessi disagi esistenziali e quindi chiedere di farla finita per mano del medico.

La legislazione olandese permette l’eutanasia nel rispetto di alcuni paletti che poi, ovviamente, nella pratica non vengono rispettati. Il primo: la sussistenza di sofferenze insopportabili che non abbiano prospettive di miglioramento. A tal proposito lo studio ci informa che «in un terzo dei casi, i medici hanno notato che non c’era “alcuna prospettiva di miglioramento” poiché l’ASD [l’autismo] e la disabilità intellettiva non sono curabili».

Secondo requisito: capacità di intendere e volere al fine di esprimere un consenso libero e informato. Banale ricordare che la capacità di intendere e volere è fortemente compromessa in queste persone, altrimenti non potremmo indicarli come pazienti affetti da disabilità intellettiva. Inoltre, sempre secondo la legge olandese, si dovrebbe arrivare all’eutanasia solo se, prima, si sono battute altre strade terapeutiche. In questi casi pare invece che l’eutanasia sia stata la prima e unica scelta.

Dunque, tre su quattro dei criteri indicati dalla legge per accedere all’eutanasia – la sussistenza di sofferenze insopportabili che non abbiano prospettive di miglioramento, la volontà libera, piena e consapevole di accedere all’eutanasia e le alternative terapeutiche all’eutanasia – non sono stati rispettati. Da aggiungere che sicuramente i casi di pazienti con deficit mentali morti per eutanasia sono molti di più, dato che la prof.ssa Tuffrey-Wijne ha potuto visionare solo alcuni dei report rilasciati dai Comitati di revisione dell’eutanasia.

Conclusione: il pendio scivoloso in Olanda finisce in una fossa del cimitero.