Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
NELSON SANTANA

È venerabile il bambino che insegnava ad amare la Croce

«Ho promesso a Gesù di non lamentarmi quando devo affrontare il dolore e la sofferenza». Il 6 aprile papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che riconosce le virtù eroiche di Nelson Santana (1955-1964), detto Nelsinho, salito in Cielo a 9 anni, alla vigilia di Natale. Proprio come aveva predetto questo piccolo brasiliano, che scoprì l'Amore unendo la propria croce a quella di Cristo e cooperando al Suo mistero di salvezza.

Ecclesia 15_04_2019

«Il mio cuore appartiene solo a Gesù. La mia gioia è la Santa Croce. Nei dolori e nelle sofferenze, nelle gravi afflizioni, possa Gesù vivere nel mio cuore». Il piccolo brasiliano Nelson Santana (1955-1964), detto Nelsinho e volato in Paradiso a poco più di 9 anni, era solito elevare questo canto, che gli era stato insegnato nel periodo della malattia da suor Gennarina Gecchele.

L’esperienza di vita di Nelsinho, segnata da una straordinaria fede eucaristica, è come una fiamma accesa da Dio per illuminare il mondo e viene oggi proposta dalla Chiesa all’imitazione dei fedeli (che da tempo accorrono numerosi a pregare sulla sua tomba nella chiesa madre della sua città natale) dopo che papa Francesco, sabato 6 aprile, ha autorizzato la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare il decreto che riconosce le virtù eroiche di questo Servo di Dio, che diventa dunque Venerabile. La sua peculiarità - come quella di altri “Santi giovani” contemporanei raccontati nel libro Il chicco di grano, scritto da Costanza Signorelli ed edito dalla Nuova Bussola - è di ricordarci che il dolore offerto e vissuto in unione a Gesù Crocifisso diviene realmente come il giogo dolce e il carico leggero promessi nel Vangelo, trasformando radicalmente l’uomo e rendendolo capace di partecipare all’opera redentiva di Nostro Signore, dunque causa di salvezza.

Terzo di otto figli, nato il 31 luglio 1955 a Ibitinga nella fattoria di famiglia, la Fazenda Ronca, Nelson era stato battezzato nella festa di santa Teresa del Bambin Gesù, l’1 ottobre, e aveva ricevuto una prima istruzione cristiana dai suoi genitori. Un giorno, a sette anni, cadde a terra mentre giocava nella sua fattoria, ferendosi in modo grave al braccio sinistro. Venne così ricoverato una prima volta nell’ospedale pediatrico della Santa Casa di Araraquara. Fu qui che conobbe suor Gennarina, appartenente alla congregazione delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù (fondate dalla beata italiana Clelia Merloni). Alla religiosa non sfuggì la particolare purezza e pietà di quel bambino, e gli propose di approfittare del tempo del ricovero per imparare il catechismo: Nelsinho accettò con gioia, gustando ogni momento in cui sentiva parlare delle cose di Dio.

Durante quel primo ricovero, come scriverà padre Gerhard Rudolfo Anderer nel libro Nelsinho para todos, il bambino apprese in profondità «l’amore di Dio per noi e come Gesù ci ha liberati dal male», passando attraverso la morte in croce. Dopo qualche tempo in ospedale poté tornare a casa dai suoi, ma un giorno il dolore al braccio divenne insopportabile e Nelsinho temette di cadere in peccato perché, come disse alla mamma, credeva di rompere una promessa fatta a Gesù: «Ho promesso a Gesù di non lamentarmi quando devo affrontare il dolore e la sofferenza. Ma ora non posso sopportarlo, è troppo. Il mio braccio sta peggio di prima». La mamma lo rassicurò, spiegandogli che non faceva nessun peccato nell’avvertirla quando era dolorante, e il piccolo venne riportato all’ospedale di Araraquara.

Qui gli venne diagnosticato un osteosarcoma. La soluzione proposta dal medico fu drastica: l’amputazione dell’arto. Suor Gennarina, dopo aver parlato con i genitori, si prese l’onere di comunicare la notizia al bambino: gli ricordò la canzone che gli aveva insegnato sull’amore alla Santa Croce e poi gli disse che Gesù quel giorno gli chiedeva «ben più del suo dolore». Con suo stupore, la suora si sentì rispondere: «Anche se è tutto il mio braccio, Gesù può prenderlo, perché tutto ciò che è mio è anche Suo». Favorito dai buoni insegnamenti ricevuti e adornato del dono della Sapienza, Nelsinho diceva che il dolore è molto importante per accrescere l’amore vero e rendere più saldo quello già conquistato. Oltre ad attirare l’affetto dei medici, Nelsinho, con il suo modo eroico e al tempo stesso umile di vivere la malattia, divenne un esempio per tutti gli altri bambini ricoverati, che capivano le sue sofferenze e si radunavano spesso attorno al suo letto per fargli compagnia, piangendo per lui.

Un altro passo nel cammino di crescita spirituale del piccolo fu l’incontro con il già citato padre Gerhard, un missionario redentorista che conobbe Nelsinho nel 1964 durante una visita all’ospedale. Il 15 luglio di quello stesso anno, nella cappella del nosocomio, il bambino fece la sua Prima Comunione. Trovando nei sacramenti la sua forza, Nelsinho era assiduo alla Confessione e chiese a padre Gerhard di poter ricevere tutti i giorni l’Eucaristia, che gli procurava un grande conforto. Il sacerdote redentorista riferisce che certe volte, mentre proseguivano le cure, Nelsinho soffriva così tanto che «per non gridare dal dolore, baciava con forza il Crocifisso» avuto da suor Gennarina. Quando non fu più in grado di camminare da solo, iniziò a chiedere di essere portato nella cappella dell’ospedale e vi rimaneva a lungo in preghiera, «per stare più vicino a Gesù che è nel Tabernacolo». Nel corso del processo di beatificazione, coloro che l’avevano conosciuto hanno proprio testimoniato la fervida devozione che Nelsinho nutriva verso il Santissimo Sacramento.

Un giorno rivelò a padre Gerhard che gli sarebbe piaciuto trascorrere il Natale in Paradiso, ma solo «se anche Gesù desiderava così». Proiettato com’era verso i beni dell’eternità e pieno di amore fraterno, pensava già - un po’ come santa Teresina - alla missione da adempiere in Cielo: «Non so come sia il Paradiso», chiariva, ma gli bastava sapere che avrebbe potuto fare qualcosa accanto a Gesù, dicendo al Signore: «Aiuta questo qui! Vedi quello lì! Non trascurare quello là!».

Arrivò la vigilia di Natale e padre Gerhard si recò dal bambino per portargli l’Eucaristia. Così il sacerdote ricorda quel momento: «Nelsinho, come sempre, accolse devotamente Gesù e chiuse gli occhi. Abbassò la testa e appoggiò la sua piccola mano sul petto». Suor Gennarina, intanto, era entrata nella stanza con gli altri bambini per sistemare il presepe accanto al letto di Nelsinho, che però li avvertì: «Ma io non sarò più qui». Spiegando poi: «Oggi, al crepuscolo, Gesù mi porterà in Paradiso!». Stette ancora a parlare con padre Gerhard dell’amore di Dio, a cui voleva ricambiare «conquistando il maggior numero possibile di bambini per Lui». Parole che sono come un sigillo sull’importanza dei piccoli nel piano di Dio. Qualche ora dopo, l’oggi venerabile ebbe un collasso cardiocircolatorio: erano le 7 di sera del 24 dicembre e Nelsinho - proprio come aveva predetto - emise l’ultimo respiro terreno, andando a festeggiare la nascita di Gesù Bambino nella gloria eterna.