Due libretti universitari per gli studenti trans
L'Università di Pisa, come già quelle di Torino e Padova, approva il doppio libretto per coloro che, dopo la laurea, hanno cambiato sesso: «Uno con i dati anagrafici reali e l'altro con quelli "futuri"». Un espediente con poche finalità pratiche, ma molte conseguenze simboliche.
L’Università di Pisa ha approfittato della Festa dell’8 marzo non per fare un regalo alle donne ma ai transessuali. Infatti in un comunicato pubblicato in quella data si rende noto di «un significativo traguardo raggiunto dall'Ateneo pochi mesi fa»: la ristampa dei diplomi di laurea per quegli studenti che ormai licenziati dall’università hanno cambiato sesso. L’identità sessuale è dunque suscettibile di ristampa. Per non turbar le coscienze dei transessuali inoltre in calce al nuovo diploma non comparirà l’annotazione della sentenza che ha permesso tutta questa pratica. Insomma, nessuno sospetterà leggendo quel diploma che Marcella un tempo era Marco. Il prorettore per gli studenti Rosalba Tognetti commenta soddisfatta: «Per il nostro Ateneo è stato un successo». Tante grazie poi al Garante per la protezione dei dati personali che ha accolto la proposta.
L’ateneo, non pago di questo “successo”, vuole tagliare un nuovo traguardo: il doppio libretto per coloro che hanno già subito l'operazione chirurgica ma non hanno ancora modificato il proprio sesso all'anagrafe. Così in particolare si esprime il comunicato: «Rilasciare agli studenti transessuali due libretti universitari, uno con i dati anagrafici reali e uno con i dati anagrafici “futuri”». Avvilente constatare come la lingua debba prostituirsi all’ideologia. Infatti, l’anagrafe fotografa sempre una realtà esistente, non quella futura. Se io sono celibe ma ho intenzione di sposarmi nessun messo comunale potrà rilasciarmi mai uno stato di famiglia reale ed uno “futuro”, in cui si indica che mi sposerò. In secondo luogo la parola “futuro” in contrapposizione a “reale” ci fa proprio comprendere che il primo termine assomiglia a “fantastico” o “fittizio”. La Relazione al Titolo Preliminare al Codice Civile napoleonico affermava che la legge aveva il potere di creare il reale e cancellarlo. E così abbiamo una legge che riconosce un dato di realtà – tu sei maschio e femmina per sempre – e una legge onnipotente che può creare dal nulla una nuova realtà sessuale.
Il trans-libretto tenta poi di certificare l’esistenza di un’identità sessuale bipolare, con tutti i problemi che ne seguono: se Marco in giacca e cravatta non passa l'esame, Marcella con tanto di gonnella potrà ritentarlo nella stessa sessione? D’altronde lo studente è, insieme seppur in modo distinto, sia Marco che Marcella.
L’operazione pisana ci porta a formulare un quesito: ma quanti sono gli studenti che hanno chiesto un nuovo diploma e il doppio libretto? Il comunicato parla di «numerose richieste per la ristampa dei diplomi di laurea da parte di studenti che avevano proceduto alla rettificazione dell'attribuzione di sesso». Ma su decine e decine di migliaia di laureati pisani quale sarà la percentuale di coloro i quali una volta cambiato il sesso all’anagrafe avranno sentito l’esigenza di chiedere la ristampa del diploma? E su circa 50mila studenti attualmente iscritti, quanti transessuali vogliono il doppio libretto? A Torino il doppio libretto esiste già e Padova si sta muovendo per averlo. Vuoi vedere che è un’emergenza sociale e non ce ne siamo accorti? Vuoi vedere che i transessuali laureandi o laureati infastiditi da una burocrazia sessista sono un’enormità? Il vero problema dell’università in Italia non riguarda gli stipendi vergognosi per il corpo docente, la preparazione sempre più indecente di chi si fregia del titolo di “dottore”, la mancanza di collaborazione virtuosa tra mondo universitario e mondo del lavoro, il nepotismo e il clientelismo. Il vero problema che scotta è l’emarginazione burocratica dello studente transessuale.
A noi pare invece che l’emergenza sia solo ideologica e non reale. Il fatto che ben tre università si siano mosse nella stessa direzione fa intendere che esiste con buona probabilità una strategia a monte ben congegnata per creare “il caso” laddove non c’è. Il diploma ristampato e il doppio libretto sono quindi ulteriori espedienti che avranno ricaduta pratica di scarso valore, ma nello stesso tempo acquisteranno alto significato simbolico e quindi culturale. Non importa quante Marcelle vorranno che il proprio magnifico rettore le aiuti a cancellare per sempre tutte le vestigia burocratiche che possono ricordare loro il tanto odiato Marco. Ciò che importa è creare a colpi di regolamenti, leggi e sentenze un mondo di carte che certifichi l’inesistente, un mondo dove posso essere allo stesso tempo Marcella e Marco, un mondo non più solo transeunte ma anche e semplicemente trans.