Europa o Ue? Qui si gioca il futuro del vecchio continente
L'errore del manifesto di Ventotene e di tutti i progetti europeisti risiede nel fatto che non hanno tenuto conto che l’Europa non va confusa con il processo di unificazione politica. Così oggi l’Unione Europea brancola senza identità. Il modo migliore per pensare in grande il Vecchio Continente, e prepararsi al voto europeo, è sollevarsi al di sopra delle miserie politiche e andare alle radici della crisi. La Nuova BQ e l'Osservatorio Van Thuan lo faranno sabato a Milano con Crepaldi, Grygiel, Scandroglio, Ceccotti, Bono e Fontana per la II Giornata della Dottrina sociale della Chiesa.
Europa, processo di unificazione sovrastatale e Unione Europea: solitamente questi tre elementi vengono sovrapposti, mescolati, confusi e così sarà con ogni probabilità anche alle prossime elezioni europee. In realtà, però, sono tre cose diverse e per di più in rapporto gerarchico tra di loro: l’Unione Europea dovrebbe essere a servizio dell’Europa e non il contrario; il processo di unificazione sovrastatale dovrebbe animarsi di Europa e non di Unione Europea; il principio e il fine sono costituiti dall’Europa e non da Bruxelles. L’Europa viene prima sia dal punto di vista storico che valoriale (assiologico, dicono i filosofi). E siccome essa viene prima, viene anche dopo, nel senso che è il fine cui tendere. Se il processo di unificazione fosse negativo per l’Europa lo si dovrebbe fermare, oppure reindirizzare.
Di un processo di unificazione europea hanno parlato in tanti nella storia, a cominciare dall’Abate di Saint-Pierre nell’estate del 1706. Mentre percorreva le strade della Normandia, la sua carrozza uscì di strada ed egli finì nel fango. Mentre aspettava che la riparassero, scrisse una “Mémoire” sulla riparazione delle strade e da lì gli venne l’idea di ampliare il discorso e di redigere un progetto di una nuova istituzione per risolvere senza guerre le contese tra gli Stati europei. Tale progetto uscì nel 1713 col titolo “Projet pour rendere la paix perpetuelle en Europe”. Ma egli è da considerarsi il primo solo perché era andato perduto il progetto del duca di Sully che, come ci ricorda Gilson, si proponeva di “creare un Consiglio generale di sessanta membri, avente sede in una città situata al centro dell’Europa come Nancy, Metz, Colonia o altre. Ancora un po’ e Sully nominava Strasburgo”.
Questo primo progetto di unificazione europea di tre secoli fa condivise con molti dei successivi un fatale errore: non tenere conto che l’Europa c’era già e che l’unificazione economica e politica non poteva essere fatta a tavolino. Non tenere conto che l’Europa non andava confusa con il processo di unificazione sovrastatale e con l’Unificazione politica che ne doveva risultare. Pensare che il corpo dell’Europa ha bisogno di un’anima per vivere, e volergliene dare una, senza tenere conto che l’Europa l’anima ce l’ha già.
É lo stesso errore contenuto nel Manifesto di Ventotene, scritto nella comoda ed amena isoletta napoletana dai confinati dal regime fascista: Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Qui l’ideologia europeista, gestita programmaticamente da una élite di professionisti politici sopra il popolo e i popoli considerati immaturi per una tale “rivoluzione”, si sovrappose all’Europa vera, che invece era stata costruita dal basso, soffocandola. È anche lo stesso errore dell’Unione Europea di oggi, che vuole costruire l’Europa contro l’Europa, smontando pezzo per pezzo tutti gli elementi della sua anima spirituale e della sua costituzione materiale. Se per “+ Europa” si intende più Unione Europea dobbiamo dire di no, per l’Europa.
L’Unione Europea di oggi brancola senza identità: “odia se stessa” (Ratzinger), “non crede più in nulla” (Brague), sta vivendo i suoi “ultimi giorni” (Laqueur), si considera una “colpa” (Baget Bozzo); si “suicida” ed è “alla fine” (Meotti), è “in crisi” (Habermas). Aver pensato all’Europa a propria immagine, ha fatto sì che l’Unione Europea abbia confuso se stessa e corroso europeità. Un bilancio per niente esaltante, con cui anche nelle prossime elezioni dovremo confrontarci.
Cosa c’entrano questi discorsi così elevati con le prossime elezioni? Per vedere bene ciò che sta in basso bisogna sollevarsi in alto. Niente è comprensibile se ci si colloca al suo proprio livello perché nessuno si dà la propria verità. É per questo che pensare l’Europa in grande (o dall’alto), sollevandosi al di sopra delle miserie della politica, è il modo migliore per operare anche nella politica di oggi. Se no ci si immischia in essa facendosene irretire, si riesce a capirla e ad orientarla.
Sabato prossimo 6 aprile ci sarà a Milano la Seconda Giornata della Dottrina sociale della Chiesa dedicata proprio a: “Europa, ritrova la tua identità” con mons Giampaolo Crepaldi, Stanislaw Grygiel, Tommaso Scandroglio, Anna Bono, Samuele Cecotti e Stefano Fontana. Una visione alta dell’Europa per capire fino in fondo il senso delle prossime elezioni e cosa fare di questo processo di unificazione sovrastatale che ha preso una piega più contro che per l’Europa. L’Europa è un concetto spirituale o materiale? Deve essere a servizio di una biopolitica umana o disumana? Deve difendere o perseguitare i cristiani dentro e fuori i propri confini? Deve essere a servizio di popoli e nazioni o appiattirle alla luce di un pensiero unico imposto dall’alto? Deve rendersi conto di cosa significhi l’islam, che è inseparabilmente religione e civiltà, o continuare ad illudersi nella possibilità di un “islam europeo”?