"Eretico!". Brandmuller boccia il documento del Sinodo
"L’Instrumentum laboris contraddice l'insegnamento vincolante della Chiesa in punti decisivi e quindi deve essere qualificato come eretico. Anche la divina rivelazione viene messa in discussione o fraintesa: per questo si deve anche parlare di apostasia". Un vescovo finalmente raccoglie l'appello della Nuova BQ a rigettare il documento sinodale. È il cardinale Brandmuller.
Quello che molti laici, sacerdoti, vescovi e cardinali pensavano e sussurravano sull’Instrumentum Laboris, cioè sul testo preparatorio del Sinodo sull’Amazzonia che si svolgerà a Roma in ottobre, ll card. Walter Brandmüller, storico della Chiesa, l’ha detto con estrema chiarezza in un comunicato diffuso in più lingue. E cioè che alcune delle affermazioni contenute nel documento sono eretiche; e altre conducono all’apostasia. Non a caso in concomitanza con la pubblicazione delle critiche dell’anziano porporato tedesco LifeSiteNews ha lanciato una petizione di appoggio a Brandmüller, e di richiesta ai vescovi affinché rigettino il documento, almeno nelle parti incriminate, esattamente come aveva chiesto la Nuova BQ una settimana fa.
Per far capire la gravità della situazione, riportiamo qui la frase finale della dichiarazione del cardinale, grande specialista di storia della Chiesa: “L’”Instrumentum laboris” per il sinodo dell'Amazzonia costituisce un attacco ai fondamenti della fede, in un modo che non è stato finora ritenuto possibile. E quindi deve essere rigettato col massimo della fermezza”.
Il porporato sottolinea subito la stranezza di un sinodo regionale che si svolge a Roma, e che per di più riguarda una parte piuttosto trascurabile dell’universo cattolico: quattro milioni di persone. La metà della popolazione di città del Messico: “Ciò è anche causa di sospetti riguardo alle vere intenzioni che si vorrebbero attuare in modo surrettizio”.
Brandmüller nota che tre quarti degli argomenti trattati hanno a che fare marginalmente con Vangelo e Chiesa. E si chiede quale competenza abbiano i vescovi per parlarne, oltre al fatto che società e Stato, soprattutto in Brasile potrebbero legittimamente rigettare questa “presunzione clericale”.
Entrando in tema, il primo punto veramente problematico riguarda la “valutazione molto positiva delle religioni naturali”, forme di culto mitico-religiose comprese. C’è una memoria di “un'idolatria panteistica della natura”, presente nel ‘900 in Europa e che è apparsa nel “mito del “sangue e suolo” nazionalsocialista. Questa prossimità ideologica è da rimarcare. Questo rigetto anti-razionale della cultura "occidentale" che sottolinea l'importanza della ragione è tipico dell’”Instrumentum laboris, che parla rispettivamente di "Madre Terra" nel n. 44 e del "grido della terra e dei poveri” nel n.101”.
La foresta amazzonica assume la forma di un “locus theologicus” in cui si manfesta la saggezza del pianeta; è una regressione dal Logos al Mythos: “Il risultato è una religione naturale con una maschera cristiana”. Ed è il contrario di ciò che il Concilio aveva detto sull’attività missionaria.
Il cardinale sottolinea poi i secondi fini probabili dell’evento. “È impossibile nascondere che questo "sinodo" è particolarmente adatto per attuare due progetti tra i più cari che finora non sono mai stati attuati: vale a dire l'abolizione del celibato e l'introduzione di un sacerdozio femminile, a cominciare dalle donne diacono. In ogni caso si tratta di “tener conto del ruolo centrale che le donne svolgono oggi nella Chiesa amazzonica” (n. 129 a3). E allo stesso modo, si tratta di “aprire nuovi spazi per ricreare ministeri adeguati a questo momento storico. È il momento di ascoltare la voce dell'Amazzonia... “ (n. 43)”.
Si omette però di ricordare che papa Wojtyla ha dichiarato che la Chiesa non ha potere per amministrare l’ordinazione alle donne: “In effetti, in duemila anni, la Chiesa non ha mai amministrato il sacramento dell’ordine a una donna. La richiesta che si colloca in diretta opposizione a questo fatto mostra che la parola "Chiesa" viene ora utilizzata esclusivamente come termine sociologico da parte degli autori dell’”Instrumentum laboris”, negando implicitamente il carattere sacramentale-gerarchico della Chiesa”. Una negazione che viene di passaggio confermata in altri punti del documento.
Ma l’elenco dei problemi, gravi, dell’Instrumentum non è finito. Anzi. Nel campo della liturgia “un’ideologia di inculturazione falsamente intesa” si esprime con franchezza, e trova la sua espressione in modo particolarmente spettacolare. Qui, alcune forme delle religioni naturali sono assunte positivamente. L’Instrumentum laboris (n. 126 e) non si trattiene dal chiedere che i “popoli poveri e semplici" possano esprimere "la loro (!) fede attraverso immagini, simboli, tradizioni, riti e altri sacramenti (!!)”. Secondo Brandmüller qui siamo di fronte a una plateale negazione di testi conciliari come "Sacrosanctum Concilium” e al decreto “Ad gentes” sull'attività missionaria della Chiesa.
In conclusione rileva il cardinale che l’Instrumentum Laboris così formulato “carica il sinodo dei vescovi e in definitiva il papa di una grave violazione del “depositum fidei”, che significa come conseguenza l'autodistruzione della Chiesa o il cambiamento del “Corpus Christi mysticum” in una ONG secolare con un compito ecologico-sociale-psicologico”. C’è in tutto il documento una nozione puramente immanentista della religione, e considera la religione come espressione dell’esperienza spirituale personale dell’uomo. Vengono usate parole e nozioni cristiane, ma svuotate del significato originale. “Dunque si deve dire oggi con forza che l’Instrumentum laboris contraddice l'insegnamento vincolante della Chiesa in punti decisivi e quindi deve essere qualificato come eretico. Dato poi che anche il fatto della divina rivelazione viene qui messo in discussione, o frainteso, si deve anche parlare, in aggiunta, di apostasia”.