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NOVITÀ TRA LE TOGHE

Eletto Pinelli, il Csm ora è a trazione centrodestra

Eletto Fabio Pinelli, vicino alla Lega, alla vicepresidenza del Consiglio superiore della magistratura. Si tratta della prima volta di un laico di centrodestra ai vertici dell’organo. Gli ambienti di sinistra, a lungo dominanti nel Csm, attaccano. Ma Pinelli è un tecnico con relazioni politiche trasversali, che può contribuire a placare le tensioni sulla giustizia.

Attualità 27_01_2023

Una svolta storica, attesa da molto tempo. Il centrodestra riesce ad eleggere un suo uomo alla vicepresidenza del Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno delle toghe da sempre dilaniato dai giochi correntizi e per lungo tempo a trazione centrosinistra.

Fabio Pinelli, vicino alla Lega, ha raccolto 17 voti tra i membri laici non togati, cioè quelli non interni alla magistratura e di nomina parlamentare, e ha avuto la meglio su Roberto Romboli, professore emerito già ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Pisa, proposto dal Pd che ha ottenuto 14 voti. C’è stata anche una scheda bianca, comunque non decisiva, ai fini della conta finale. Qualcuno mormora che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrebbe preferito Romboli, ma nulla ha potuto fare per frenare l’ascesa di Pinelli dopo il terzo scrutinio, quando bastava raggiungere la maggioranza relativa. Nelle prime due votazioni nessuno dei consiglieri laici aveva raggiunto il quorum dei 17 voti necessari e in entrambe le votazioni si sono contate ben cinque schede bianche. Alla fine dal Quirinale sono comunque arrivati i complimenti al neoeletto.

Questa è la prima volta che viene eletto un laico di centrodestra, figura indipendente e non politica, ai vertici del Csm. Concretamente, quali sono gli effetti di questa dirompente notizia che sembra mettere nell’angolo la componente della magistratura più vicina alla sinistra che per decenni ha fatto il bello e il cattivo tempo in materia di promozioni, trasferimenti e percorsi di carriera dei magistrati?

Dal punto di vista degli equilibri di potere, l’elezione di Pinelli è una vittoria di Matteo Salvini, che l’ha fortemente sponsorizzato. Tuttavia, le prevedibili accuse di ambienti di sinistra all’indirizzo del neoeletto sembrano avere le armi spuntate, se è vero che si tratta di una personalità assai dialogante e non di rottura, una delle più indicate per provare a placare le tensioni degli ultimi mesi e a restituire equilibrio e indipendenza alla magistratura. Il nuovo vicepresidente del Csm è un tecnico con relazioni politiche trasversali: ha difeso in aula molti noti esponenti della Lega (da Armando Siri a Luca Morisi) ed è socio con Luciano Violante della Fondazione Leonardo e di ItaliaDecide, associazione per la qualità delle politiche pubbliche.

Pinelli è fautore di una linea di conciliazione con il Governo e questo rappresenta un buon viatico per procedere lungo la linea della collaborazione tra Governo e magistratura sulla strada della riforma della giustizia nei suoi aspetti più delicati, dalle intercettazioni al processo penale. Le sue prime parole da vicepresidente Csm lo confermano: «Cerchiamo di essere credibili, trasparenti e mai obliqui, nell'interesse supremo del Paese. Anche a chi non mi ha votato dovrò garantire ascolto perché il comportamento del Csm sia orientato sempre a scelte condivise e meditate, secondo le diverse posizioni di ciascuno. Ringrazio la parte politica che ha ritenuto di poter spendere e investire con una candidatura in Parlamento su una figura non politica e indipendente. Cercherò di portare il mio dovere tenendo alti i valori della Costituzione». Profetiche le sue parole di un mese fa rintracciabili in un suo scritto sulla rivista telematica Questione Giustizia, organo di Magistratura democratica: «I temi che si mostrano più presenti all’attenzione della cronaca -sosteneva Pinelli - non sono affatto nuovi e sembrano perpetuare una logica di contrapposizione, in seno alla politica e tra quest’ultima e la magistratura, che negli ultimi trent’anni non è mai stata foriera di risultati significativi in positivo».

La leale collaborazione con l’esecutivo e in generale con tutte le forze politiche sarà la cifra distintiva del nuovo corso del Csm che Pinelli è destinato a inaugurare. Ne è convinta Giorgia Meloni e non solo lei. Anche gli esponenti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega che si sono occupati più frequentemente di giustizia plaudono all’esito della votazione, che reputano foriera di una nuova stagione di scelte condivise e trasparenti.

Altro segnale politico dell’elezione di Pinelli è la saldatura, almeno sui temi della riforma della giustizia, tra centrodestra e terzo polo. Matteo Renzi definisce infatti un’ottima scelta l’elezione di Pinelli, che reputa «serio, autorevole, credibile». I tempi sono dunque maturi per depoliticizzare il mondo delle toghe e ristabilire in maniera condivisa un corretto equilibrio tra poteri dello Stato dopo i veleni emersi dalle ricostruzioni di Luca Palamara e gli scandali che hanno minato la credibilità della magistratura.