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LA CONVERSAZIONE

Elon Musk intervista Trump e l'Ue lo vuole censurare

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Conversazione su X di Musk con Trump, nel mirino degli hacker e dell'Ue. Niente di particolarmente scandaloso nei contenuti, ma l'Ue non ammette che X non imponga la censura, come faceva Twitter.

Attualità 14_08_2024
Donald Trump ed Elon Musk (La Presse)

Elon Musk conversa in pubblico con Donald Trump, su X, il social network che si chiamava Twitter, prima che venisse comprato dal miliardario nato in Sudafrica. Chiaramente se l’uomo più ricco del mondo parla con l’ex (e aspirante prossimo) presidente degli Usa, il boom di ascolti è assicurato: la platea è stata di 73 milioni di utenti connessi. Un numero che continua ad aumentare esponenzialmente, visto che la conversazione è ancora ascoltabile sull’account di Elon Musk (qui la versione integrale).

Di intervista non si può parlare, Musk non ha un taglio giornalistico e non aspira neppure ad averlo. Si trova poi d’accordo con tutto quel che dice l’interlocutore e dichiara sin dalla prima domanda che ha dato il suo sostegno alla campagna per la rielezione di Trump. È dunque più una conversazione organizzata per dare a Trump una vetrina in più, in cui presentare le sue idee, lontano dall’ostilità manifesta della quasi totalità dei media tradizionali. E i numeri parlano da soli: cresce la fiducia nel social network che vanta il maggior tasso di libertà di espressione, al tempo stesso crolla quella nei confronti delle testate tradizionali.

E libero da ogni laccio, il candidato repubblicano ha potuto spaziare in lungo e in largo sui suoi programmi politici. Affermando prima di tutto che la sua fede in Dio si è rafforzata, da quando è sopravvissuto al tentativo di attentato a Butler, in Pennsylvania. «A salvarmi è stato un intervento divino e di questo sono molto grato». Si è salvato solo perché si è voltato di scatto per illustrare un grafico sull’immigrazione, «un grafico che uso solo nel 20% delle volte in cui parlo in pubblico».

Sull’immigrazione, istigato da Musk, Trump ha sfoderato tutto il suo armamentario più politicamente scorretto, dicendo che il problema degli ingressi illegali dal Messico è che sono, appunto, illegali. Per cui, in quella massa di 20 milioni di persone entrate senza documenti si può nascondere di tutto, anche persone deliberatamente scarcerate dalle prigioni o dai manicomi criminali per essere mandati oltre confine. Sia Musk che Trump fanno presente che l’immigrazione non arriva solo dall’America latina, ma da tutto il mondo e che il Messico è solo una terra di passaggio. Con un passaggio che farà sicuramente discutere e allarmerà chi teme il discorso sulla sostituzione etnica, l’immigrato Musk e l’ex presidente concordano che gli Usa possono “sparire” sotto una massa di 50 o 60 milioni di arrivi, visto che il Nord America costituisce circa il 5% della popolazione mondiale e non sosterrebbe l’arrivo di immigrati da tutto il resto del mondo.

Il caos del confine meridionale è imputabile direttamente a Kamala Harris che aveva la delega sull’immigrazione, anche se ora pare del tutto estranea all’argomento e non voglia assumersi alcuna responsabilità. Durissimo, poi, l’attacco a Biden, un presidente che viene definito come un uomo “con un basso quoziente intellettivo”, incapace di gestire crisi internazionali. Secondo Trump, è solo a causa della debolezza di Biden, percepita dai nemici degli Usa, che l’Iran e Hamas hanno attaccato Israele e la Russia ha invaso l’Ucraina. «Con me non sarebbe mai successo» è uno dei tipici slogan di questa campagna elettorale. Anche se Trump non si dilunga troppo nelle soluzioni dei conflitti che vorrebbe fermare. Si limita al discorso, molto personalista (alla Berlusconi) dei suoi rapporti di reciproco rispetto con gli uomini al potere in Cina, Russia e Corea del Nord, un atteggiamento che gli è valso spesso la critica di essere troppo accondiscendente con i dittatori.

Il terzo grande argomento della campagna elettorale riguarda l’inflazione che è ciò che tuttora maggiormente preoccupa gli americani. Musk suggerisce che l’inflazione sia causata soprattutto da una spesa pubblica troppo alta, troppo generosa e piena di sprechi. Trump concorda, ma punta il dito anche sul rialzo dei costi dell’energia, dovuti alla transizione verde. Per l’ex presidente repubblicano la soluzione è sempre quella: “trivellare, trivellare, trivellare”, quindi tornare al fossile. Cosa che risulta un po’ indigesta anche allo stesso Musk, il primo a introdurre le auto elettriche sul mercato di largo consumo. Un punto di contatto fra i due è sicuramente l’energia nucleare, “troppo sottovalutata”, secondo il miliardario. Trump è favorevole al nucleare, anche se ritiene che soffra per un pessimo marchio «dovrebbe cambiare nome, è una questione di marketing»

Ma la questione più difficile da risolvere, prima di tutto, è stata quella di mandare online la conversazione stessa. Prima di tutto per attacchi illegali: un massiccio attacco hacker ha costretto Musk a ritardare la diretta di ben 40 minuti. «Significativo che tanti non vogliano nemmeno farci parlare», ha esordito il miliardario, introducendo l’ospite. Ma a preoccupare maggiormente sono gli attacchi legali. Poche ore prima che andasse online il dialogo, il Commissario europeo al mercato interno e ai servizi, Thierry Breton, ha scritto una lettera pubblica a Elon Musk che suona come una minaccia.

Breton cita l’esempio negativo dei disordini in Inghilterra e pare attribuire interamente la colpa ai social media e al “linguaggio d’odio” (non alle tensioni provocate da un’immigrazione incontrollata), assecondando in pieno la linea difensiva del governo di Keir Starmer. «Come lei saprà, sono già in corso procedimenti formali contro X, nel rispetto della DSA [la legge sui servizi digitali, ndr], soprattutto nelle aree riguardanti la diffusione di contenuti illegali e l’efficacia delle misure adottare per combattere la disinformazione. Visto che anche gli utenti dell’Ue possono accedere a contenuti sensibili e possono essere amplificati nella nostra giurisdizione, non possiamo escludere conseguenze anche nell’Ue. Dunque stiamo monitorando i rischi potenziali nell’Ue associati alla diffusione di contenuti che possono incitare alla violenza all’odio e al razzismo, in concomitanza con importanti eventi politici e sociali nel mondo, compresi dibattiti e interviste in occasione delle elezioni».

Ed ecco il punto: l’intervista a Trump, fatta da Elon Musk, su X, è agli occhi della Commissione europea materiale scottante, dunque da censurare. “Visto che l’hai fatta grossa con i disordini etnici in Inghilterra, almeno l’intervista a Trump non te la perdoniamo”: così si può riassumere il discorso del commissario europeo, in poche semplici parole. E altrettanto semplice è la soluzione suggerita: «Pertanto la sollecito ad assicurarsi l’efficacia dei suoi sistemi [di controllo sui contenuti, ndr] e di riferire al mio team le misure adottate», come faceva Twitter prima di Musk. Oppure penserà l’Ue a "moderare" X, a modo suo. Twitter, d’altra parte, si era resa celebre nel 2021 per aver bannato a vita l’ex presidente americano. All’Ue, evidentemente, piaceva quella gestione.