Epifania del Signore
Dopo che i più umili figli del popolo eletto, i pastori, avevano glorificato Dio alla vista di Gesù Bambino adagiato in una mangiatoia, il Salvatore «cominciò a farsi conoscere dai pagani» (sant’Agostino) con la sua manifestazione, Epifania, ai Magi venuti dall’oriente, segno che tutte le genti sono state chiamate alla salvezza, partecipando nella Chiesa universale all’adorazione del Signore
Dopo che i più umili figli del popolo eletto, i pastori, avevano glorificato Dio alla vista di Gesù Bambino adagiato in una mangiatoia, il Salvatore «cominciò a farsi conoscere dai pagani» (sant’Agostino) con la sua manifestazione, Epifania, ai Magi venuti dall’oriente, segno che tutte le genti sono state chiamate alla salvezza, partecipando nella Chiesa universale all’adorazione del Signore. Al vedere sorgere la sua stella, i Magi, sapienti persiani che appartenevano alla casta sacerdotale della religione zoroastriana (come indica lo stesso termine), compresero che non si trattava di un caso e non esitarono ad affrontare un lungo cammino per conoscere la Verità che si era fatta carne. Con l’animo aperto ad abbracciarla, quando rividero la stella che li guidò fino a Betlemme «essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (Mt 2, 10-11).
I Magi, ricevuta la grazia, non si fermarono perciò al sistema di parziali verità e inganni in cui fino allora avevano creduto, ma aprirono i loro cuori e le loro menti al mistero, presentandosi al Bambino con tre doni offerti con sommo onore e interpretati fin dal primo cristianesimo come segni messianici: l’oro, per indicare la regalità di Gesù; l’incenso, a significare il suo sacerdozio e la divinità; la mirra (descritta già nell’Esodo come una delle principali componenti dell’olio santo, che richiama Cristo cioè «l’Unto»), usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura e quindi preannunciatrice della Passione e Morte di Nostro Signore in espiazione dei peccati dell’umanità. Meditando sull’esempio dei Magi - che la tradizione cristiana ha identificato in Baldassarre, Gaspare e Melchiorre e la Chiesa venera come santi - sant’Antonio di Padova disse: «Così anche i veri penitenti offrono [al Signore] l’oro della totale povertà, l’incenso della devota orazione, la mirra della volontaria sofferenza».
La meraviglia dell’Epifania è ancora una volta il modo divino di comunicarsi agli uomini per guidarli sulla via della salvezza, un modo impensabile per i superbi dispersi «nei pensieri del loro cuore» e che, invece, i Re Magi accolsero, come spiegò san Leone Magno in un sermone: «Non è ovviamente senza motivo il fatto che i tre Magi, condotti dallo splendore di una nuova stella ad adorare Gesù, non lo abbiano visto in procinto di comandare ai demoni, di risuscitare i morti, di ridare la vista ai ciechi […]. No: videro un bimbo silenzioso, tranquillo, affidato alle cure di sua madre; in lui non appariva alcun segno esterno del suo potere, offrendo invece alla vista un solo grande prodigio: la sua umiltà. Tutta la vittoria del Salvatore, infatti, vittoria che ha soggiogato il demonio e il mondo, è iniziata dall’umiltà ed è stata consumata nell’umiltà».
Nella solennità dell’Epifania si celebra la Giornata dell’infanzia missionaria, istituita da Pio XII nel dicembre 1950 e ispirata all’opera del vescovo Charles de Forbin-Janson (1785-1844), fondatore di quella che oggi è conosciuta come Pontificia Opera per l’Infanzia Missionaria. Forbin-Janson era stato sollecitato dalle lettere di missionari in Cina, che gli chiedevano aiuto per salvare i bambini abbandonati, e consigliandosi con la venerabile Pauline Marie Jaricot (che aveva fondato l’Opera della Propagazione della Fede) lanciò un appello ai bambini della Francia, chiedendo loro di aiutare i coetanei cinesi e contribuire alla diffusione del Vangelo.
Con il motto «I bambini aiutano i bambini», questi piccoli missionari si impegnano da allora a testimoniare la vita cristiana, attraverso la raccolta di offerte durante l’anno e nel corso della Giornata (impiegate nei luoghi di missione per programmi di istruzione religiosa, scuole, ospedali, orfanotrofi, ecc.), il sacrificio e la preghiera. Nello spirito del fondatore, che intendeva proprio accrescere la consapevolezza della natura missionaria della Chiesa, sosteniamo questi piccoli con l’orazione perché portino Gesù Bambino ai bambini di tutto il mondo. E con il loro esempio accogliamo le parole del Salvatore per diventare «come i bambini» ed entrare nel Regno dei cieli (Mt 18, 2-5).