Ecco perché inizio una Scuola di Filosofia Cristiana
La pretesa della fede cattolica di svolgere un ruolo essenziale per la filosofia si presta all’accusa di integralismo epistemico. Ma se la ragione conosce con le proprie forze le verità del suo livello, senza la purificazione – come dicevano Del Noce e Ratzinger – della rivelazione e della fede cattolica degenera. La filosofia da sola diventa poi religione, come dimostrano i messianismi filosofici della modernità. Al contrario la luce della fede permette alla ragione di essere se stessa, spingendola là dove da sé non arriverebbe mai. Servono cristiani consapevoli di ciò per dare un vero contributo alla società.
Parlare oggi di “Filosofia cristiana” suona molto male. È per questo che ho deciso di iniziare una Scuola di Filosofia cristiana (vedi qui), dato che, nonostante suoni male, è di straordinaria importanza, e proprio il fatto che suoni male ne è una prova.
Nella nostra epoca di secolarizzazione avanzata, ribadire la pretesa della fede cattolica di svolgere un ruolo essenziale per la filosofia, vale a dire per l’uso naturale della ragione, si presta facilmente all’accusa di integralismo (epistemico): se la filosofia – si dice – ha bisogno essenziale della rivelazione e della fede cattolica per essere se stessa, allora vuol dire che non è autonoma ma dipendente, cioè non è un vero sapere. Ragionamenti di questo tipo non tengono conto che il piano naturale dell’uso della ragione è sì autonomo ma non indipendente e assoluto. Il piano naturale ha delle possibilità proprie del suo livello, che in linea di principio gli vanno riconosciute, ma nello stesso tempo è un piano decaduto e indebolito, sicché di fatto non riesce a reggere da solo, senza un aiuto dall’alto. La dottrina del peccato originale, come si vede, è ancora di fondamentale importanza per chiarire le cose. La ragione filosofica conosce con le proprie forze le verità che sono proprie del suo livello, avendo anche la possibilità naturale di slanciarsi fino ai confini del mistero, ma senza la purificazione – come dicevano sia Del Noce che Ratzinger – della rivelazione cristiana e della fede cattolica ben preso essa degenera: o ingigantisce se stessa facendo di sé un assoluto, oppure si attorciglia nel proprio vuoto e dispera. La ragione naturale è capace di essere se stessa, e nello stesso tempo, in quanto decaduta, incapace di conseguire i suoi stessi fini naturali.
Da queste poche osservazioni si vede l’importanza della filosofia cristiana. In questa espressione l’aggettivo cristiana è essenziale e non accidentale. Non si tratta di avere cristiani filosofi – come ci sono cristiani architetti o cristiani agricoltori – ma filosofi cristiani, nel senso che la loro fede illumina la ragione filosofica, la rettifica quando divaga o sbaglia, la purifica quando si inquina di amor proprio, le trasmette nozioni filosofiche per via religiosa…in altre parola produce filosofia. La nozione filosofica di “creazione”, sconosciuta ai Greci, ha prodotto la visione dell’essere di San Tommaso. L’annuncio cristiano della resurrezione della carne, che fece fuggire inorriditi i filosofi dell’Areopago di Atene, illumina la grandezza e la bellezza del corpo umano e sviluppa una nuova antropologia del corpo. La legge nuova del Discorso della Montagna conferma e purifica i principi del Decalogo e le virtù morali naturali. Niente di ciò che è naturale viene negato o soppresso, ma sviluppato, ma nel contempo niente di ciò che è naturale rimane tale se affidato solo a se stesso. Perché questo non dovrebbe valere anche per la filosofia?
I detrattori della filosofia cristiana comunque insistono nel dire che in questo modo la filosofia diventa religione. A parte il fatto – esattamente contrario – che la filosofia diventa una religione quando si stacca dalla religione vera, come dimostrano i molti messianismi filosofici della modernità, autentiche religioni laicizzate, bisogna notare che nella filosofia cristiana la fede non chiede per niente alla ragione di diventare religione. La nozione di actus essendi in San Tommaso è un concetto pienamente filosofico, che però è stato possibile generare ed è possibile mantenere, solo sulla scorta del dato rivelato circa la creazione dal nulla da parte della Sapienza divina. La luce della fede spinge la ragione ad essere se stessa fino in fondo, spingendola anche là dove non andrebbe mai se si muovesse solo sulla spinta di se stessa.
La filosofia cristiana, allora, non è solo la filosofia fatta da filosofi cristiani: è stato dimostrato che il cristiano Cartesio ha prodotto una filosofia atea. Non è nemmeno la filosofia aperta alla fede cristiana: ciò è utile e vero ma se si trattasse solo di questo non ci sarebbe una relazione essenziale tra le due. È la filosofia “nella fede cattolica” (dico cattolica e non cristiana perché per esempio il protestantesimo, che pure è cristiano, separa ragione e fede), è la ragione filosofica che originariamente si costituisce nel rapporto essenziale con la fede: la filosofia, potremmo dire, nata dalla fede e che senza la fede cesserebbe di essere non solo cristiana ma anche filosofia.
Per questo ho deciso di dare vita ad una Scuola di Filosofia cristiana. Credo che ne possa trarre un grande beneficio prima di tutto la filosofia, poi la teologia e, quindi, la costruzione della società secondo giustizia e pace come dice la Dottrina sociale della Chiesa. Se la filosofia non è cristiana, allora è atea e una filosofia atea non può essere uno strumento adeguato per la teologia cattolica, anche perché non sarebbe nemmeno filosofia. L’azione dei cristiani nella società avviene alla luce della teologia morale, ma – di nuovo - se questa è alimentata da una filosofia atea non andrà molto lontano sulla strada della giustizia e della pace.
Vedi il programma e le norme di partecipazione alla Scuola di Filosofia Cristiana online qui.